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Istat: non profit più forte, ecco l'identikit di associazioni e volontari

Il terzo settore si rafforza in Italia, sia per numero di istituzioni sia per occupati. E' quanto emerge dal 9° Censimento generale dell'Industria, dei Servizi e delle Istituzioni, che ha rilevato (al 31 dicembre 2011) 301.191 unità, il 28% in più rispetto al 2001, con una crescita del personale impiegato pari al 39,4 per cento. Servizi relativi alla donazione di sangue, organi, tessuti e midollo; soccorso e trasporto sanitario sono i più ricorrenti tra le associazioni attive nell'ambito della Sanità. Integrazione sociale dei soggetti deboli e sostegno socio-educativo le mission prevalenti tra le istituzioni che operano nel settore dell'Assistenza sociale e protezione civile. Sia per le organizzazioni non profit in sanità che per quelle che operano nell'assitenza sociale prevale il finanziamento pubblico.


"I dati del censimento evidenziano la dinamicità del non profit italiano - spiega il presidente dell'Istat, Antonio Golini - la sua capacità di creare occupazione e crescita economica. Dalla rilevazione emerge come questo sia un settore di grande valenza sociale per le sue caratteristiche di ascolto dei cittadini e delle imprese, per soddisfare i loro bisogni sociali, ricreativi, sportivi, sanitari e altro ancora. Non va poi sottovalutato il numero rilevante di persone che sostengono attivamente le organizzazioni non profit attraverso il prezioso contributo comevolontari".


''Occorre costruire attorno all'economia sociale e solidale - sottolinea il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti - il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità e ogni altra forma di economia sociale e associativa che metta al centro la persona e non la finanza, i bisogni dei soci e della comunità e non la remunerazione del capitale. E' essenziale attivare un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire dalla partecipazione responsabile, dall'impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi, cercando di massimizzare il coinvolgimento, il protagonismo attivo e la responsabilità di ogni cittadino. All'economia solidale il compito di promuoverli e organizzarli: perché noi vogliamo che nessun cittadino resti a casa senza avere nulla da fare, per questo ad ogni italiano deve essere data una ragione per saltar giù dal letto e mettersi in moto ogni mattina".


L'occupazione nel non profit. Ilsettore conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, 681mila dipendenti, 270mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile.


La componente femminile è di 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142mila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici temporanee, 9 mila comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile. Il NonProfit si conferma quindi traino per l'occupazione femminile.

Lacategoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche (professioni sanitarie infermieristiche, fisioterapisti, mediatori interculturali etc.). Seguono le professioni nelle attività commerciali e nei servizi con il 24,1% (operatori socio-sanitari, assistenti socio-assistenziali e assistenti domiciliari etc.), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% (collaboratori scolastici, addetti alle pulizie, operatori ecologici, etc.) e le professioni esecutive nel lavoro d'ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5%del totale dei lavoratori retribuiti.


La presenza maschile prevale tra i dirigenti e gli imprenditori (6,8%), nelle professioni tecniche (31,5%), nelle professioni non qualificate (15,5%) e tra gli artigiani, operai specializzati, agricoltori e conducenti di veicoli. La presenza femminile invece è superiore alla quota nazionale solo nelle professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi (29,6%).

Prevalgono i giovani. I volontari sono nel complesso giovani: 950.000 infatti hanno meno di 29 anni (pari al 20%,di cui il 4% con meno di 18 anni) a fronte di 704.000 volontari con più di 64 anni (14,8%). Il 43,2% dei volontari ha tra i 30 e i 54 anni di età. Cultura, sport e ricreazione e Ambiente sono i settori con una spiccata presenza giovanile.

Più anziani i volontari che operano nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (dove si contano 155 volontari con più di 64 anni su100 giovani), seguito dall'Assistenza sociale e protezione civile (131 su 100),Tutela dei diritti e attività politica (123), Filantropia e promozione del volontariato (110), Istruzione e ricerca (107).

Il livello di istruzione. Il 50,1% dei volontari italiani possiede un diploma di scuola superiore, il 29,4% un titolo di studio non superiore alla licenza media mentre i laureati sono il 20,5%.

La distribuzione per genere evidenzia che tra i volontari donna pesano maggiormente coloro che hanno una laurea (23,4% a fronte del 18,7% fra gliuomini).


Tra coloro che posseggono la licenza media, il 60,3% è impegnato nel settore della Cultura, sport e ricreazione, che è anche il settore in cui trovano spazio la metà dei laureati (52,3%).


La condizione professionale. Più della metà dei volontari che prestano la propria opera nelle istituzioni non profit italiane è occupato (55,4%). Poco più di un quarto è ritirato dal mondo del lavoro (27,8%) e il restante 16,8% è in altra condizione occupazionale (studenti, casalinghe, in cerca di occupazione, inattivi).


I servizi erogati. Le istituzioni non profit rilevate sono nel62,7% dei casi di pubblica utilità (orientate al benessere della collettività ingenerale) e nel restante 37,3% mutualistiche (dirette agli interessi e ai bisogni dei soli soci). L'orientamento è legato all'attività svolta: le istituzioni solidaristiche sono presenti in una quota nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della Sanità (91,3%),dell'Assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell'Istruzione e ricerca(83,4%).


I servizi più diffusi, nell'ambito dei diversi settori, sono relativi a:

• nella Cultura, sport e ricreazione: organizzazione di eventi sportivi (23,7%), dicorsi per la pratica sportiva (20%) e di eventi, feste, sagre e altremanifestazioni (19,7%);
• nell'Istruzione e ricerca: servizi per le scuole dell'infanzia e la formazione (33,3%) e aggiornamento professionale (28,2%);
• nella Sanità: donazione di sangue, organi, tessuti e midollo (33,6%) e soccorso etrasporto sanitario (19%);
• nell'Assistenza sociale e protezione civile: integrazione sociale dei soggetti deboli o arischio (27,5%) e sostegno socio-educativo (24,2%);
• nell'Ambiente: interventi di salvaguardia del territorio (47%) e soccorso e ospitalità degli animali (22,4%).
• nello Sviluppo economico e coesione sociale: il servizio maggiormente erogato (49,3%) è l'inserimento lavorativo in impresa o cooperativa.

Le risorse economiche. Il totale delle entrate di bilancio delle istituzioni non profit è pari a 64 miliardi di euro, mentre le uscite totali (spese del personale, acquisto di beni e servizi, sussidi contributi ed erogazione a terzi, etc.) ammontano a 57 miliardi di euro.

Le regioni con il maggior volume, sia di entrate che di uscite, sono la Lombardia (oltre 17miliardi di euro di entrate e oltre 15miliardi di euro di uscite),e il Lazio (quasi 15miliardi di entrate e quasi 12miliardi di uscite). Nell'insieme i valori delle due regioni rappresentano circa il 50% del totalecomplessivo.


La principale fonte di finanziamento è di provenienza privata (per l'86,1% delle istituzioni), mentre il 13,9% ha entrate di fonte prevalentemente pubblica. Su base regionale, inSardegna(26,2%) e provincia autonoma di Trento (26,3%) si registra il maggior numero di istituzioni che fanno più ricorso al finanziamento di natura pubblica; in Veneto(10,9%) ed Emilia-Romagna(9,6%) sono localizzate le istituzioni maggiormente orientate alle fonti di finanziamento privato.


I settori che utilizzano di più fonti di finanziamento pubblico sono Sanità (36,1%), Assistenza sociale e protezione civile (32,8%), Sviluppo economico e coesione sociale (29,9%). Quelli più sostenuti daintroiti privati sono Religione (95,5%), Relazioni sindacali erappresentanza di interessi (95,3%), Cooperazione e solidarietà internazionale eCultura sport e ricreazione (entrambe 90,1%).


La comunicazione. Le istituzioni non profit che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione sono 205.792 (68,3%). L'uso del web e dei social network assume un ruolo imprescindibile e fondamentale, ma non sostituivo rispetto all'impiego degli strumenti tradizionali. Infatti, il 60,9% delle istituzioni non profitche fanno ricorso ad almeno uno strumento di comunicazione prediligono il sito Internet, mentre il 54,2% adotta comunicati e brochure informative e il 30,6% sceglie i social network come veicolo per condividere idee e creare community sul web, seguito dalla pubblicità(29,8%) e dalla newsletter periodica(15,2%).


Il 43,3% delle istituzioni censite che impiega strumenti di comunicazione opera prevalentemente nel settore Cultura, sport e ricreazione. La scelta di queste istituzioni si caratterizza per l'impiego della pubblicità e dei socialnetwork in misura superiore al valore nazionale (16,4% rispetto al15,8%). Le istituzioni non profitche utilizzano almeno uno strumento di comunicazione e concentrano la propria attività nel settoredell'Assistenzasociale e protezione civile (5,6%) prediligono le Guide e carte dei servizi (9,9%), mentre le istituzioni attive prevalentemente nell'Istruzione e ricerca (3,8%) si contraddistinguono per l'uso del sito Internet (31%). La Newsletter viene impiegata dal 12,4% delle istituzioni attive nel settore delle Relazioni sindacali e rappresentanza d'interessi, mentre una comunicazione più tradizionale caratterizza le istituzioni attive nel settore della Religione, che adottano prodotti editoriali "classici", come giornali e riviste.

Analizzando infine la diffusione degli strumenti di comunicazione innovativi (quali socialnetwork, blog, forum e chat) sono le istituzioni che erogano Servizi di assistenza nelle emergenze (18,2%) e Protezione degli animali (18,3%) a impiegare maggiormente i social network per la loro strategia comunicativa, mentre piattaforme tematiche come blog, forum e chat sono utilizzate nei Servizi di organizzazione dell'attività di partiti politici e nel settore della protezione ambientale.