Dal governo

Riforme, le Regioni in audizione dicono no alla competenza esclusiva in Sanità

«Siamo contrari al fatto che la competenza esclusiva sanità sia delle Regioni, perché é un diritto nazionale e va garantito a dispetto della residenza. Non siamo qui a dire che non vogliamo più competenze, ma che vogliamo costruire un sistema più equilibrato e che funzioni». Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha spiegato la posizione ufficiale dei governatori durante l'audizione degli enti locali alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva per l'istruttoria legislativa dei disegni di legge costituzionale sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.

Sul tema le Regioni avevano già elaborato un documento, consegnato al presidente del Consiglio Matteo Renzi il 12 marzo scorso (VEDI TESTO CORRELATO).

La soluzione ai problemi causati dall'attuale Titolo V della Costituzione «non può essere il ritorno al centralismo, che ha già dimostrato i suoi limiti. Il Parlamento deve trovare un nuovo equilibrio che non è quello di rientrare nella dimensione di un neocentralismo», ha aggiunto Errani durante il suo intervento in Commissione Affari costituzionali. Riguardo al superamento delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, secondo i governatori il tema delle competenze non «si può risolvere nella esclusività» perché la «concorrenza è in natura». Bisogna dunque «ridefinire le competenze esclusive dello Stato, quelle delle Regioni» ed è poi necessaria una «legge bicamerale che profili e puntualizzi al meglio le competenze», ha precisato Errani.

Le Regioni si sentono «protagoniste di questo percorso» di riforma e «ci interessa che vada avanti», ha concluso Errani. Per evitare contenziosi, le Regioni hanno infine proposto la possibilità di consentire un ricorso diretto del nuovo Senato alla Consulta rispetto a un eventuale abuso della cosiddetta clausola di supremazia.

Il nuovo Senato secondo i governatori dovrebbe essere eletto dai Consigli regionali, con «una elezione esclusivamente di secondo grado», in modo da far diventare il Senato delle Autonomie «una Camera in grado di sovrintendere l'equilibrio legislativo tra centro e periferie». Il Senato diventerebbe la sede il cui per affrontare le materie di competenza concorrente, che dovrebbero essere definite in dettaglio attraverso una legge bicamerale. Errani ha messo in guardia da un "neocentralismo", basato non solo sull'abrogazione della competenza concorrente, ma anche riportando all'esclusiva competenza dello Stato alcune competenze, come la sanità, l'urbanistica o il turismo.