Dal governo

Aifa: nel 2013 rosso per la farmaceutica da 827 milioni

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

È in arrivo una stangata da 445 mln per le industrie farmaceutiche. Sarà il frutto amaro del rosso accumulato dalla spesa pubblica per farmaci nel corso del 2013, che ha fatto segnare un disavanzo totale di 827 mln. La grandissima parte provocato dalle perdite per 765 mln della farmaceutica ospedaliera, che per metà sono ripianate proprio dalle industrie e per metà dalle regioni. Di 63 mln (tutti a carico dell'intera filiera farmaceutica, dalle imprese alla distribuzione) è stato invece il deficit dei conti per pillole e sciroppi a carico dello Stato venduti attraverso il canale delle farmacie o distribuiti direttamente dalle aziende sanitarie.

Conti più in regola al Nord, perennemente in bilico al Sud, a cominciare dal gruppo di quattro regioni commissariate (Lazio, Calabria, Campania e Abruzzo): è questa ancora una volta la fotografia del farmaco d'Italia che emerge dal consuntivo appena messo a punto dall'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) della spesa farmaceutica nel 2013, presentato l'altro ieri al Cda dell'Authority. Un check di gruppo che lascia aperti sempre troppi interrogativi e che fa trasparire nuovamente le sostanziali difficoltà di tenuta dei budget (i «tetti») di spesa almeno in mezza Italia. Ma soprattutto per i conti dell'ospedale, vista la tenuta dei bilanci in farmacia.

A far pendere la bilancia verso un futuro sempre più incerto potrà essere in prospettiva l'esaurirsi dell'ingresso di nuovi generici, che fin qui hanno fatto da ammortizzatore all'aumento della spesa. Mentre l'ingresso di nuovi prodotti a costi a volte pressoché impossibili (dall'epatite C alla fibrosi cistica, ma non solo) è destinato a creare nel giro di pochi anni un serio problema di sostenibilità della copertura farmaceutica, almeno nelle forme attuali.

Spiega Luca Pani, dg dell'Aifa: «Con le innovazioni in arrivo, nel tempo il valore globale dei due tetti di spesa, per la territoriale e per l'ospedaliera, dovranno salire in totale almeno intorno al 16%, naturalmente tenendo fermi tutti i controlli necessari, economici e prescrittivi». Con un occhio sempre più attento, aggiunge Pani, proprio nei confronti delle regioni con i conti (e i comportamenti) in rosso.

Intanto i dati 2013 elaborati dall'Aifa raccontano più verità. A partire dal calo dell'1,4% fatto registrare dalla spesa in farmacia, che ha segnato in totale 8,86 mld, e invece dall'aumento del 6,3% messo a segno dalla distribuzione diretta da parte delle asl con 3 mld di uscite complessive. Il tutto, per una spesa «territoriale» che ha toccato quota 12 mld, con 63 mln di rosso. Valori da leggere in controluce, tra mille alti e bassi e altrettante contraddizioni. Come i ben 15 mln in più di ricette prescritte (+2,6%) in soli dodici mesi, con aumenti boom tra Marche (+3,9), Campania (+3,8) e Puglia (+3,7). O i ticket a carico degli italiani, che hanno fatto segnare una nuova escalation fino a quota 1,43 mld (+2,1%).

Il tetto per la farmaceutica «territoriale», così, ha visto l'intero Sud superare l'asticella dell'11,35% fissato a livello nazionale, con Sardegna, Sicilia, Puglia, Calabria, Lazio e Campania in testa per le perdite.
Ed ecco poi il profondo rosso della farmaceutica ospedaliera, addirittura meno negativo del temuto. Con 765 mln di deficit (su 4,48 mld di spesa fatta segnare nel 2013), il budget a fine anno è stato superato dello 0,72% a livello nazionale e praticamente tutte le regioni (con l'eccezione della Sicilia e del.le piccole Valle d'Aosta e Trento) non sono riuscite a stare dentro il «tetto» di spesa. Come del resto appena sei regioni nel 2013 sono riuscite a tenere sotto controllo i conti per l'intera spesa farmaceutica (sul territorio e in ospedale): delle grandi regioni, soltanto Emilia, Lombardia e Veneto. Tutte le altre hanno «perso». Con sette maglie nere – Sardegna (111,7 mln), Puglia (217 mln), Lazio (193 mln), Calabria (56 mln), Sicilia (138,6 mln) e Campania (148,3 mln) – che da sole hanno accumulato l'intero valore delle perdite a livello nazionale.