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Con il Patto per la salute al via la sanità digitale, risparmi per 7 miliardi e investimenti per 3,5-4 in tre anni

di Roberto Turno, da Il Sole-24 Ore

Un investimento di 3,5-4 miliardi in tre anni, tra fondi strutturali Ue, project financing con i privati, risorse statali e regionali e partnership pubblico-privato. Investimenti capaci di produrre un risparmio che a regime varrà almeno 7 miliardi l'anno. Con un colpo di reni sulla qualità, la velocità, la sicurezza dei servizi e delle prestazioni. Anche creando nuovi posti di lavoro. E con un'arma in più contro gli sprechi: «Avere controlli trasparenti e sicuri, garantirà di più contro la malagestione della sanità», assicura Beatrice Lorenzin.

Nel Patto per la salute che sarà siglato oggi, c'è un jolly su cui Governo e regioni contano parecchio: il Patto per la sanità digitale. Che dietro le poche righe di un solo articolo dell'accordo, ha già un programma d'azione dettagliato. Una vera e propria road map della sanità del futuro con tanto di master plan e di cronoprogrammi da realizzare con gli stakeholder pubblici e privati, che dal prossimo anno potrà iniziare a decollare operativamente.

«Il piano avrà un timing preciso e sicuro. Dobbiamo creare una rete che usi un linguaggio comune a tutti in tutta Italia, sviluppare la sanità digitale dappertutto, senza differenze nel Paese. L'e-health non è un sogno, è una necessità», spiega la ministra della Salute. Che indica nella «trasparenza» indotta dall'Ict, la cartina di tornasole del futuro prossimo della sanità. «Con dati condivisi, regole e programmi comuni, l'apertura a investimenti privati, possiamo spalancare una finestra, portare aria nuova nel sistema sanitario. Così funziona in Europa, così possiamo garantire la sostenibilità del sistema», spiega Lorenzin.

Le fonti di finanziamento del piano straordinario di sanità elettronica seguono più filoni d'azione. Almeno quattro, intanto: i fondi strutturali Ue nel quadro delle azioni di procurement pre-commerciale e sviluppo dell'agenda digitale; gli stanziamenti ad hoc statali e regionali anche con iniziative di partenariato pubblico-privato capaci di moltiplicare le risorse attivabili; iniziative private con modelli di project financing e di «performance base contracting» in base ai quali i fornitori verrebbero remunerati su obiettivi definiti e misurabili. Ma anche eventualmente con quote a carico dei cittadini che chiedano di usufruire di servizi «premium» specifici di sanità elettronica a «valore aggiunto».

Tutto questo in un contesto specificamente pubblico, portando quei finanziamenti che altrimenti scarseggerebbero e che farebbero da volano per altri investimenti e creando posti di lavoro in un settore considerato sempre più in espansione. E – obiettivo numero uno – portando in sanità un valore aggiuntivo di qualità, trasparenza, accesso ai servizi, che significano altrettante garanzie per i cittadini e risparmi contro la cattiva gestione.

Fascicolo sanitario, tessera sanitaria, teleconsulto, telemedicina, telediagnosi, telemonitoraggio, teleriabilitazione: queste le carte da giocare per il futuro prossimo delle cure. Ma è chiaro che a contare per far marciare la macchina sarà l'architrave del sistema. La circolazione massima e la condivisione dei dati e degli obiettivi. E la tempistica. Per fine anno sarà pronto il rapporto con le priorità con tanto di master plan, di cronoprogrammi attuativi e di modelli di copertura finanziaria. Nel 2015 si potrà già partire, se tutte le tessere del mosaico digitale andranno al loro posto, con un occhio fisso al «cruscotto» di attuazione dei programmi. Contando (e sperando) che le risorse ci siano. Sembra che l'interesse non manchi tra gli investitori. «Così funziona l'Europa», parola di ministra.