Dal governo

Jobs act, Renzi: punti d'intesa con i sindacati. Camusso: giudizio non cambia, in piazza il 25 ottobre

(da www.ilsole24ore.com)

Tempi stretti e agenda affollata, a partire dal controverso jobs act, su cui il Governo chiederà la fiducia al Senato. Questa la mattinata di Matteo Renzi che di buonora ha incontrato nella sala Verde di palazzo Chigi. per la prima volta dall' insediamento, i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. «Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia», ha detto il premier aprendo l'incontro ufficialmente convocato per parlare di riforma della rappresentanza sindacale, salario minimo e contrattazione decentrata. Ma sul tavolo c'è soprattutto il superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: «un totem ideologico, i sindacati mi devono dare una mano», l'opinione di Renzi alla vigilia.

In emendamento a ddl delega anche suggerimenti della minoranza Pd
Per mostrare la sua buona volontà e l'apertura alle richieste di modifiche sul Jobs act, Renzi ha fatto chiarezza sulle linea del governo annunciando che l'emendamento al ddl allo studio recepirà alcune modifiche chieste dalla minoranza Pd. Citato in particolare il reintegro per i licenziamenti discriminatori e disciplinari. Nell'emendamento anche la regolazione della rappresentanza sindacale e la contrattazione aziendale. «Sono emendamenti - ha spiegato Renzi - condivisibili, che mi sono stati suggeriti dal mio partito, in particolare dalla parte che non sta con me». Il premier ha poi fissato al 27 ottobre la data del prossimo incontro con i sindacati per parlare della legge di stabilità.

Sindacati corresponsabili della crisi in atto

«Non voglio dividere il sindacato, il sindacato fa il sindacato. In questa crisi però vi sono responsabilità anche di chi rappresenta il mondo del lavoro». Nel corso dell'incontro, il premier non ha risparmiato critiche alle scelte dei sindacati, ma ha anche segnalato alcuni «sorprendenti punti di intesa» sull'impostazione di fondo del governo che Renzi definisce «innovativa»: soldi agli ammortizzatori sociali, aiuto al ceto medio e centralità della questione lavoro.

Camusso (Cgil): giudizio non cambia, il 25 ottobre in piazza

L'apertura di Renzi non ha però smosso i sindacati. Al termine della riunione, la Cgil ha confermato il «totale dissenso sull'intervento sull'articolo 18 e sul demansionamento dei lavoratori». «Come Cgil - ha spiegato Susanna Camusso - troviamo tutte le conferme della necessità della manifestazione del 25 ottobre» e di proseguire nella mobilitazione. «Il governo ci ascolta ma poi decide unilateralmente», ha aggiunto Camusso, che ha smentito l'apertura di una stagione di concertazione «o di contrattazione sulle materie del lavoro».

Prioritario salvare le tre T: Termini Imerse, Terni e Taranto

Ai sindacati Renzi ha indicato come priorità il salvataggio degli stabilimenti di Termini Imerese, Taranto e Terni: «Sono le tre "T" di cui bisogna subito occuparsi insieme». Al tavolo con i sindacati, oltre al premier, siedono il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il ministro della Pa Marianna Madia e il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio. Per i sindacati siedono il leader Cgil, Susanna Camusso,il segreterio generale aggiunto Cisl, Anna Maria Furlan e per la Uil il segretario generale, Luigi Angeletti. Per l'Ugl il segretario generale Geremia Mancini.

Stabilità: due mld per tagliare le tasse sul lavoro, 80 stabilizzati dal 2015

L'incontro di oggi è anche l'occasione per illustrare alle parti sociali le scelte forti dell'esecutivo per la prossima legge di Stabilità. Nel suo intervento introduttivo, il premier ha confermato infatti l'intenzione di prevedere uno stanziamento di un miliardo e mezzo per i nuovi ammortizzatori sociali e di destinare un miliardo di euro alla scuola. Il taglio alla tassazione sul lavoro costerà invece due miliardi di euro. Confermta poi la stabilizzazione del bonus da 80 euro, che «diventerà strutturale dal prossimo anno», «stiamo studiando le modalità tecniche».

Angeletti (Uil): segnali di discontinuità su Stabilità e Jobs act
Con il premier Matteo Renzi c'è stata una «discussione sui titoli sulla delega lavoro, fisco e riduzione delle imprese pubbliche. Se vogliamo una svolta vera bisogna fare tante cose che sono state raccontate e promesse: una spending review fatta con criteri decenti e fare una riforma fiscale». Questo il commento del leader della Uil, Luigi Angeletti, che al termine dell'incontro a Palazzo Chigi riconosce la scelta di discontinuità del premier : «Forse siamo in presenza di un cambiamento dell'atteggiamento politico del governo nei confronti delle parti sociali, testimoniata dalla disponibilità a discutere di legge di stabilità e di jobs act».

Furlan (Cisl): forse punto di svolta nei rapporti governo-sindacati

Più possibilista Annamaria Furlan, segretario generale aggiunto Cisl, che al termine dell'incontro definisce il vertice un possibile «momento di svolta tra il Governo e le parti sociali». «I temi sul tavolo erano tanti per cui ci siamo concentrati sul lavoro», ha detto Furlan spiegando che per noi « la priorità sono le risorse per lo sviluppo». Al premier «abbiamo detto che vogliamo grande determinazione sui tagli agli sprechi nella spesa pubblica. Sprechi che spesso diventano anche ruberia. Vogliamo una lotta molto più incisiva contro evasione fiscale e contributiva e sull'Iva». Inoltre, «condividiamo la revisione delle politiche attive per il lavoro perché - ha osserva Furlan - oggi attraverso i servizi pubblici di collocamento si colloca poco».

Renzi alle imprese: intervento su Tfr solo se Pmi d'accordo
In mattinata, slittato rispetto all'orario previsto delle 9 per il prolungarsi del confronto con i sindacati, anche l'incontro con le associazioni datoriali.Parlando con Giorgio Squinzi (Confindustria), Giorgio Merletti (Rete Imprese Italia) e Mauso Lusett (Alleanza delle cooperative italiane) il premier è tornato sull'ipotesi di un intervento sul Tfr, assicurando che questo si farà solo con l'ok delle piccole e medie imprese. L'Italia, ha sottolineato ancora Renzi, vuole «tornare ad essere leader in Europa», e per questo manterrà «il rispetto del 3% nel rapporto deficit/pil».
Senato senza numero legale, Jobs act rinviato al pomeriggio
Rallenta intanto il cammino parlamentare del Jobs act: al Senato nel corso della mattina il numero legale è mancato per la quarta volta consecutiva, costringendo l'assemblea ad aggiornare i lavori a questo pomeriggio apartire dalle 16. Intervistato da una emittente radifonica, il ministro dell'Interno Alfano conferma di aver spinto per la strada della fiducia: «o passa o cadiamo», spiega, precisando che l'articolo 18 va cancellato tranne che in specifiche fattispecie

La partita difficile per la delega lavoro
La partita finale della riforma del lavoro si gioca sul fronte sindacale, con Cgil, Cisl e Uil compatti nel chiedere un taglio della pressione fiscale sul lavoro ma divisi sulle risposte da dare di fronte all'approvazione del Jobs act e alle modifiche dell'articolo 18, e in Senato. A palazzo Madama il premier è pronto a sfidare la minoranza Pd e si prepara a chiedere la fiducia, autorizzata dal Consiglio dei ministri di lunedì. La minoranza Pd confida fino all'ultimo in un ripensamento, nella speranza di avere spazio per discutere in Aula i propri emendamenti, ma non sembra disposta a far precipitare le cose, come dimostra l'annuncio dei bersaniani che voteranno comunque la fiducia per non far cadere il governo. Ncd si conferma contrario ad ogni modifica Ncd al testo attuale della delega.