Dal governo

ANTEPRIMA/ Riforma della Pa, la Corte dei conti accusa: dirigenti sempre più in mano ai politici

di R.Tu.

Non ne perde una, la magistratura contabile. E tra promozioni virtuali – servizi digitalizzati, in genere lo spirito riformatore (annunciato) – e puntuali contestazioni, spiega in toni soft ma decisi cosa va e cosa non va nella delega per la riforma della Pa presentata da Matteo Renzi in Parlamento, ora all'esame della commissione Affari costituzionali.
Tra i tanti punti messi all'indice, quello della riforma della dirigenza pubblica. Bella a raccontarsi, meno bella forse in quelli che potrebbero essere i rischi in agguato. Spiega la Corte dei conti: la riforma «aumenta i margini di discrezionalità per il conferimento degli incarichi: una discrezionalità – aggiunge – solo in parte temperata dalla previsione di requisiti legati alla particolare complessità degli uffici e di grado di responsabilità che i dirigenti sono chiamati ad assumere». E ancora: «L'abolizione della distinzione in fasce, l'ampliamento della platea degli interessati, la breve durata degli incarichi attribuiti, il rischio che il mancato conferimento di una funzione possa provocare la decadenza dal rapporto di lavoro, costituiscono un insieme di elementi che potrebbero sacrificare l'autonomia della dirigenza». Parole chiarissime. Una bordata in piena regola al peso soverchiante che la politica viole conservare, anzi accrescere.
Con un altro carico da novanta, se non bastasse. Scrive la Corte dei conti nella sua relazione al Parlamento: «Senza entrare nel merito di una scelta esclusivamente politica, i criteri direttivi della riforma delineano un assetto ordinamentale che privilegia per il conferimento della titolarità di uffici anche di piccole dimensioni, non già il possesso di competenze specifiche legate alla conoscenza della complessa normativa dei settori di intervento, quanto il possesso di competenze manageriali che, come l'esperienza ha dimostrato, risultano di limitata applicabilità nell'ordinamento amministrativo». Altro che managerialità, insomma. Vecchia casta dei burocrati che resiste, o una messa in guardia al Governo a non vendere troppo fumo? Certo Renzi non gradirà le parole della Corte dei conti.