Dal governo

ANTEPRIMA/ Cancro, la guida per ridurre il burden

di Lucilla Vazza

Presto all'esame della Conferenza Stato-Regioni il documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro, il cosiddetto «burden». Il testo descrive gli obiettivi che le reti oncologiche devono assumere nel contesto del Servizio sanitario. Già nel 2011, l'intesa Stato-Regioni aveva approvato il Piano oncologico nazionale che aveva durata fino al 2013.

Oggi il documento aggiorna le linee guida, annullando però questa definizione, e diventa semplicemente una «guida». In linea con quanto deciso nel 2011, il testo identifica i criteri che sono considerati "caratterizzanti" per una rete oncologica di qualità. A ogni criterio è associata una raccomandazione (o più d'una) per favorire l'operatività delle Regioni nella realizzazione. L'obiettivo è poi mettere "in rete" le reti in un unico grande network in grado di ottimizzare azioni e risorse e garantire un servizio uniforme nel Paese.

Mai più servizi "a macchia". La sfida di oggi e di domani resta più che mai l'accesso a cure eque indipendentemente dalla carta d'identità di residenza. La programmazione degli interventi è la chiave di svolta. L'organizzazione dovrà sempre tener conto della sostenibilità finanziaria, vera "conditio sine qua non" di ogni realizzazione. In questo scenario, l'Oncologia si caratterizza come una disciplina per sua natura soggetta a integrazione. In buona parte è "generica", e ha bisogno di servizi territoriali, e in parte è "specialistica" di tipo ospedaliero e ancora, in una parte importante, è anche "ricerca".

La struttura diventa piramidale con una gran mole di necessari servizi di prevenzione e di azione territoriale per limitare il numero dei malati in fase avanzata. La rete deve coordinare tutto e le professionalità devono interagire in un «Disease management team» come già avviene, anche se non ovunque con la stessa qualità. Un modello virtuoso è per esempio quello delle «Breast unit» per la cura del tumore al seno.

Modelli a confronto. L'approccio necessariamente multidisciplinare si declina in strutture di tipo "Comprehensive Cancer center", modello "Hub&Spoke", oppure "Cancer Care network" o ancora "Comprehensive Cancer Care Center". Tanti modelli di ispirazione americana per una sola finalità: un'organizzazione efficiente ed equa per i cittadini. Senza entrare nel dettaglio dei diversi modelli, per cui rimandiamo i lettori alla lettura integrale del documento sul nostro sito www.sanita.ilsole24ore.com, ripercorriamo la filosofia che ha ispirato la stesura della guida.
Ogni modello ha dei vantaggi, e per la scelta si deve tener conto della specificità della situazione territoriale ed essere in grado di identificare e superare le criticità.

Altrettanto fondamentale è individuare le strutture più adatte, eliminare le duplicazioni anche di tipo tecnologico, ma soprattutto è doveroso, qualsiasi modello di rete si voglia seguire, tenere conto della situazione locale ed essere realisti sulla capacità del sistema di gestire «una massa critica di pazienti», come si legge nel documento. Le risorse saranno allocate in modo selettivo, privilegiando l'integrazione non solo tra strutture ospedaliere, ma anche del territorio.

E una grande parte nella costruzione del network deve averla il sistema di valutazione. Occorre tener conto degli outcome, dell'impatto concreto sulla popolazione generale e non sulla performance dei singoli presìdi. Per questo è strategico sviluppare strategie di alleanza ed empowerment. Qualsiasi processo di riprogrammazione pone delle sfide di pianificazione, e non ultimo, di consenso. Per questo una volta identificate le precondizioni, bisogna perseguire fino in fondo la via del cambiamento garantendo coerenza nelle azioni e stabilità nella gestione e nella capacità di garantire un valido monitoraggio degli step programmati.