Dal governo

ANTEPRIMA/ Ecco il Piano nazionale demenze

di Barbara Gobbi

Quattro obiettivi e una serie di "azioni" per realizzare finalmente una presa in carico adeguata e appropriata del paziente con demenza. A partire dalla valorizzazione di ciò che, pure se a macchia di leopardo, con le "Uva" istituite dal progetto Cronos nel 2000 è stato realizzato fino a oggi in Italia. Dove gli anziani sono il 17% della popolazione e dove il totale dei malati di demenza è stimato in oltre un milione, di cui circa 600mila con Alzheimer. Mentre secondo le proiezioni i casi in totale potrebbe triplicarsi nei prossimi 30 anni nei Paesi occidentali. Con costi da far tremare i polsi: «Stime di calcolo ipotizzano cifre complessive pari a circa 10-12 miliardi di euro annui e di questi 6 miliardi per la sola malattia di Alzheimer».

E' quanto si legge nel Piano nazionale demenze pronto per l'esame della Conferenza Unificata. Un testo che va a colmare un vuoto: fino a oggi l'Italia è stata orfana, malgrado l'allarme epidemiologico, di una strategia unica. Nel dicembre 2013 i leader del G8 hanno adottato a Londra una road map in 9 punti, sottoscritta da Giappone, Canada, Francia, Germania e Stati Uniti. Ma solo 13 Paesi a oggi hanno predisposto un piano d'azione. A ricordarlo sono Aima-Associazione italiana malattia di Alzheimer e Cittadinanzattiva, che proprio oggi alla Camera dei deputati faranno il punto sulla situazione in Italia.
La loro richiesta intanto è chiara: politiche socio-sanitarie e risorse adeguate. Di politiche e strategie il Piano nazionale demenze, che qui anticipiamo, parla. Ma di risorse neanche l'ombra.

I contenuti del Piano nazionale demenze. Il documento fissa 4 obiettivi corredati da una serie di "azioni":
- Interventi e misure di Politica sanitaria e sociosanitaria;
- Creazione di una rete integrata per le demenze e realizzazione della gestione integrata;
- Implementazione di strategie e interventi per l'appropriatezza delle cure;
- Aumento della consapevolezza e riduzione dello stigma per un miglioramento della qualità della vita.

A leggere le "azioni", appare chiaro che pure se non siamo al "classico anno zero", l'architettura è ancora in gran parte da implementare. Dalle strategie di prevenzione alla promozione della ricerca in ambito di sanità pubblica; dalla realizzazione di un flusso informativo sulle demenze all'individuazione dei servizi appropriati; dalla messa in rete delle professionalità necessarie (Mmg, geriatra, neurologo, psichiatra, psicologo, infermiere, assistente sociale, terapista occupazionale, fisioterapista, operatore sociosanitario, ecc...) alla condivisione e potenziamento dei Pdta. E ancora: dallo sviluppo di linee guida sull'appropriatezza all'adozione di misure omogenee in ogni regione; dalla formazione al supporto ai caregiver. Il pianeta demenze appare è ancora tutto da conquistare, verrebbe da dire. E soprattutto appare difficile che vi si possa approdare senza fondi adeguati. Il rischio è insomma portare a casa l'ennesimo libro dei sogni. Resta quindi tutto da decifrare quali «risorse umane, strumentali e finanziarie previste dalla normativa vigente» Regioni ed enti locali potranno mettere in campo.