Dal governo

Manovra 2015/ Le Regioni chiedono un «Patto per le Politiche sociali e per la famiglia»

di Barbara Gobbi

Altolà agli interventi frammentati e disarticolati e ai finanziamenti-spot: puntuali come ogni anno, all'esordio della legge di Stabilità gli assessori regionali al Welfare tornano a chiedere un pacchetto di misure organiche. Lo fanno in un documento messo a punto dalla commissione Salute, dal titolo che è tutto un programma: «Un Patto per le politiche sociali e per la famiglia come proposta per la legge di Stabilità 2015». La posta in gioco è presto detta: la «ricomposizione di interventi attualmente disarticolati con un'unicità di interlocuzione con il Governo; una stabilità "incrementale" almeno triennale dei fondi del settore sociale (partendo da 400 milioni per il 2015)», più l'esclusione della spesa sociale dal Patto di stabilità. Mentre per il Fondo non autosufficienza 2015 si chiede di partire da 400 milioni e 100 milioni per la Famiglia.

Una proposta di ampio respiro, dunque, rispetto alle promesse lanciate dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, subito prima del Consiglio dei ministri sulla manovra 2015. Lorenzin propone infatti un fondo da 500 milioni per le famiglie con figli: «Un "Fattore figli" - avrebbero spiegato dal ministero all'agenzia di stampa Ansa - che andrebbe a chi ha bambini nati nell'arco temporale 2013-2015, ovviamente modulato in base al reddito». La base che ne usufruirà, a quanto pare, potrebbe essere la stessa che ha beneficiato del bonus degli 80 euro, e le modalità di erogazione del fondo sono ancora da definire.
Esclusa per vari motivi la formula dell'esenzione fiscale (anche perché in molte delle famiglie che potrebbero beneficiare del fondo l'imponibile è piuttosto esiguo), si starebbe pensando alla formula della "card", sul modello della social card ideata anni fa dall'allora ministro Giulio Tremonti. E intanto, entro fine anni, stando al Patto per la salute dovrebbe scattare l'esenzione del ticket dei farmaci per le famiglie con figli.

Queste le proposte nel dettaglio, da inserire nel "Patto" tra governo, regioni e autonomie, che si leggono nel documento domani all'esame delle Regioni:

1. il Fondo nazionale Politiche sociali partendo da 400 milioni nel 2015 abbia una stabilità incrementale, almeno triennale, raggruppando finanziamenti, disarticolati e spesso irrisori e procedendo anche alla separazione delle dotazioni regionali, rispetto a quelle statali a favore dei Dipartimenti, in maniera che le prime non siano residuali (il Fondo politiche giovanili nel 2014 è stato di circa 7 milioni di euro, mentre quello della famiglia 5 milioni di euro). Solo questa impostazione può consentire un'uscita dalla instabilità, con una programmazione organica, per almeno un triennio. Nel 2015 la maggioranza delle regioni concluderà il ciclo amministrativo e la presenza del Patto può rappresentare un volano per riprendere un sistema sociale stabile e sostenibile, attivando gli Obiettivi di Servizio, già concordati con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, scegliendo priorità di realizzazione;

2. il ripristino del Fondo Famiglia con la dotazione di almeno 100 milioni di euro per il 2015, con un consolidamento triennale, per riprendere il Piano Nidi, anche a seguito delle sollecitazioni parlamentari attraverso specifiche proposte di legge;

3. il Fondo nazionale per la non autosufficienza, con la dotazione a partire dal 2015 degli iniziali 400 milioni di euro, che affiancandosi al Fondo sociale, permetta politiche integrate famiglia, non autosufficienza, disabilità, e salute. Sulla non autosufficienza si deve arrivare ad una positiva e concreta integrazione con la Sanità. I problemi sollevati sull'appropriatezza dei finanziamenti sanitari son

o condivisibili, ma ciò non significa separatezza di interventi, quindi gli articoli 5 e 6 del Patto per la Salute, devono trovare per la non autosufficienza e la disabilità grave una regolamentazione in Conferenza Unificata, insieme ai Comuni che sono il primo front-office per le persone fragili. Quindi organicità anche nell'integrazione sociosanitaria perché solo la risposta "globale" alla persona permette costi contenuti senza sovrapposizioni, pesanti sotto il profilo economico e negative per la soluzione dei problemi;

4. il Fondo per i minori stranieri non accompagnati, assegnato al ministero competente adeguato sotto il profilo economico al trend dei flussi non programmati di migranti;

5. le risorse per una misura di contrasto alla povertà di universalismo selettivo progettuale e pattizia da meglio definire tra i livelli istituzionali con la partecipazione attiva del Terzo settore.