Dal governo

Manovra 2015/ Chiamparino: «Insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria». Le prime reazioni

Nonostante il 7 all'impianto complessivo della Manovra, il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino ritiene però che «La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria».

«Io propongo questo: aumentare di un miliardo i tagli ai ministeri e ridurre di un miliardo i tagli alle Regioni».Ha dichiarato dai microfoni di Radio 24. «Credo si possa chiedere una razionalizzazione alle attività dei ministeri - ha aggiunto Chiamparino -. Il problema è che le burocrazie ministeriali sono più forti delle Regioni. Intanto chiederemo un incontro al Governo per conoscere i dettagli della manovra. Sull'impianto della manovra sono il primo a dire che va nella direzione giusta, guai a metterla in discussione. Il mio giudizio è positivo, do un bel 7 alla manovra. Ma si può
rendere più equilibrata e sostenibile per gli enti locali. Quindi ripeto la proposta: 1 miliardo in più di tagli ai Ministeri e 1 miliardo in meno alle Regioni».

Chiamparino poi ha detto a Radio 24 che il taglio previsto di 4 miliardi per le regioni inevitabilmente rischia di fare aumentare le tasse: «Il rischio c'é, ma nessuno lavora per aumentarle. Anzi è giusto e si lavora per ridurre la pressione fiscale e rilanciare il sistema Paese. Ma con 4 miliardi di tagli, e con il 75% di bilanci delle regioni che riguardano la sanità, si fa presto a fare i conti. Come minimo questo vuol dire azzerare l'aumento previsto del Fondo sanitario, e lì c'erano i risparmi della siringa che deve costare allo stesso modo in tutta Italia. Ritengo sia necessario vedere i dettagli, ma 4 miliardi sono tanti. Basti pensare che, al netto della sanità, l'insieme dei beni e servizi delle Regioni é di circa 3,5 miliardi. Se ne togliamo 2 dalla Sanità gli altri 2 li dobbiamo togliere da spese che valgono 3,5 miliardi. Insomma - ha concluso Chiamparino - alla fine o tagli, o metti tasse o ticket».


Roberto Maroni (Lombardia ): «Il Governo ha disatteso un accordo preso con noi governatori in materia di sanità». Per il governatore della Lombardia, molte Regioni saranno costrette «ad alzare l'addizionale Irpef per garantire i livelli essenziali e poi, se verrà confermato il taglio di 4 miliardi, dovremo procedere a tagli nei servizi. Ho sentito gli altri colleghi governatori e sono tutti insoddisfatti, inclusi quelli del partito del premier Matteo Renzi che, anzi, a maggior ragione si sentono un po' traditi: abbiamo chiesto un incontro urgente al Governo e stiamo studiando delle iniziative di lotta dura nel caso venisse confermata questa legge assolutamente iniqua». «Domani mattina - ha aggiunto Maroni - farò un incontro con i nostri tecnici, per vedere quali sarebbero i tagli che dovremmo fare in attuazione di questa legge, preferisco usare il condizionale per lasciare ancora aperta una porta, anche se sono pessimista, ma è giusto che i cittadini sappiano che con questa legge potremmo essere costretti a tagliare servizi, anche nella sanità, perché l'accordo fatto a luglio, che ci garantiva risorse sufficienti, è stato smentito unilateralmente per legge e questo non avviene nei Paesi civili, anche se in Italia è avvenuto». «Bisogna applicare i costi standard e non fare i tagli indifferenziati - ha concluso Maroni - ma questo Governo non ha avuto il coraggio di applicarli e premiare le Regioni virtuose e punire quelle che spendono male; questa è la verità e questo significa che si rende ancora più urgente procedere al referendum per la Regione a Statuto speciale».

Rossi (Toscana):« Così viene meno il Patto della salute». «Non sono tagli sostenibili se non azzerano le politiche delle Regioni. Se va avanti questa politica, il Patto della Salute viene meno»". Lo ha detto il governatore della Toscana Enrico Rossi, al termine della conferenza stampa sulla legge
di stabilità.

Luca Zaia (Veneto): «Un massacro per le Regioni». «Per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro. Tagli insostenibili, che stiamo subendo sin dal 2011, ma che stavolta avranno pesantissime conseguenze, perché alla gente con una mano si dà ma con l'altra si toglie e le Regioni sono stremate». Lo dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando la legge di stabilità.

«A Pinocchio stavolta il naso si è allungato a dismisura - ha aggiunto Zaia - perché i tagli sono solo lineari, senza rispetto per le Regioni virtuose e i loro eroici cittadini. Lo scopriremo quando avranno la bontà di farci sapere quali sono le coperture della manovra, a cominciare da come tagliano l'Irap, cosa che chiedo da ben prima di Renzi, senza tagliare la sanità, scelta aberrante che finirà per ricadere proprio su imprese e cittadini che si vorrebbero agevolare». «Cottarelli - ha incalzato il governatore - è stato letteralmente delegittimato e nulla si ritrova di una spending review seria, che dovrebbe imporre di tagliare dove si spreca, non dove si produce e si amministra con
oculatezza. Nulla di tutto questo: chi paga una siringa dieci volte tanto che in Veneto continuerà a farlo, chi paga un pasto in ospedale come al ristorante di lusso invece che con i nostri 8 euro continuerà così. È una situazione demenziale, anche perché per far bella figura il governo ha pensato bene di usare i soldi degli altri, cioè delle Regioni. Siamo pronti alla ribellione - ha concluso Zaia - in tutte le forme possibili purché legittime, ma sappiano i gabellieri di Roma che il Veneto non taglierà un euro del suo bilancio almeno, e men che meno toccherà la sua sanità di eccellenza finché non
vedremo che altrove ne saranno stati tagliati 10 o 20. E allora non ci sarà bisogno d'altro».

Squinzi (Confindustria): «Va nella direzione della crescita». Secondo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi «sicuramente la Legge di Stabilità come ci è stata presentata ieri sera, mi sembra di poter confermare che va sicuramente nella direzione della crescita». «Su quello che succederà a Bruxelles non posso fare previsioni - ha aggiunto ma mi auguro che non vengano messi degli ostacoli. Le imprese, e in modo particolare per diversi provvedimenti, ritengono che questa manovra vada nella direzione giusta».

Scaccabarozzi (Farmindustria): «Il Governo ha mantenuto la parola: non tratta la farmaceutica come un bancomat». «Stando alle prime anticipazioni sulla legge di stabilità, il Governo ha mantenuto la parola: il fatto che non si attinga alla farmaceutica come se fosse un bancomat - serve 'cash' si prende lì - come si è sempre fatto, tranne con questo Esecutivo e da quando c'è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è un segnale estremamente positivo che gli investitori hanno apprezzato». Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi commenta così i primi dati emersi sui contenuti della legge di stabilità per il 2015, licenziata ieri sera dal Cdm. «E' chiaro che ci sono delle ottimizzazioni da fare - precisa il manager a margine di un incontro promosso a Milano da Janssen - ma al
momento il provvedimento, nelle sue linee generali soddisfa le aspettative». Scaccabarozzi torna sulle promesse fatte al premier Matteo Renzi l'estate scorsa. «Avevamo garantito che, a fronte di una stabilità, eravamo pronti a tutelare gli investimenti che abbiamo, a mantenerli, a non delocalizzare. Ma soprattutto c'erano pronti 1,5 miliardi di investimenti cash nei prossimi 3 anni e 1.500 assunzioni, anche se poi il premier ce ne ha strappate 2.000 e noi ci siamo assunti il rischio. Devo dire che le cose sono andate bene. A fronte della stabilità che è venuta, già ai primi di settembre eravamo a 1.600 giovani sotto i 30 anni assunti. Un buon passo nella direzione auspicata dal governo. Considerato che, almeno dalle prime anticipazioni sulla legge di stabilità, l'Esecutivo ha mantenuto la parola, penso che questi 1.600 nuovi posti di lavoro possano essere tranquillamente destinati ad aumentare in maniera notevole».

Daniele Capezzone (Fi): «Manca uno choc positivo per la domanda interna. Poco coraggio sui costi standard». «Nella impostazione della legge di Stabilità proposta dal Governo Renzi c'è un'inversione di tendenza positiva, così come positive sono le scelte di confronto a testa alta con l'Ue, la dimensione stessa della Manovra, e le scelte su Irap e detassazione delle nuove assunzioni (questi punti oggetto da tempo di nostre proposte, in qualche modo ora raccolte dall'Esecutivo)». Lo afferma in una nota il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone (Fi). «Però - aggiunge è come se Renzi si fosse fermato a metà strada: ancora troppo poco (temo) per dare uno choc positivo alla domanda interna, ma (purtroppo) già abbastanza per aprire un conflitto con l'Ue (e la cosa non mi spaventa di certo, anzi) ma anche per destare qualche dubbio (e qui invece occorre una riflessione attenta) sui mercati».

«A questo punto - continua Capezzone - sarebbe stata più saggia l'apparente imprudenza di rischiare ancora di più, andando nella direzione di un vero e proprio choc fiscale, con 40 miliardi (veri) di tasse in meno, accompagnati da tagli di spesa ancora più consistenti, e da un chiaro sforamento del vincolo del 3%».

Quanto alle «criticità più serie», il presidente della commissione Finanze ricorda che «resta il macigno della tassa sulla casa, di cui Renzi porta la
responsabilità, l'ha confermata e aggravata all'inizio del 2014, e che rischia di aumentare ancora nel 2015». E, infine, «sui tagli di spesa, non c'è stato coraggio nè sui costi standard nè sulle municipalizzate».


Guido Guidesi (Lega): «Manovra da prima Repubblica». «Renzi mente, la sua è una manovra da prima Repubblica, tutta tasse e debito pubblico. Sarà insostenibile». Così il deputato leghista Guido Guidesi, componente della commissione Bilancio, ha commentato la legge di stabilità che ieri sera ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri.

«Renzi - ha insistito - fa il bugiardo. Nel Def è scritto a chiare lettere che la pressione fiscale rimarrà invariata fino al 2018. In compenso la clausola di salvaguardia apre alla prospettiva di aumenti Iva fino a 52 miliardi. La sua manovra aumenterà il debito pubblico di circa 20 miliardi, prevede tagli assassini a Comuni e Regioni, che saranno costretti ad aumentare le imposte locali o a cancellare i servizi essenziali, l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie e sui fondi pensione. I 500 milioni promessi per le detrazioni a famiglie numerose, senza criteri di residenzialità, finiranno agli
immigrati. E intanto ancora aspettiamo di capire che cosa è scritto nella spending review di Cottarelli e il federalismo fiscale - con i costi standard - continuano a rimanere al palo». «A forza di tagli e prese in giro Renzi continua nella sua opera di impoverimento della gente e di devastazione dei territori», ha concluso.


Movimento 5 stelle: «Renzi e Padoan annaspano come Berlusconi e Tremonti nel 2011». «Chiedere circa 8 miliardi di tagli agli enti locali significa colpire i servizi fondamentali ai cittadini, dalla sanità ai trasporti per i pendolari. Non sarebbe certo piacevole per una piccola impresa vedersi togliere parte dell'Irap e dall'altra parte veder aumentare la tassazione sugli immobili o la Tosap. Tra l'altro é grave notare che mentre lo Stato chiede all'Europa di ritardare il pareggio di bilancio strutturale al 2017, gli enti locali devono convergere entro il 2015». Lo dichiarano i deputati M5S sulla legge di Stabilità.

«Usare l'evasione come copertura è un malcostume che la Corte dei conti ha stigmatizzato più volte in passato. E il Tfr - proseguono i deputati M5S - è una manovra che non conviene certo ai cittadini ma solo all'erario. Questa è la stabilità delle solite promesse mancate: dov'é finita la semplificazione della tassa sulla casa? E il riassetto delle partecipate? Speravamo almeno di vedere una stabilizzazione definitiva dei bonus fiscali per le ristrutturazioni. Invece niente. Il M5S punta a tagliare i veri sprechi e a liberare risorse per i settori strategici che danno un futuro al Paese. Renzi e Padoan - chiude il gruppo pentastellato Camera - annaspano come Berlusconi e Tremonti nel 2011. Dobbiamo attenderci una prossima letterina dalla Bce?».

Maurizio Landini (Fiom Cgil): «la manovra non interviene sulle ragioni che hanno prodotto la crisi». «La manifestazione di sabato 25 ottobre è solo l'inizio: dopo si andrà sicuramente anche verso lo sciopero generale perché le ragioni che hanno portato la Cgil ad annunciare la manifestazione sono ancora più confermate». Lo ha sottolineato oggi a Bari il segretario della Fiom Cgil, Maurizio Landini.

Parlando della Manovra del Governo Landini ha sottolineato che «non interviene sulle ragioni che hanno prodotto questa crisi e, al di là degli spot, penso che vada cambiata». «Non perché - ha precisato - ce l'abbiamo con
Renzi, ma perché noi abbiamo proposte diverse da quelle che sta facendo il governo per ridurre la precarietà, per estendere i diritti e incentivare la riduzione degli orari di lavoro, per redistribuire la ricchezza nel paese».

Infine Landini ha definito «singolare che in tutto questo provvedimento non si dica una parola sulle pensioni: trovo sia folle - ha concluso - continuare ad avere un paese in cui l'età pensionabile è stata portata a settant'anni e poi lamentarsi che aumenta la disoccupazione giovanile».

Annalisa Silvestro (Ipasvi): « Basta blocchi dei contratti, per gli infermieri a rischio il 25% della retribuzione. Riparte invece lo sviluppo di carriera con i percorsi complementari». Una notizia positiva e una negativa per il personale sanitario con la bozza della legge di stabilità 2015. Quella negativa è la conferma della doccia fredda – già nell'aria da mesi con alcune dichiarazioni di fine estate del ministro Madia – dell'ulteriore blocco dei contratti dal punto di vista economico per tutto il 2015. «Gli infermieri – commenta Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi e senatrice della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama - hanno perso dal 2009 (ultimo rinnovo contrattuale) al 2014, per colpa del blocco dei contratti, circa il 22% del loro potere di acquisto. Significa che la loro retribuzione – che dal 2009 al 2012, ultimo anno di rilevazione ufficiale dell'Economia è salita solo di 250 euro l'anno - è come se fosse calata di 7-8mila euro. E con il 2015 raggiungono ora una perdita di quasi un quarto del valore del loro stipendio al limite dell'insostenibilità rispetto al costo della vita ormai alle soglie della sopportabilità».
Indispensabile per Ipasvi un regime speciale anche per la sanità: «Un nuovo blocco delle retribuzioni non è tollerabile per professionisti che garantiscono i livelli di salute dei cittadini: quello della sanità è un servizio pubblico essenziale e a colpi di tagli, blocchi di organici, impossibilità di carriera, aumento dei carichi di lavoro e demotivazione degli operatori non può farcela più. Non solo la Giustizia deve avere un regime speciale, ma anche la sanità: l'una si occupa della tutela dei diritti della persona, l'altra della tutela della sua salute, senza la quale nemmeno i diritti si possono far valere. Il Governo e le Regioni cerchino altre fonti di tagli e risparmi: chi lavora per la tutela della salute con turni, reperibilità e carenze di organici non può più essere la cassaforte per far fronte a vecchi sprechi e nuove esigenze di risparmio».

La notizia positiva invece è quella della previsione di sviluppo per le professioni sanitarie. Ferma restando infatti la competenza esclusiva dei medici su tutti gli atti complessi specialistici di diagnosi e cura, per le professioni si apre un orizzonte di vera integrazione e di responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi, anche attraverso percorsi formativi complementari. «E' una previsione che avevamo già messo nero su bianco – spiega Silvestro – con l'elaborazione e l'approvazione anche da parte delle Regioni dei nuovi percorsi per le competenze specialistiche, arenate però nelle polemiche tra professioni che ora la legge di stabilità, fonte primaria dell'ordinamento, chiarisce e sancisce nero su bianco. Una vittoria direi della impostazione che l'Ipasvi ha seguito per la professione infermieristica, di cui ora potranno godere non solo gli infermieri, ma tutte le professioni sanitarie. A costo zero per la finanza pubblica, detta la norma in tempi di spendig review, ma non dobbiamo dimenticare che le risorse accessorie a livello regionale e di azienda ci sono e la partita sarà in questo senso tutta da giocare».