Dal governo

Farmaci ospedalieri, all'orizzonte un buco da 1,2 miliardi nel 2014

di Rosanna Magnano

Il buco nella spesa farmaceutica ospedaliera del 2014 ci sarà e sarà di tutto riguardo, ma i nuovi dati di agosto dovrebbero permettere di rivedere al ribasso le stime. Sulla base del monitoraggio Aifa della spesa farmaceutica regionale gennaio-agosto 2014, lo scostamento assoluto rispetto al tetto del 3,5% ammonta a 850,38 milioni di euro e l'incidenza è pari al 4,6% del Fondo sanitario nazionale 2014 (109,299 mln). Un dato che proiettato sui 12 mesi porta a una stima del rosso pari a 1,2 miliardi circa. Uno sforamento senz'altro superiore a quello registrato lo scorso anno, quando si toccò quota 800 milioni, ma comunque inferiore alle stime circolate a settembre sulla base dei risultati di giugno (proiettati a 1,5 mld). In ogni caso si tratta di un deficit enorme che per metà, ricordiamo, sarà ripianato dalle aziende farmaceutiche coinvolte e per l'altra metà dalle Regioni.

Si tratta di proiezioni ancora non definitive che non tengono conto di alcuni aggiustamenti tecnici e della stagionalità della spesa. In particolare manca la consuntivazione della distribuzione diretta dei farmaci di fascia A, che nel periodo gennaio-agosto è aumentata del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2013, ma che nell'ultima parte dell'anno tende a crescere.

Sul capitolo farmaci ospedalieri, le Regioni sono di fatto tutte in rosso. La Puglia è quella che si è spinta più oltre, con un esborso pari al 5,8% del Fondo e uno scostamento assoluto di 119 milioni di euro. A seguire la Toscana, con una spesa pari al 5,4% e un deficit in valore pari a 95,49 milioni di euro. E la Sardegna che ha speso il 5,3% con uno scostamento di 37 milioni. Lo sforamento più contenuto in percentuale si rileva in Lombardia, che ha speso per i farmaci ospedalieri il 4% del proprio Fondo sanitario. Le uniche realtà a non sfondare il tetto del 3,5% sono Valle d'Aosta (3,2%) e Trento (3,1%).

Ad alleggerire il conto totale della spesa farmaceutica pubblica, su un altro fronte, è la convenzionata netta in farmacia. Che nei primi 8 esi dell'anno ha registrato un calo del 3,7% (-218,6 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2013, attestandosi all'11,16% del Fsn, con un dislivello di 135,89 milioni di euro in meno rispetto al tetto.
L'incidenza della territoriale potrebbe però essere anche più bassa perché in questo dato l'Aifa non ha ancora sottratto il payback del 5% e il ripiano dei tetti di prodotto, una serie di importi che verranno contabilizzati in seguito per il dato definitivo. A sforare sulla spesa in farmacia sono solo otto Regioni (a giugno erano sette, si sono aggiunte le Marche), quasi tutte al Sud: Sardegna (14% del Fsr), Calabria (12,9%), Puglia (12,7%), Lazio (12,6%), Campania (12,5%), Abruzzo (12,1%), Sicilia (11,8%) e Marche, che sfora di poco (11,4%).

Le ricette si sono mantenute pressoché stabili (+0,1%) e la compartecipazione dei cittadini (ticket e quota di compartecipazione sul prezzo di riferimento) ha fatto incassare alle Regioni 994,85 milioni di euro, con un aumento complessivo del 3,9 per cento.

Il peso dei farmaci innovativi si farà senz'altro sentire. Basti ricordare che lo scorso anno la spesa farmaceutica territoriale aveva sforato di 50 milioni circa, pesando per l'11,4% sul Fsn principalmente a causa del Gilenya, un farmaco per la Sclerosi multipla. E per il 2015 a sparigliare i conti interverrà senz'altro l'arrivo del Sovaldi (Sofosbuvir), appena autorizzato con la pubblicazione della determina Aifa in Gazzetta ufficiale . Le stime sull'impatto di una serie di farmaci di prossima approvazione, che permettono di eradicare il virus dell'Epatite C, parlano di costi che per l'Italia si aggireranno intorno a 600-800 milioni l'anno per almeno 5 anni e forse oltre.

Di fronte alla tempesta in arrivo, c'è chi mette in discussione il sistema dei tetti e richiede modifiche normative. Eppure secondo gli esperti l'impianto legislativo italiano sarebbe in realtà solido e in grado di garantire un governo della spesa quanto meno trasparente rispetto ai meccanismi vigenti in altri Paesi Ue. Senza contare che l'Italia è comunque riuscita a mantenere il sistema in un sostanziale (seppur fragile) equilibrio con molte meno risorse di altri Partner comunitari. Il problema vero è in realtà l'insufficienza dei finanziamenti. Oltre ai prezzi elevatissimi dei prodotti innovativi, in alcuni casi troppo elevati. Quando la coperta è corta, infatti, bisogna scegliere quale parte del corpo lasciare scoperta. Cioè a quali cure rinunciare, che siano innovative o meno. Una responsabilità enorme che i decisori dovranno gestire con la stessa saggezza mostrata sinora.