Dal governo

Rossi a Chiamparino: «A noi le decisioni di tagli sulla Sanità»

Caro Sergio ti scrivo... all'indomani della riorganizzazione complessiva del Servizio sanitario della sua Regione , centrata sull'accorpamento delle Asl e su interventi di contenimento della spesa che mantengano la qualità dei servizi, il governatore toscano Enrico Rossi invia al leader Sergio Chiamparino una lettera. Perché domani ci sarà il primo incontro utile, in sede di Conferenza dei presidenti, per metter di nuovo mano a una possibile ricetta sui tagli (le precedenti sono state sostanzialmente ignorate dall'esecutivo). L'unica via possibile per scongiurare l'intervento di Renzi, legittimato dalla legge di Stabilità ad agire d'imperio con un Dpcm, se le Regioni non indicheranno entro il 31 gennaio come e dove andare a scovare i 4 miliardi di tagli imposti dalla finanziaria 2015.
Ora Rossi chiede a Chiamparino un segnale forte. Necessario, secondo il governatore, «per reagire alla manovra finanziaria in modo costruttivo e al tempo stesso rilanciare il ruolo e la funzione che le Regioni svolgono nell'attuale assetto istituzionale».

Enrico Rossi non ha dubbi: il taglio, che nel complesso amonta a 5,7 miliardi di euro, «non è sostenibile, se non a costo di azzerare ogni politica regionale nell'ambito del lavoro, dell'economia, della formazione, dell'istruzione e del welfare. Rimarrebbero - è la drammatica conseguenza palesata dal governatore - appena le risorse per garantire le spese di funzionamento, il trasporto pubblico locale e le quote di cofinanziamento regionale necessarie all'avvio del nuovo ciclo di programmazione Ue». Né sarebbero in alcun modo utili pannicelli caldi come il patto di stabilità incentivato: il contributo di un miliardo va finalizzato, secondo la modifica apportata nella legge di Stabilità, alla riduzione del debito «e non concorre quindi ad assorbire parte dei tagli così come sarebbe stato auspicabile». Per non parlare del riordino delle province, «la cui piena attuazione potrebbe richiedere uno sforzo finanziario aggiuntivo alle Regioni», avverte ancora Rossi.

Da qui l'esigenza che le Regioni facciano quadrato e avochino a sé le competenze necessarie a gestire un quadro difficilissimo: «E' a mio avviso essenziale - avverte Rossi - che la Conferenza delle Regioni chieda e ottenga dal Governo la possibilità di gestire il complesso della manora finanziaria (derivante dalla legge di stabilità e dalle leggi precedenti) che ricade sul bilancio 2015». Come? «Scaricandone gli effetti sia sulla spesa sanitaria che sulle altre politiche di spesa in modo da ripartire il taglio prevedendo una riduzione ai trasferimenti statali anche in misura proporzionale al peso che ciascuno dei due comparti di spesa ha nel complessivo bilancio regionale».

Secondo la ricetta Rossi, le singole Regioni potranno rimodulare il taglio da prevedersi, in funzione delle loro politiche di bilancio, al trasferimento connesso con il Fondo sanitario regionale «anche scendendo al di sotto della percentuale massima data dal peso che il comparto sanità ha sulle singole entrate regionali». Mentre «tutto ciò dovrà essere evidentemente accompagnato da un processo di riorganizzazione dei sistemi regionali sanitari in grado di determinare una razionalizzazione della spesa senza che vi sia uno scadimento delle prestazioni».

Proprio stasera, del resto e non a caso, dopo la riorganizzazione la Toscana ha avvertito che per il 2015 l'assegnazione del Fsr e quindi i trasferimenti alle Asl sono condizionati dalla riduzione straordinaria dei fondi statali previsti dalla Stabilità, dalla ancora attesa definizione dei criteri di riparto del Fsn e dall'esistenza di alcuni fondi previsti ma non distribuibili. Nel frattempo, in questa totale incertezza, la Regione continua a far da sé, stabilendo nel Ddl di riorganizzazione dei servizi il livello finale/pbiettivo delle risorse generali a disposizione delle aziende toscane «in base alle previsioni attualmente disponibili».