Dal governo

ANTEPRIMA/ Lorenzin controfirma il decreto sulle nuove Scuole di specializzazione di Medicina: ridotti di un anno 30 corsi su 50. Ecco il testo

di Rosanna Magnano

Il decreto sul riordino delle Scuole di specializzazione in Medicina è ormai in rampa di lancio. Dopo l'ok del Miur, il provvedimento ha infatti ricevuto oggi l'attesa controfirma della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.

«Il provvedimento diminuisce mediamente di un anno - spiega il ministero - la durata dei percorsi di studio nelle scuole di specializzazione, rendendo più aderente la normativa italiana a quella stabilita in ambito comunitario. Questo consentirà ai giovani medici di fare prima il loro ingresso nel mondo del lavoro, rendendoli, al contempo, più competitivi all'interno dei Paesi dell'Unione europea». La riduzione del percorso di studio riguarda oltre 30 corsi su 50. E dall'applicazione della riforma sono attesi risparmi che dovrebbero consentire di finanziare 700 borse di studio in più.

Sono state accorpate 5 scuole, soppresse Medicina aeronautica e spaziale e Odontoiatria clinica generale. I corsi potranno durare da tre a cinque anni e non esisteranno più percorsi di studio di sei anni (vedi tabella allegata).

«Il Decreto prevede, tra l'altro - conclude la nota del ministero - per la scuola di specializzazione in chirurgia generale e per quella in neurochirurgia un percorso di studi della durata di 5 anni a fronte dei 6 anni fino a oggi previsti. Il provvedimento valorizza ancora di più, rispetto al passato, l'obiettivo professionalizzante delle scuole di specializzazione; infatti prevede che almeno il 70% della formazione dovrà essere dedicato allo svolgimento di attività pratiche e che le stesse potranno essere espletate non solo nelle università, ma anche nei presidi ospedalieri e nelle strutture territoriali del Servizio sanitario». Dunque per i neodottori si apre la prospettiva di una «rete formativa» più ampia che includerà oltre alle strutture universitarie e ai policlinici universitari, anche ospedali e strutture territoriali «garantiti» attraverso un rigoroso meccanismo di accreditamento secondo specifici parametri valutativi.

Si tratta di una riforma a lungo attesa. lI provvedimento sul riordino della formazione medica specialistica era stato più volte annunciato negli anni passati e i giovani medici lo attendevano già dal 2011.

Per i giovani dell'Anaao, il principale sindacato dei camici bianchi, il giudizio è parzialmente positivo. «In questa riforma - sottolinea Domenico Montemurro, responsabile nazionale del settore Anaao Giovani - potevano essere ridotte con più decisione le scuole di specializzazione, in particolare quelle che non hanno sbocchi lavorativi adeguati. I corsi eliminati si potevano inserire come insegnamenti affini all'interno di altre scuole, oppure come master di secondo livello, sempre valutando gli effettivi impatti sulle prospettive professionali. Bene l'eliminazione del superfluo esame finale di certificazione per singola specialità (ipotesi poi accantonata ndr), che avrebbe rappresentato un inutile dispendio di denaro, dal momento che lo specializzando viene già valutato durante la formazione».

La riforma delle scuole, inoltre, secondo Anaao giovani, «deve essere inserita nel solco dell'articolo 22 del Patto per la salute. Attraverso un unico canale misto università-SSn dove sia le Regioni che lo Stato contribuiscono ad aumentare i contratti. E a utilizzare al massimo, nell'ultimo biennio, la rete formativa degli ospedali accreditati, anche piccoli purché con un elevato case mix, con un contratto di formazione lavoro».

Tra i punti in sospeso, «rimane comunque ancora ben da chiarire - conclude Montemurro - il gap tra elevato numero di accessi a Medicina e basso numero di contratti di formazione. Infine, il prossimo concorso nazionale per le scuole di specialità dovrebbe prevedere una graduatoria unica e non più graduatorie differenziate, come adesso. Un sistema che crea ansie, furbizie, disagi e mancate assegnazioni di contratti».

Il Segretariato giovani medici (Sigm) esprime «grande soddisfazione» per il provvedimento. Una riforma che valorizza «le reti formative integrate tra università, ospedali e territorio, da individuare anche sulla base di indicatori di qualità assistenziale». Altra importante innovazione per il Sigm è rappresentata dalla Scuola di Medicina delle Comunità e delle Scienze delle Cure Primarie, che «se si avrà il coraggio di superare le logiche di parte, potrebbe tradursi da subito in un percorso sperimentale in tutte le Regioni, tale da permettere di avere finalmente medici specialisti a supporto delle cure primarie».

Anche per il Sigm sulla razionalizzazione dell'offerta formativa si poteva fare di più: «si sarebbe potuto osare di più - sottolineano i Giovani medici - ma intanto incassiamo il risultato che per molte tipologie di scuole verrà ridotta la durata in maniera da rendere tali percorsi più funzionali e consentire l'accesso al mondo del lavoro in tempi più brevi, allineandoci in larga parte con gli standard Ue».

«Adesso bisognerà lavorare sull'applicazione della riforma presso ciascuna università - conclude il Sigm - garantendo la possibilità per parte degli specializzandi in corso, iscritti ai primi anni, di optare per il percorso ridotto per quelle scuole interessate dalla riduzione di durata, richiesta fortemente voluta dalla nostra associazione».

Rimane invece in sospeso la proposta di adozione, sostenuta anche dal Sigm, della laurea abilitante in Medicina, innovazione «necessaria per completare l'evoluzione del percorso formativo-professionalizzante pre e post lauream».

Federspecializzandi: «Il riordino delle Scuole è solo un primo passo per una revisione più ampia». I lavori sul provvedimento firmato oggi dalla ministra Lorenzin, iniziati a ottobre 2014, si sono svolti mentre su un altro fronte veniva resa pubblica la proposta delle Regioni sul doppio canale di accesso alle scuole di specializzazione con contratti stipulati direttamente con strutture territoriali e ospedaliere (ex articolo 22 del Patto della Salute). Sullo sfondo il tormentato concorso nazionale di accesso a Medicina (con annesso caos delle ammissioni post ricorsi al Tar).

«È evidente da questi fatti - spiega Giulia Bartalucci, presidente di Federspecializzandi - che il riassetto degli ordinamenti didattici non è che una parte del lavoro da fare. Il sistema formativo medico necessita di una profonda revisione per divenire più sostenibile, di migliore qualità e in linea con le esigenze di salute della popolazione. Definire bene le competenze da acquisire in ogni fase del percorso formativo, valutarle e creare lo spazio professionale adatto all'acquisizione delle stesse, questo il primo step. Si è iniziato un percorso del genere per gli ordinamenti didattici, ma non si deve dimenticare l'esigenza di un momento formativo generale post laurea, magari da svolgere sul territorio e in realtà ospedaliere, nell'ottica di permettere la maturazione di competenze cliniche generali».

Tra le altre problematiche aperte, secondo Federspecializzandi: «la laurea abilitante, il miglioramento delle modalità di accesso tramite concorso nazionale, l'ingresso nel mondo del lavoro, il percorso formativo della medicina generale. Non possiamo che auspicare che questo sia l'inizio di una riflessione ampia e condivisa sull'intero sistema formativo medico, che ci porti a un cambiamento orientato alla maggiore sostenibilità e alla qualità formativa, inscritte all'interno delle esigenze del Sistema Sanitario e la domanda in Salute della popolazione».