Dal governo

Boom partite Iva nel 2014: la sanità cresce del 34% in un anno

di Lucilla Vazza

Boom senza precedenti di nuove partite Iva nel 2014: un esercito di 574mila professionisti (maschi per il 62% del totale) che hanno deciso di mettersi sul mercato, con un aumento rispetto all'anno precedente dell'8,5%. Molti hanno deciso di fare il passaggio nel mese di dicembre (+203,4% rispetto al dicembre del 2013), dopo che il Governo ha presentato i nuovi regimi de minimis per le partite Iva nella legge di stabilità. A guidare il carrozzone degli aumenti rispetto al 2013 ci sono le attività professionali (+34%) e, a leggerissima distanza, la sanità (+33,4%). Sono i dati illustrati dall'Osservatorio sulle partite Iva, istituito presso il ministero delle Finanze. Numeri che celano storie e situazioni con cui occorre confrontrarsi: poco meno di 41mila persone che entrano nel mondo della sanità dalla porta della libera professione..

La manovra ha introdotto - a partire dal 2015 - un nuovo regime forfetario in sostituzione del preesistente regime fiscale di vantaggio. Entrambi i regimi esonerano i contribuenti dal pagamento di Iva e Irap. Il regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limita l'imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati e può essere mantenuto per cinque anni, con l'eccezione dei soggetti giovani che, fino al compimento del 35° anno di età, possono mantenerlo anche oltre i cinque anni.

Il nuovo regime forfetario, introdotto a partire dal 2015, può essere invece mantenuto senza limiti di tempo e fissa l'aliquota di imposta al 15% del reddito determinato forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi/compensi (che varia in base all'attività esercitata). I requisiti per poter aderire o rimanere nei due regimi sono differenti, per esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30.000 euro per il regime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15.000 e 40.000 euro in base all'attività esercitata. La legge di stabilità dispone anche che le partite Iva in essere al primo gennaio 2015 con il "vecchio" regime avrebbero potuto continuare ad operare secondo tale modalità, ed è quindi probabile che alcuni soggetti abbiano anticipato l'apertura della partita Iva entro la fine del 2014, ritenendo il regime allora in vigore più vantaggioso per la propria attività. Nel 2014 le adesioni al regime fiscale di vantaggio sono state 194.140 (pari al 33,8% del totale degli avviamenti).
La distribuzione per natura giuridica mostra che nel 2014 circa il 75% del totale delle nuove aperture di partite Iva ha riguardato le persone fisiche, il 19% le società di capitali e il 6% le società di persone.

La ripartizione territoriale fa rilevare che il 43% delle nuove aperture, nel corso dell'anno appena terminato, è avvenuto al Nord, il 23% al Centro e circa il 34% al Sud ed Isole. Il confronto con il 2013 mostra che in tutte le Regioni si è verificato un incremento di aperture, più sensibile in Calabria, Sardegna, Umbria, Provincia Autonoma di Trento e Lombardia, all'interno di un range compreso tra il 10 e il 12%.

Entrambi i regimi esonerano i contribuenti dal pagamento di Iva ed Irap. Il regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limita l'imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati e può essere mantenuto per cinque anni, con l'eccezione dei soggetti giovani che, fino al compimento del 35° anno di età, possono mantenerlo anche oltre i cinque anni. Il nuovo regime forfetario, introdotto a partire dal 2015, può essere invece mantenuto senza limiti di tempo e fissa l'aliquota di imposta al 15% del reddito determinato forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi/compensi (che varia in base all'attività esercitata). I requisiti per poter aderire o rimanere nei due regimi sono differenti, ad esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30mila euro per il regime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15 e 40mila euro in base all'attività esercitata.