Dal governo

Cure primarie, ecco il documento d'intesa per il rinnovo Acn. De Filippo: «Forte riequilibrio del territorio»

Dopo la riunione di ieri notte (alle 23) tra i sindacati medici e il Comitato di Settore Sanità della Conferenza Regioni c'è stato accordo unanime sul documento d'intesa che modifica l'atto di indirizzo per riaprire le trattative finalizzate alla riorganizzazione delle cure primarie (vedi documento correlato).

«Il documento varato nella notte sorsa tra le Regioni, rappresentate dall'Assessore alla Sanità della Regione Liguria Claudio Montaldo ed i sindacati dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta e della specialistica ambulatoriale - dichiara il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, delegato Lorenzin alle relazioni sindacali - fa definitivamente prendere corpo al nuovo sistema di organizzazione dell'assistenza sanitaria voluto dal Patto della Salute che prevede un forte riequilibrio in favore della presenza territoriale piuttosto limitando un eccessivo ricorso all'ospedalizzazione».

«Per questa innovazione destinata a far sentire i suoi positivi riverberi sulla qualità dell'assistenza erogata ai cittadini – aggiunge De Filippo – voglio ringraziare tutti i soggetti al tavolo che hanno mostrato di saper cogliere la sfida che le nuove esigenze di salute ci pongono».

«Del documento sottoscritto – spiega De Filippo – voglio evidenziare solo tre aspetti. Innanzitutto il consolidamento del modello delle Associazioni Funzionali Territoriali e delle Unità Complesse di Cure Primarie in cui i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta si integreranno con medici della continuità assistenziale, specialisti convenzionati, infermieri e altri professionisti sanitari e sociali per dare vita a un sistema di assistenza più prossimo ai pazienti in grado di dare risposte alle esigenze di salute 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 senza impropri ricorsi al sistema dell'emergenza urgenza e agli ospedali. Altro aspetto importante, a questo collegato, è che pur nell'invarianza di costi per i Sistemi Sanitari Regionali previsto dalla nuova organizzazione, le stesse Regioni potranno destinare alla medicina territoriale le risorse che si andranno a liberare dalla limitazione del ricorso improprio al sistema ospedaliero. Infine – ha concluso De Filippo – non posso non esprimere apprezzamento per il richiamo a un patto generazionale con cui, sempre in invarianza di costi per il Sistema Sanitario, si è decido di lavorare a un sistema di turnover che favorisca il più rapido inserimento di giovani medici e altri professionisti della sanità».

Fespa: «Cambiamenti positivi ma è solo un piccolo passo per riaprire le trattative». Valutazioni positive anche dalla Fespa (la federazione di sigle della specialistica ambulatoriale composta da Anaao, Aagoi, Fesmed, FpCgil-medici, Smi, Sivemp). Per Cosimo Trovato, portavoce Fespa, «le proposte avanzate da Fespa sono state in grande parte recepite. Certo - continua - i cambiamenti dell'atto di indirizzo sono frutto delle limitazioni dettate dalla legge di stabilità, dal quadro politico ed economico, dai vincoli della legge Balduzzi e, soprattutto dalle stesse difficoltà delle Regioni: è solo un piccolo passo in avanti che ci consente di riaprire le trattative».

«Abbiamo ottenuto – spiega Trovato – che si definisca un quadro nazionale per quanto riguarda nascita e sviluppo delle Aggregazioni funzionali territoriali, al fine di evitare le fughe in avanti di alcune regioni, portate talvolta, anche per ragioni di bilancio, a pericolose sperimentazioni. In queste realtà, il ruolo dello specialista ambulatoriale deve essere, e sarà centrale, integrato, con pari dignità, con le altre figure professionali operanti. Dal punto di vista economico, si prefigura un fondo per il territorio, dalle risorse che si liberano dalla riorganizzazione tanto degli ospedali, quanto degli ambulatori. Se una struttura ospedaliera chiude, una parte di quanto si risparmia dovrà andare alla prima linea delle cure primarie».

Tra i punti principali dell'accordo:

- Riconosciuta la specificità di settore per la specialistica ambulatoriale nelle Aft dedicate
- Riconoscimento del rapporto di lavoro di parasubordinazione per la SAI
- Spostamento parziale dei fondi regionali stanziati per l'ospedale a finanziare il territorio
- Uccp a carico della parte pubblica ma, nonostante le precise richieste avanzate per mantenere gli standard nazionali, saranno materia di contrattazione regionale e/o Aziendale.


Fimmg: «Non è il traguardo ma un confronto indispensabile».
«Il documento sottoscritto da sindacati e Comitato di settore non è certo il traguardo - dichiara il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo - ma rappresenta un primo importante passo nella giusta direzione di un confronto organico fra chi politicamente rappresenta la categoria e decisori politici, indispensabile per definire contrattualmente la riorganizzazione delle cure primarie nel Ssn».

«Questo accordo - conclude Milillo - migliora radicalmente le relazioni tra Regioni e categoria, lasciando alle spalle una fase meramente conflittuale e creando le condizioni per un confronto finalizzato a costruire una nuova assistenza primaria. Nell'attesa di affrontare sempre sul piano politico i temi che di comune accordo abbiamo deciso debbano ancora essere approfonditi, si può finalmente riaprire il tavolo tecnico delle trattative. Non faremo mancare come sempre il nostro contributo».

Fimp: «Documento concordato con Comitato di settore Regioni-Sanità va nella giusta direzione». Per la Federazione italiana medici pediatri si tratta di un «un documento che rappresenta un'apertura rispetto all'Atto di Indirizzo e che vede riconosciute finalmente le peculiarità della Pediatria di Famiglia, fiore all'occhiello del sistema dell'assistenza nel nostro Paese. Un risultato ottenuto in una giornata di lavori aperta dal Sottosegretario al Ministero della Salute, Vito De Filippo, nella quale si dovevano mettere in evidenza e sciogliere i nodi politici emersi nella trattativa con la Sisac».

«Si tratta di un recupero importante rispetto al recente passato - continua la Fimp - che abbiamo sempre perseguito sostenendo con forza di non voler disperdere quei valori assistenziali fino ad oggi garantiti dalla Pediatria di Famiglia. Sono vari i punti fermi contenuti nel documento in coerenza con quanto più volte ribadito e richiesto da Fimp: la valorizzazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft) come livello organizzativo di base; la partecipazione alle Aft dei pediatri in forma singola e associata; il profilo giuridico del pediatra di famiglia qualificato come libero-professionista in rapporto convenzionale con il Servizio sanitario nazionale; la conferma della capillarità dell'assistenza pediatrica e dei suoi livelli organizzativi, maturati attraverso progetti originali talora differenti dai percorsi della medicina generale; la necessità di assetti organizzativi adeguati alle esigenze dei bambini ed adolescenti in conformità della peculiarità della professione pediatrica; la necessità di normare diversamente da quanto fino ad ora prospettato l'utilizzo delle risorse economiche già destinate ai fattori produttivi, mantenendo inalterato l'attuale livello retributivo del pediatra; la realizzazione in subordine delle Unità Complesse di Cure Primarie (Uccp) demandata alle Regioni ed alle Aziende prevedendo un apposito finanziamento».

«Il documento siglato - conclude la Fimp - rappresenta una base dalla quale iniziare finalmente a lavorare ed a confrontarsi con la Sisac, creando i presupposti politici per aprire il confronto tecnico per la definizione dell'articolato normativo di un nuovo Acn che rappresenti un vero passo in avanti nello sviluppo dell'assistenza pediatrica sul territorio».

Dal Sindacato dei Medici Italiani-Smi arriva una «firma critica». Smi, presente in tutte le aree della convenzionata, insieme a Unp per la pediatria e in Fespa per la specialistica ambulatoriale, aveva già dato un prima via libera al testo. Ora, giunge anche la firma, fortemente critica, pure per la medicina generale.

Per Pina Onotri, segretario generale dello Smi: «La firma è un atto dovuto per superare lo stallo nelle trattative, ma chiederemo di mettere a verbale le nostre osservazioni critiche. Sono state, infatti, recepite modifiche importanti all'atto di indirizzo per la specialistica ambulatoriale e per la pediatria, mentre per la medicina generale permangono importanti punti controversi. Tra le noti dolenti il nodo del finanziamento delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), le modalità di costituzione e di governance delle stesse. Ambiguo, quindi da respingere, il riferimento alle "sperimentazioni in atto in alcune Regioni", viste le storture a danno di continuità assistenziale e 118 fatto in alcune realtà, in prima fila la Toscana».

«Si limita fortemente la legge Balduzzi – spiega ancora Onotri – ma si continuano a non affrontare diversi problemi, come quello relativo alla necessità di coniugare ruolo unico e tempo pieno. Non solo: non si fa riferimento alla riallocazione delle risorse disponibili grazie ai risultati clinici ottenuti e dalla appropriatezza degli strumenti utilizzati dalla medicina generale (farmaceutica, specialistica ambulatoriale, diagnostica e gestione delle patologie croniche in generale secondo PDT condivisi) e, più in generale, si elude il nodo dell'assenza di fondi adeguati (come previsti invece in un recente accordo in Veneto) in grado di poter finanziare la riorganizzazione del territorio».

«Infine – continua il segretario generale Smi - si disciplinano a livello generale solo le Aft, mentre le Uccp vengono demandate alle regioni con un finanziamento interno al Ssn e non a carico della convenzione».

«Ci rivedremo con la Sisac – conclude Onotri - e in quella sede avanzeremo le nostre ulteriori proposte, a partire dalla necessità di prendere a modello realtà regionali virtuose come quella veneta, dove è stato recentemente firmato un accordo, con risorse adeguate, per la medicina di gruppo funzionale, e non strutturale, come si tende, invece, a fare nel resto del Paese. E con una grande centralità dei medici di medicina generale».


Fp Cgil Medici: «Rimangono immutati gli ostacoli politici». «L'accordo sulle Convenzioni sblocca le trattative - spiega
Nicola Preiti, responsabile nazionale Medicina Generale Fp CGIL Medici -ma, nonostante l'impegno dell'assessore Montaldo e del sottosegretario De Filippo, rimangono immutati gli ostacoli politici, programmatici ed economomici che impediscono dal 2009 la riforma delle cure territoriali.
Nonostante il Patto per la Salute avesse fornito indicazioni non c'è ancora un vero progetto nazionale riformatore per le cure territoriali, in grado di indicare un modello e superare le grandi differenze territoriali di assistenza e servizi presenti nel nostro Paese.

L'assistenza continua h24 ai cittadini 7 giorni su 7 per la Cgil resta aleatoria. «Per noi le Uccp , non solo le Aft, sono il cuore del nuovo assetto dell'assistenza territoriale e per questo non possono essere lasciate alla potestà di ogni Regione senza parametri nazionali di riferimento. Nell'accordo abbiamo voluto che fosse ribadita la prevista istituzione del ruolo unico, con il superamento della figura del medico che fa solo guardia medica. Nella convenzione l'obiettivo si dovrà rendere concreto e con tempi certi, in modo da superare l'attuale servizio di guardia medica e con la valorizzazione a tempo pieno di questi professionisti. E anche il 118 non può rimanere nel limbo dei molteplici e talvolta pericolosi rapporti contrattuali. Questo tema è stato rinviato ma è necessario decidere, una volta per tutte, che per questa attività è necessario un rapporto di dipendenza. Il documento rimette in moto la macchina della trattativa ma gli obiettivi non sono proprio a portata di mano. Siamo interessati, come medici e cittadini, ad un cambiamento vero, non solo ai buoni propositi».