Dal governo

Renzi: «Nel Def nessun taglio a Regioni e Comuni per la sanità ma se mai razionalizzazioni della spesa con la stretta sulle Asl»

Nessun taglio ulteriore a Regioni e Comuni, già alle prese con la sforbiciata da 2,3 miliardi di euro imposta dalla legge di Stabilità 2015, ma semmai «razionalizzazioni nella spesa sanitaria». Perchè «vi pare possibile che ci siano Regioni con 7 province e 16 Asl?». Così il premier Matteo Renzi, durante la conferenza stampa in cui venerdì scorso ha presentato il Def , ha indicato la direzione dell'ulteriore giro di vite che in un'ottica di razionalizzazione dovrebbe contenere gli sprechi nel Ssn. Ora il Def sarà inviato alle Camere perché si esprimano sugli obiettivi programmatici in tempo utile per la trasmissione del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile .

Inevitabili le reazioni, a partire da Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso): «Non è una bocciatura, ma un'ipotesi difficile da attuare e i cui risultati e risparmi si potrebbero avere tra diversi anni», spiega Ilde Coiro, coordinatore regionale della Fiaso. «Renzi - ha aggiunto - può avere ragione nei numeri, 22 Asl sono troppe ma occorre ragionare sul bacino di utenza delle Regioni. Nel Lazio non sarebbe possibile un accorpamento o un taglio con un popolazione così numerosa per ogni distretto sanitario».

Sulle barricate il governatore del Veneto Luca Zaia: «Di fronte a tanta sfrontatezza, condita dalla scarsa conoscenza delle caratteristiche della realtà di cui parla, c'è da rimanere allibiti. Caro Renzi #staisereno perché anche sul numero delle Asl, da ben prima che lui lo usasse a sproposito ieri, stiamo lavorando e sono imminenti grosse sorprese, proprio perché in Veneto non si taglia e non si aggiungono tasse e ticket. Renzi pensi alla sua sconquassata e sprecona machina statale, che al Veneto ci pensano i Veneti».

Intanto, come previsto, le uniche misure economiche concrete contemplate nel Def approvato ieri dal Consiglio dei ministri sono quelle della manovra di contenimento della spesa prevista dalla legge di Stabilità e recepita dalle Regioni per un importo di oltre 2,3 mld a partire dal 2015. Si riduce così il Fondo sanitario che passa dai 112,062 miliardi del Patto siglato a luglio 2014 ai 109,7 del Def per il 2015. Ridotto anche quello del 2016 che passa da 115,444 miliardi del Patto ai 113,111. Tagli che «non piacciono ai medici: «Invece di tagliare gli sprechi - spiega Costantino Troise, segretario nazionale del principale sindacato della dirigenza medica, Anaao Assomed - governo e Regioni riducono i servizi ai cittadini. Questi tagli - aggiunge - rappresentano un ulteriore elemento di deriva del Servizio sanitario nazionale, che si impoverisce sempre di più. Di risorse economiche e umane. In un'ottica tutta proiettata verso un pareggio di bilancio che sembra sempre più lontano da essere conseguito. Insomma - sottolinea Troise - governo e Regioni ci propongono ricette vecchie». Ironico il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza, che ha repplicato twittando così al premier Renzi, che nel corso della conferenza stampa post Cdm aveva ribadito il concetto del costo della siringa, «che in Calabria deve costare come in Lombardia». «A forza di continuare con i tagli il problema per i cittadini - scrive Cozza - sarà trovarla la siringa».

Il programma nazionale di riforma. Nella terza sezione del Def, vale a dire il Programma nazionale di riforma, nel capitolo welfare e salute, il Governo fissa per il prossimo triennio alcuni obiettivi già contenuti nel Patto per la Salute, e che definiscono i contorni del Servizio sanitario nazionale dei prossimi anni. «Il Servizio sanitario nazionale - si legge nel documento - ha oggi di fronte una sfida assistenziale imponente per conciliare il mantenimento degli standard e dei risultati conseguiti con le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica. In questo comparto vi sono gli spazi per la riduzione di aree di spreco e per l'allineamento delle spese ai costi standard. La sostenibilità finanziaria del Ssn nel medio-lungo periodo, anche in relazione alle tendenze demografiche in atto, ha come punto di partenza lo sviluppo del modello di governance del settore sanitario. Allo stesso tempo si basa sul ripensamento dell'attuale modello di assistenza, con l'obiettivo di garantire prestazioni rivolte a chi ne ha effettivamente bisogno».

Per il Governo, una delle prime azioni da mettere in campo è quella di «predisporre il nuovo Piano nazionale di prevenzione, attraverso la modifica e l'aggiornamento dello strumento vigente, prestando attenzione: alla prevenzione di tutti i comportamenti a rischio, alle tossicodipendenze, al piano nazionale per le vaccinazioni e agli interventi per la sicurezza sul lavoro». E ancora. «Sistematizzare la raccolta di dati in modo da rendere operativo il fascicolo sanitario elettronico a aiutare così anche le valutazioni dei decisori. In generale dare impulso all'informatizzazione dei processi di assistenza, allo sviluppo e alla diffusione della sanità elettronica in modo che la sanità in rete divenga una componente strutturale del Ssn». In tema di programmazione sanitaria, «sarà fondamentale perfezionare il nuovo Patto per la salute per il triennio 2014-2016, sancito con l'intesa Stato-Regioni del 10 luglio 2014 in fase di avanzato confronto con le Regioni, definendo gli aspetti finanziari e programmatici tra Governo e Regioni correlati al Ssn». Nello specifico: «avviare il riordino della rete ospedaliera nel rispetto dei nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e qualitativi e consolidare in tutte le Regioni le forme organizzative innovative della medicina territoriale fondate sulle aggregazioni dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per consentire l'ulteriore trasferimento di attività a livello territoriale e favorire l'appropriatezza dei ricoveri ospedalieri. Individuazione dei costi e dei fabbisogni standard».

Contemporaneamente a tali attività «il ministero dovrà dotarsi dei dati necessari per la costruzione degli strumenti di monitoraggio sistematico dei livelli essenziali di assistenza (Lea) attraverso una lettura integrata delle prestazioni erogate ai cittadini nell'ambito dei diversi livelli assistenziali, a partire da quelli ospedaliero e territoriale, con particolare riferimento all'assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare e con l'aggiunta di quelle prestazioni erogate in ambiti assistenziali a cavallo tra ospedale e territorio (emergenza-urgenza). Aggiornare i Lea per adeguare l'attività assistenziale alle innovazioni cliniche e tecnologiche verificatesi negli ultimi anni, in particolare nelle aree dell'assistenza specialistica e dell'assistenza protesica ai disabili, e potenziare le attività socio-sanitarie svolte a favore della popolazione non-autosufficiente e con condizioni di fragilità».
«Si procederà con maggiore sostegno nelle attività di affiancamento, supportando le Regioni in provvedimenti d iniziative volte a rendere più efficaci ed uniformemente distribuite sul territorio le prestazioni erogate. Proseguiranno le attività sugli accordi sui Piani di rientro dai disavanzi sanitari, che rivolgono la loro attenzione in maniera sempre più attenta e specifica al miglioramento qualitativo del servizio sanitario regionale, cui è conseguente il controllo e l'efficientamento della spesa sanitaria. Si proseguirà nell'azione strategica finalizzata al riassetto organizzativo e funzionale dell'assistenza primaria, che comporti un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, secondo una logica di rete, in modo da consentire la presa in carico globale del paziente, costantemente nel tempo, da parte di un team multiprofessionale e multidisciplinare con competenze diversificate».

Nel Pnr si fa infine riferimento al via libera della commissione Igiene e Sanità alla prima legge-cornice sull'autismo. «Il Ddl - si legge - dedica spazio al capitolo formazione. Formazione che significa potenziare il canale scolastico prevedendo nella legislazione nazionale una preparazione ad hoc degli insegnanti di sostegno, ma anche puntare su interventi a tutto tondo, frutto di addestramenti mirati sul territorio, di un'integrazione sociosanitaria necessaria per l'attuazione della legge, della valorizzazione del volontariato e del terzo settore».