Dal governo

Tagli al Ssn, rinvio a dopo il voto

di B.Gob.

Come previsto, la patata bollente dei tagli alla sanità da 2,35 miliardi ruzzola a dopo le elezioni, senza che né il Governo né le Regioni si siano dovuti bruciare le mani - e l’elettorato - per portare a casa l’Intesa. Scomodissima anche ai fini delle urne, come dimostrano i continui rinvii degli ultimi mesi e il braccio di ferro evidente dalle “bozze” che si sono susseguite.

A dare il colpo di grazia, il niet arrivato mercoledì scorso della ministra Lorenzin sull’ipotesi di interventi massicci sulla farmaceutica, da cui le Regioni si aspettavano i risparmi maggiori e, soprattutto, più certi. A quel punto è sembrato chiaro che con ogni probabilità si sarebbe andati per lo meno oltre. Mentre a complicare la situazione è intervenuto il pasticciaccio della sentenza della Consulta sulla legge Fornero, che chissà quanto peserà sulle casse del governo e, in definitiva, sui cittadini che se da una parte riceveranno, dall’altra rischiano di scontare le ricadute dei tagli (forse maggiorati?) sulla propria pelle.

Intanto un Chiamparino fattosi più determinato e muscolare con il passare dei mesi, chiede che la cifra sia rivista: «Non è che una manovra pensata su 12 mesi possa essere realizzata in 5 o 6... Mi auguro che il governo ne sia consapevole». Sulla stessa linea il da sempre sull’Aventino governatore del Veneto Luca Zaia, che gongola: «La battaglia solitaria del Veneto ha portato a una prima vittoria: c’è ancora tempo per provare a vincere la guerra, anche se c’è da aspettarsi che il 1° giugno riproveranno a calare la ghigliottina sul futuro della salute degli italiani e dei veneti, ma noi saremo ancora lì a fare di tutto per non farci tagliare la testa, barricate comprese»


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