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La promessa del Pnr: un miliardo entro il 2016 per rilanciare dottorati e attirare i migliori ricercatori

di Marzio Bartoloni (da Scuola24)

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Trasformare l'Italia in un Paese accogliente per chi fa ricerca. Non solo convincendo i nostri migliori cervelli a non scappare ma anche, questo forse il compito più difficile, attirando i talenti dall'estero. La promessa è contenuta nella bozza di Piano nazionale ricerca 2014-2020 messo a punto dal Miur e atteso al prossimo Cipe. Ma come si manterrà questo impegno? Mettendo sul piatto innanzitutto una somma ragguardevole: poco più di un miliardo, quasi la metà dei 2,4 miliardi che il ministero vuole investire in ricerca fino al prossimo anno. E poi introducendo una serie di strumenti su misura: dai fondi in più per convincere i vincitori di borse dell'Erc (il consiglio Ue della ricerca) a venire in Italia a sviluppare le loro ricerche alle chiamate dirette semplificate per i ricercatori e i docenti all'estero fino alle selezione di almeno 100 top talent. In pista anche un restyling dei dottorati per renderli più appetibili per il mercato e incentivi per le imprese che li assumono.

Un piano per i dottorati innovativi. Su questa misura la bozza di Pnr scommette 516,8 milioni. «Per formare i migliori ricercatori è importante investire sugli attuali percorsi di dottorato rafforzandoli ulteriormente su almeno tre aspetti: internazionalizzazione, interdisciplinarità, intersettorialità», avverte il documento programmatico del Miur. Che insiste: «Saranno sostenuti i progetti proposti da corsi e scuole di dottorato che rinsaldino il rapporto fra le università, il sistema produttivo territoriale e la società nel suo complesso, migliorando così anche la percezione diffusa circa l'utilità sociale dell'alta formazione e della ricerca». L'internazionalizzazione si inseguirà soprattutto favorendo la mobilità dei dottorandi italiani verso università straniere. L'intersettorialità si dovrà tradurre in una «effettiva collaborazione con partner esterni all'università, sia pubblici che privati». Mentre l'interdisciplinarietà si favorirà favorendo l'ingresso di candidati con corsi diversi di laurea magistrale e acquisendo competenze funzionali alla ricerca ma anche al mercato del lavoro.

Sostegno e attrazione dei migliori ricercatori. Su questo fronte la prima sigla evocata dal Pnr è «Fare» che sta per framework per l'attrazione e il rafforzamento delle eccellenze. «Il progetto ha l'obiettivo di attrarre nel nostro Paese - avverte la bozza di Piano - un numero crescente di ricercatori italiani e stranieri di eccellenza, rafforzando il sistema della ricerca nazionale». Come? con 4 linee di intervento finanziate con 209 milioni: dalle misure di accompagnamento per enti di ricerca ed atenei che puntano a partecipare ai bandi Erc al sostegno a quei ricercatori che sono stati selezionati ma senza essere ammessi alla sovvenzione. In pista anche stanziamenti ad hoc - fino a 500mila euro - per convincere i vincitori di bandi Erc a fare la loro ricerca in Italia e per rimanere poi a lavorare in istituzioni e organizzazioni italiane sia pubbliche che private con la garanzia che metà stipendio per tre anni sarà pagato da un fondo. Altri 186,5 milioni sono destinati poi alla «Ricerca italiana di eccellenza» («Ride»): questo piano riguarda docenti e ricercatori di atenei ed enti di ricerca per «consolidare gruppi di ricerca che abbiano dimostrato particolare creatività». Infine con il piano top talents (78,5 milioni) si punta ad attrarre cervelli dall'estero usando innanzitutto il metodo delle «chiamate dirette» da semplificare a cui aggiungere i bandi Montalcini e il programma messaggeri della conoscenza. Ma anche mettendo in campo una procedura selettiva di carattere nazionale che ogni anno assegnerà «almeno un centinaio di posizioni triennali a tempo determinato» tra ricercatori di qualsiasi nazionalità che abbiano trascorso almeno 3 anni all'estero o abbiano vinto una borsa Erc.

Trasferimento della conoscenza. L'ultima parte del Pnr relativa ai ricercatori riguarda il trasferimento della conoscenza al mercato. Anche su questo fronte il piano nazionale della ricerca mette in pista diverse misure. Innanzitutto si investono 29 milioni in dottori startupper (fondi per chi vuole aprire nuove imprese) e contamination lab (luoghi di contaminazione tra studenti universitari e dottorandi). Poi si stanziano 39,8 milioni per il «placement» dei dottori di ricerca nelle imprese con misure che vanno dai servizi di career management all'aggiornamento dell'attuale banca dati dei dottori di ricerca fino al «co-finanziamento dei percorsi in impresa» riprendendo i passi di quanto fatto con due iniziative sperimentali come il «Phd- cibo e sviluppo sostenibile» e «Phd Italents» che hanno favorito l'interazione dei dottorandi con le imprese. Infine 30 milioni serviranno a favorire il «proof of concept»: la possibilità cioè di verificare il potenziale industriale delle scoperte fatte dai ricercatori attraverso piccoli stanziamenti che andranno dia 20mila agli 80mila euro.


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