Dal governo

Contratti statali, copertura già nel 2015

di Davide Colombo

Lo scenario più probabile, diceva ieri il presidente dell'Aran, Sergio Gasparrini, è che la contrattazione per il pubblico impiego riprenda nel 2016. Si dovrà aspettare la legge di stabilità, che solitamente fissa l'importo dedicato per il rinnovo dei contratti: «senza non è possibile. Successivamente, dal governo viene dato a noi il mandato per l'avvio delle trattative» ha spiegato il responsabile dell'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
Per il momento non si può che aspettare, dunque. Innanzitutto la pubblicazione della sentenza, che potrebbe arrivare tra un mese o più, visto che la precedente sulle pensioni è arrivata un mese e 20 giorni dopo l'udienza. Ma questa volta c'è di mezzo anche la scadenza del mandato di uno dei giudici (Paolo Maria Napolitano, il 10 luglio prossimo, e prassi vorrebbe che tutto il collegio sia insediato al momento della pubblicazione) e c'è anche la pausa estiva della Corte in avvicinamento. Si vedrà.

La vacanza contrattuale
Dal giorno della pubblicazione decadono le norme che hanno disposto il blocco dei rinnovi contrattuali (Dl 78/2010 e successive proroghe) e si tratterà di capire come finanziare la cosiddetta “vacanza contrattuale” che matura per gli ultimi mesi del 2015. Secondo fonti tecniche dovrebbe valere la stessa logica contabile del rimborso pensioni: l'impatto, sia pur modesto, sarà sui saldi 2015 e quindi bisognerà fare una norma e trovare un copertura tra la legge di assestamento in preparazione (il ddl deve essere presentato da Pier Carlo Padoan entro fine giugno) e la Nota al Def di settembre. Ma il condizionale è quanto mai d'obbligo. mentre è certo che per finanziare il prossimo triennio sarà la Stabilità 2016: «immagino che il momento topico sarà la legge di Stabilità» ha affermato sempre ieri il sottosegretario alla Pa, Angelo Rughetti, intervistato da Radio 24. La riforma della Pa per Rughetti è «il binario su cui poi i treni della contrattazione dovrebbero andare, quindi sarebbe buon senso arrivare prima con la riforma della Pa», ovvero il ddl Madia, ora all'esame della Camera.

I comparti
I «treni della contrattazione» di cui parla Rughetti non avranno però bisogno solo di risorse certe per camminare. Il quadro normativo di riferimento è infatti cambiato con la riforma Brunetta (legge 15 e dlgs 150 del 2009) e si è passati dai vecchi comparti a un'ipotesi di massimo 4 nuovi comparti, che Aran potrebbe già definire sulla base di un vecchio atto di indirizzo se il Governo non ne mandasse uno nuovo. Novità sui comparti potrebbero arrivare anche dai ritocchi al ddl delega (si potrebbe passare da 4 a 5) ma il problema resterebbe sul fronte delle rappresentanze. I sindacati del pubblico impiego hanno infatti appena rinnovato i loro organismi sulla base dei vecchi comparti (elezioni a marzo, verifica risultati in corso e nuove rappresentanze attese entro settembre). Adottare i nuovi comparti significherebbe toccare equilibri che incidono sul tavolo negoziale futuro. Ma è dalla composizione anche di questi nodi (dunque non solo dal reperimento delle risorse) che passa il via libera ai «treni della contrattazione».


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