Dal governo

Troise (Anaao): «Basta con i saccheggi di salute»

di Roberto Turno

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24 Esclusivo per Sanità24

Anteprima. L’estate non sta finendo: è qui con noi e lotta insieme a noi a 40 gradi all’ombra. È ancora a un terzo del suo cammino quest’estate del 2015, ma di qui all’autunno, due soli mesi e via, potrebbe lasciare un’altra scomoda e amarissima eredità al piccolo-grande mondo antico della sanità italiana. Chissà. Perché se luglio ha portato l’intesa (“i” rigorosamente minuscola) tra Governo e Regioni sui tagli da 2,35 mld (per 3 anni), ottobre porterà la legge di Stabilità 2016. Tagli ora, tagli domani ancora? Costantino Troise, leader maximo dell’Anaao, non sembra e non è uno che sta lì a consultare gli oracoli. Il buon sindacalista lo vedi dal coraggio, direbbe Francesco De Gregori. Anche dall’altruismo e della fantasia, ovvio. E Troise in questa chiacchierata tra l’estate che si consuma calda e lenta, e l’autunno che già fa scricchiolare le paure di altri tagli, di sicuro non le manda a dire. E dunque: altri tagli? «Abbiamo già dato. Troppo. E gli italiani non possono sopportare altre riduzioni di assistenza». Siamo al lastrico delle cure? «Siamo al limite del saccheggio». E i bene-maledetti Lea? «Già, dove sono? Che si prepara, il de profundis dell’universalismo?». I Fondi integrativi? «Ma siamo sicuri che siano la cura? e poi quanto costerebbero con gli sgravi fiscali?». Gli standard ospedalieri un colpo mortale? «Ma già si applicano in molte Regioni, il male lo stanno già facendo». Maxi-Asl alla toscana? «Per le reti cliniche sarebbe il colpo di grazia». Però è tempo di contratti? «Potenzialmente... Ma ci vuole tempo...». Autonomia contrattuale per la dirigenza medica? «Resta la nostra bandiera». Comma 566? «Un grave errore, va riscritto fin dall’incipit. Per legge e affidandosi al contratto». Per inciso, a proposito del comma 566: «Non si può procedere con un cadavere in mezzo alla casa». Più chiaro di così.

Costantino Troise, l’estate come ormai è consuetudine ha portato ancora una volta cattive nuove per la sanità. Alla voce “tagli”, tanto per cambiare. E la sensazione è che neppure sia ancora finita: per l’autunno con la manovra 2016 qualcuno già agita lo spettro di nuovi interventi alle porte. Non faremo belle vacanze, se questa è la prospettiva. Preoccupato?

Sarebbe difficile capire i termini di un eventuale nuovo intervento a carico della sanità pubblica. C’è un limite, anzi già è stato abbondantemente superato, al di là del quale il solo risultato è di compromettere gravemente la qualità delle cure. Lo ha appena detto a chiare lettere la commissione Sanità del Senato, mi pare. Una voce autorevole, guardi, che ha rivendicato con forza interventi non più mirati su tagli continui e lineari come è accaduto a piene mani in tutti questi anni. Da troppi anni ormai.

Certo la commissione del Senato dice che va cambiata rotta: ma siamo sicuri che sarà così?

Sicuri no, assolutamente. Anche se andranno osservati bene i dati macroeconomici, che sono ancora preoccupanti. Ma è davvero difficile immaginare dove poter intervenire ancora se non cambiando la natura del sistema, mettendo le mani in quell’universalismo selettivo di cui ogni tanto parla la ministra Lorenzin, con prestazioni che verrebbero messe al di fuori dell’universalismo e della gratuità. Un salto nel buio pericoloso, che tra l’altro non garantirebbe risparmi immediati, oltre a stravolgere la natura del Ssn. Ricordiamolo sempre, lo ricordi chi dovrà decidere, è stato tagliato di tutto, dappertutto: personale, ospedali, beni e servizi, la farmaceutica. E la gente ha pagato anche con meno assistenza.

Un saccheggio, vuol dire?

Siamo ai limiti del saccheggio. Il saccheggio finale, voglio dire. Non c’è più spazio per altri colpi di mano: per questo dico che l’unico colpo possibile ormai sarebbe quello di taglieggiare definitivamente l’universalità del sistema sanitario. Il taglio da 2,3 mld dell’Intesa Governo-Regioni d’altra parte vale per tre anni, fino al 2017. Abbiamo già dato. Troppo. Basta così.

Si attendono i nuovi Lea...

Ecco: il ritardo sui Lea fa insospettire. Se riformati, avrebbero dovuto rimettere in assetto l’intero sistema delle prestazioni. Invece non vedono la luce. Credo che qualcuno voglia metterci mano per riparametrarli. Al ribasso, naturalmente. Per risparmiare. Altro che universalismo.

La ministra Lorenzin continua a parlare di interventi sui Fondi integrativi.

È possibile che ci sia un disegno del genere. Ma anche in questo caso, sia chiaro, non ci sarebbero risparmi immediati. E poi, occorrerebbe supportarli fiscalmente, i Fondi integrativi, e sarebbe in ogni caso un costo. Senza dire che dovremmo capire quali prestazioni vanno a sostituire o integrare. Non sono interventi che fanno cassa nell’immediato.

Al Sud si va di male in peggio...

Anche per questo pensare a nuovi colpi di machete è impensabile. Pensare a nuovi interventi nelle Regioni in piano di rientro vorrebbe dire affossarle definitivamente. Si aprirebbe uno scenario greco, altro che azzerare quei minimi risultati raggiunti a caro prezzo. Io spero e voglio credere che che bastino i risparmi già ora previsti.

Con gli standard sarà il collasso negli ospedali?

Gli standard sono già stati anticipati nella stragrande maggioranza delle Regioni con tagli di posti letto, e il risultato di asfissiare i pronto soccorso, di non poter ricoverare, di allungare le attese, di ridurre la qualità dell’assistenza. E con i tagli alle progressioni di carriera dei medici, che producono risparmi risibili ma che intanto hanno l’effetto di colpire personale già fortemente demotivato. Mi sembra che i danni degli standard sono già stati in larga parte anticipati. Adesso la Toscana si prepara a tagliare anche il personale pensando a forme di esuberi tutti da verificare, con una corsa al gigantismo istituzionale e alla creazione di maxi-aziende, che poi sarebbero un pretesto, senza capo né coda, per ridurre il personale.

Mi par di capire che le maxi-Asl non sono esattamente quel che più vorrebbe dalla vita...

Credo che ci sia un limite al gigantismo oltre il quale il danno supera il beneficio. Le reti cliniche non possono essere estese all’infinito sul territorio altrimenti si perdono le relazioni tra i professionisti. È un errore gravissimo. Una rete clinica in un territorio enorme perde in rapidità, capacità di intervento ma anche di controllo e di qualità del sistema.

Intanto si apre la stagione contrattuale. O forse no?

Potenzialmente è aperta. L’ha detto la Consulta che il blocco viola la Costituzione. Di qui a pensare che la stagione contrattuale si apra con rapidità, però, ce ne corre. C’è l’ostacolo delle aree contrattuali, e il Governo non sa come uscirne. Formalmente la stagione si aprirà anche quando le Regioni avranno messo uno dopo l’altro i loro tasselli: comitato di settore, la commissione salute, i vertici rappresentativi. Ma i tempi non saranno brevissimi. C’è da aspettare per una formale ed effettiva apertura della stagione contrattuale vera e propria.

Immagino che il sindacato non starà lì a girarsi i pollici, intanto. Ad esempio, terrete alta la bandiera dell’autonomia contrattuale?

Per noi è una questione irrinunciabile. La specificità del settore richiede per forza un ruolo proprio. E d’altra parte se lo stesso Ddl Madia riconosce che la dirigenza medica non fa parte del ruolo unico della dirigenza regionale, vorrà pur dire qualcosa. È inevitabile a questo punto che debba corrispondere un’area contrattuale autonoma per la dirigenza medica.

In un percorso di unità sindacale tra le sigle mediche?

Al momento stiamo lavorando per mettere insieme qualche azione autunnale in coincidenza con la legge di stabilità. Alla ripresa dopo l’estate faremo altri incontri e decideremo la strategia.

Autunno agitato…

Questo non lo so. Certo, dire #stai sereno, non me la sento. Io spero che sia un autunno nel segno della sanità e dei professionisti sanitari. Che riporti nell’agenda politica le questioni della sanità, che non sono meno rilevanti di quelle della scuola. Che riattivi corrette relazioni sindacali e metta mano a strumenti contrattuali e ci dia modo di governare il sistema riducendo gli sprechi e migliorando qualità ed efficienza.

E che magari mandi in soffitta l’ormai mitico comma 566 sulle competenze....

La nostra posizione sul punto è chiarissima: il comma 566 è stato un boomerang e un fulmine a ciel sereno. Va cambiato l’incipit, va modificato, non è accettabile una revisione al ribasso delle competenze dei medici. Va affrontato un ragionamento a tutto tondo su quelle che sono le relazioni tra le professioni sanitarie all’interno di modelli organizzativi di lavoro. Anche per questi aspetti i contratti possono essere lo strumento più adatto e più rapido. Ferma restando la necessità della modifica legislativa di una norma sbagliata. Va fatta assolutamente, non si può procedere con un cadavere in mezzo alla casa.


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