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Spesa sanitaria regionale: per la Corte dei conti è cresciuta (+2,9%), ma i pagamenti ai fornitori restano indietro

di L.Va.

Anche nel biennio 2013-14 la spesa sanitaria sostenuta dalle Regioni è cresciuta del 2,9% rispetto ai valori raggiunti nel biennio precedente. Lo dice la Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, nella relazione sugli Andamenti delle finanza territoriale del 2014 . Il motivo di questo aumento è da ricercarsi nelle anticipazioni di liquidità ottenute per il pagamento dei debiti commerciali accumulati dai rispettivi enti sanitari: l’incremento risulta, tuttavia, inferiore all’entità delle risorse finanziare trasferite dallo Stato a tale scopo.

Analogamente, anche gli enti sanitari incrementano gli incassi complessivi, senza un aumento in misura corrispondente dei relativi pagamenti ai fornitori, con conseguente formazione di disponibilità liquide per 2,8 miliardi, al netto delle anticipazioni di tesoreria. Significative riduzioni di pagamenti, inoltre, si registrano in materia di personale (-2,77% rispetto al 2013 e - 5,75% rispetto al 2011).

La relazione espone unitariamente i dati di cassa dell'esercizio 2014 della finanza regionale e comunale, posti a raffronto con i risultati del triennio precedente e con gli esiti del monitoraggio sul Patto di stabilità interno, così da offrire una visione d'insieme degli effetti finanziari e delle problematiche che hanno interessato i due comparti. Non sono trattate le Province.

I giudici affrontano i nodi problematici che contrassegnano i rapporti tra il disegno politico-istituzionale di revisione del sistema fiscale locale ed il progetto di federalismo avviato nello scorso decennio, segnalando i rischi connessi al riassetto istituzionale in corso e i possibili riflessi sugli equilibri economici delle Autonomie territoriali.
Per il 2014, i vincoli del Patto di stabilità sono stati rispettati da tutte le Regioni, con l’eccezione della Regione Lazio, che ha superato il proprio tetto di spesa di 977 milioni, nell’intento dichiarato di favorire il più sollecito pagamento dei debiti pregressi e la ripresa economica e produttiva del territorio.

La gestione sanitaria
Entrando nel vivo della spesa per la gestione sanitaria, i magistrati contabili evidenziano il ruolo delle Regioni che ricoprono, come si legge nel testo: «Una funzione di mero trasferimento di risorse agli enti del servizio sanitario, che in concreto realizzano il servizio». Sempre in relazione agli enti sanitari del Lazio, «una quota consistente della spesa sanitaria territoriale viene gestita direttamente», mentre nella Regione Campania «opera una centrale di committenza». In questi due casi, i dati rilevati dal Siope, non essendo pienamente esaustivi, sono stati integrati con una ricostruzione del valore dei flussi non immediatamente imputabili agli enti sanitari.

Nel biennio 2013/2014, le Regioni (la cui spesa sanitaria, come accennato, essenzialmente è caratterizzata da trasferimenti e solo da una minima parte di gestione diretta), grazie alle anticipazioni di liquidità incassate per il pagamento dei debiti commerciali accumulati dai rispettivi enti sanitari, «incrementano sensibilmente i pagamenti, che, pari a 109,2 miliardi nel 2011, ascendono a circa 113 miliardi in ciascun anno del biennio 2013/2014 (con un incremento, nel 2014, del 3,58% rispetto al 2011)».

Tuttavia, la Corte osserva che l’incremento «è comunque inferiore all'entità delle risorse finanziare trasferite dallo Stato».
Sul fronte degli enti dei servizi sanitari regionali, invece, nel quadriennio 2011-14 crescono gli incassi complessivi (da 118,5 a 124,9 miliardi, ossia +5,4% nel 2014 rispetto al 2011), ma contestualmente non i pagamenti complessivi (che, nel 2014, decrescono del 2,12% rispetto al 2013).

Nel 2014, la gestione di cassa degli enti sanitari ha generato liquidità per 2,8 miliardi, e tale dato potrebbe essere letto sia come il riflesso delle economie di spesa generate dalle manovre finanziarie correttive decise a livello centrale e regionale, sia come il segnale del riformarsi di nuovi ritardi nei tempi di pagamento dei fornitori; infatti, nello scorso anno, mentre i costi relativi agli acquisti di beni e servizi, secondo i dati di conto economico, hanno registrato un incremento rispetto al 2013 (+2,5%; cfr. il “Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica” approvato con delibera n. 8/2015 dalle Sezioni Riunite in sede di controllo ), i pagamenti decrescono dell'1,82%. In parte, la situazione potrebbe essere stata determinata dal fatto che una quota delle anticipazioni di liquidità è stata trasferita alla fine del 2014, con impossibilità di spesa entro la fine dell'anno.

Peraltro, sottolinea il report «questa voce di spesa aumenta dell'8,86% rispetto al 2011. I pagamenti delle Regioni in piano di rientro si riducono rispetto al 2013 dell'1,79% (contro il -1,84% delle Regioni non in piano), ma restano superiori a quelli del 2011 del 14,4% (contro il +5,08% delle Regioni non in piano)».

Beni e servizi
Nel capitolo dedicato ai beni e servizi, la Corte contabile evidenzia che tra inizio e fine periodo il Nord-ovest consegue l'incremento più contenuto (nel 2014, +3,34% rispetto al 2011), mentre le Regioni centrali registrano quello relativamente più alto (+13,55% rispetto al 2011), seguite da quelle meridionali (+13,18%). Rispetto al 2013, peraltro, è solo l'Italia centrale che evidenzia un aumento di spesa (+14,6%), mentre tutte le altre aree segnano variazioni negative. Riduzioni di spesa significative sono state riportate nei pagamenti per il personale (nel 2014, -5,75% rispetto al 2011). Per i pagamenti pro capite per spesa corrente nel 2014 si registra un valore nazionale medio (1.938,26 euro) inferiore sia a quello del 2013 (2.016,62 euro) che del 2012 (1.981,65 euro), ma superiore a quello del 2011 (1.877,80 euro).


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