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Pensioni, oggi scatta il rimborso: arretrati liquidati per gli assegni da 1.400 a 2.800 euro

Arrivano gli arretrati, ma non per tutti. L'Inca, il patronato della Cgil, in una nota diffusa per fare chiarezza e rispondere così alle numerose richieste ricevute nelle ultime settimane, spiega che gli arretrati «saranno calcolati per fascia, e non saranno per tutti». In particolare, la nota del patronato spiega che «i pensionati italiani che nel 2011 e nel 2012 hanno percepito trattamenti pensionistici compresi fra 3 e 6 volte il minimo, riceveranno automaticamente dall'Inps i rimborsi per gli arretrati e otterranno la rivalutazione della loro pensione mensile a partire dalla rata in pagamento ad agosto 2015 e infine un'ulteriore rivalutazione dell'importo mensile a partire dal 1 gennaio 2016».

Chi riceverà l'aumento
«In sintesi -continua l'Inca- i destinatari sono coloro che hanno percepito nel 2011 pensioni comprese tra 1.405,05 euro e 2.810,10 euro lordi e nel 2012 tra 1.443,00 euro e 2.886,00 euro lordi; coloro che hanno avuto importi inferiori non hanno diritto a nulla perché le loro pensioni non hanno subito il blocco». Lo stesso vale, naturalmente, per gli importi superiori.

Esempio di calcolo per pensioni fino a 1.500 euro lordi
Ecco un esempio di calcolo tratto da una circolare dell'Inps. Le pensioni superiori a 3 volte il minimo e pari o inferiori a 4 volte il minimo, fino dunque a 1500 euro, percepiranno dal 1 agosto una rivalutazione complessiva una tantum - calcolando gli arretrati 2012-2015 - di 796,27 euro. In particolare saranno restituiti 210,6 euro per il 2012 e 447,2 per il 2013. Per il 2014 e 2015, invece, la restituzione sarà pari rispettivamente a 89,96 euro e 48,51 euro.

La decisione del governo Renzi
Ecco come è stata definita la platea degli aventi diritto. Il governo Renzi ha deciso di attuare la sentenza della Corte Costituzionale «rivalutando parzialmente le pensioni comprese tra 3 e 6 volte il minimo ed escludendo tutte quelle di importo superiore, riducendo in maniera drastica l'onere finanziario a carico dello Stato che sarebbe derivato dall'applicazione integrale della sentenza, che era ipotizzato con importi superiori ai 20 miliardi di euro: l'onere reale risulterà invece inferiore ai 2 miliardi di euro», spiega sempre l'Inca.

Divisione in tre fasce per garantire i redditi più bassi
Il governo ha inoltre disposto che sia gli arretrati che le rivalutazioni dell'importo mensile vengano conteggiati in tre distinte fasce: fra 3 e 4 volte il minimo, fra 4 e 5 volte il minimo e tra 5 e 6 volte il minimo, con l'applicazione di percentuali di rivalutazione decrescenti al crescere della fascia, garantendo quindi in misura maggiore i redditi più bassi. In virtù di questo meccanismo, quindi, «per le pensioni che si avvicinano alle fasce più alta e cioè 6 volte il minimo, spesso l'importo della rivalutazione può essere considerato irrisorio», aggiunge il patronato.

Reintegro al 100% solo per pensioni fino a 3 volte il minimo
Andando nel dettaglio di quanto previsto dal decreto, per il 2012 e 2013, percepiranno un reintegro del 100% tutti i trattamenti di importo complessivo fino a tre volte il minimo; il reintegro scende al 40% per gli assegni superiori a 3 volte il minimo e fino a 4 volte; del 20% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo; del 10% per quelli tra 5 e 6 volte il minimo. Per il 2014 e il 2015 invece la rivalutazione sarà riconosciuta a partire dalle pensioni superiori a 3 volte il minimo e fino a 6 volte e sarà pari al 20% della percentuale assegnata per ogni fascia di reddito per gli anni 2012-2013.

Rimborsi anche agli eredi
Anche gli eredi avranno diritto ai rimborsi delle pensioni superiori a 3 volte il minimo. L'Inps precisa infatti che i pagamenti riguarderanno «anche le pensioni che al momento della lavorazione risulteranno eliminate». «Il pagamento delle spettanze agli aventi titolo - si legge - sarà effettuato a domanda nei limiti della prescrizione». In sostanza basterà presentare una domanda all'Inps prima che scatti la prescrizione.

La delusione degli “esclusi”
«Sappiamo che molti pensionati sono rimasti delusi per essere stati esclusi, altri invece si dichiarano insoddisfatti di quanto stanno per ricevere, soprattutto per la scarsa incidenza economica che la rivalutazione avrà a partire da gennaio 2016», sottolinea. «Il Patronato è disponibile in tutte le sue sedi per fornire tutte le informazioni del caso e approfondiremo, dopo la pausa estiva l'ipotesi di eventuali contenziosi a tutela del potere di acquisto delle pensioni, non dimenticando mai i criteri di solidarietà ed equità che hanno sempre guidato il nostro lavoro nella tutela dei diritti individuali», conclude la nota del patronato.

Lo stop alla rivalutazione delle pensioni è incostituzionale
La recente sentenza della Consulta ha annullato, bocciandolo, l'art. 24 del decreto legge 201/2011 in materia di perequazione delle pensioni, ossia la cosiddetta norma Fornero contenuta nel “Salva Italia” varato dal governo Monti. La norma, giudicata incostituzionale, prevedeva che, per il 2012 e 2013 «in considerazione della contingente situazione finanziaria», sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps (circa 1.500 euro lordi) scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita.


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