Dal governo

Nella legge di stabilità più risorse ai ricercatori e alle borse di studio

di Marzio Bartoloni

Un piano da almeno 100 milioni per assumere giovani ricercatori e ringiovanire così le fila degli atenei italiani e un’iniezione di risorse per garantire le borse di studio agli studenti che ne hanno diritto quest’anno colpiti pesantemente dal giro di vite del nuovo Isee. In cantiere, sempre se ci sarà il via libera dell’Economia, anche un recupero di almeno parte dei tagli degli anni passati, eredità dell’era Tremonti, al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) dell’università che oggi arriva a malapena ai 7 miliardi complessivi dopo che negli ultimi sette anni ha perso il 15% della sua dote. Sono queste alcune delle misure allo studio al ministero guidato da Stefania Giannini che dopo aver condotto in porto, con il rischio più volte di affondare, la riforma della “Buona scuola” ora vuole far partire un pacchetto di norme per gli atenei.

Le misure nella legge di stabilità. Non ci sarà però un provvedimento “Buona università”, a ospitare le misure allo studio sarà la legge di stabilità a cui stanno lavorando in questi giorni i tecnici del Miur. Il piano straordinario di assunzione dei ricercatori, che dovrebbe avvenire per chiamata diretta, dovrebbe durare più anni (cominciando subito con una prima dote da 100 milioni). Più o meno della stessa entità potrebbe essere l’intervento per garantire al meglio il diritto allo studio, visto che oggi decine di migliaia di studenti universitari che avrebbero diritto a una borsa di studio avendone tutti i requisiti ne restano sprovvisti per l’insufficienza delle risorse. Quest’anno si è aggiunta anche la scure del nuovo Isee che, a causa di requisiti più stringenti nel calcolo dei redditi, potrebbe escludere dalla borsa fino al 10% dei beneficiari dell’anno scorso. Un fronte, questo del diritto allo studio, che aspetta da oltre due anni la definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni che dovrebbero garantire un’uniformità a livello nazionale dei servizi in favore degli studenti: il tavolo per la loro scrittura dovrebbe partire a giorni e la loro stesura dovrà anche coordinarsi con la riforma costituzionale all’esame del Parlamento visto che il Ddl Boschi riaccentra in parte allo Stato le competenze sul diritto allo studio. Ma il ministero, se ci saranno le condizioni, tenterà anche di recuperare parte delle risorse sottratte alle università per effetto dei tagli dell’ex ministro dell’Economia Tremonti spalmati in più anni: si tratta di 150 milioni del 2014 e 50 milioni di quest’anno (l’anno scorso la legge di stabilità sterilizzò quasi tutto il taglio).

L’attenzione alle richieste degli atenei. Fin qui il cantiere della manovra a cui si potrebbero aggiungere altri capitoli che arriveranno anche dalle nuove giornate di ascolto del mondo dell’università e della ricerca organizzate a Udine dal Pd il prossimo 2 e 3 ottobre. «L'obiettivo - spiega Francesca Puglisi, responsabile scuola Pd - è far emergere nodi e soluzioni: dall'eccessiva burocrazia che lega le mani ad atenei ed enti di ricerca al tema della precarietà dei ricercatori che la riforma Gelmini ha fatto aumentare, saremo a Udine per sentire la voce dei diretti interessati per poi inserire nella legge di stabilità le possibili contromisure». Nel mirino potrebbero finire le procedure troppo complesse per gli acquisti mutuate dalle altre Pa o quelle per le assunzioni (i “punti organico”) fino alla divisione tra ricercatori di tipo a (gli unici che poi possono accedere alla docenza) e quelli di tipo b - la stragrande maggioranza - condannati a un'eterna precarietà.
«L'università italiana, dopo anni di tagli ai finanziamenti pubblici, di calo del numero di studenti, di riduzione del numero di ricercatori, di blocco di tutti i contratti, si trova in una situazione critica e chiede al governo un forte segnale di svolta», avverte il presidente dei rettori italiani Stefano Paleari che il prossimo 23 settembre dovrebbe essere sostituito alla guida della Crui dal Magnifico della Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi. «La mia sensazione, e lo dico da presidente uscente della Crui - aggiunge Paleari - è che il sistema, così, non regga più. Non servono operazioni di maquillage, né sono sufficienti provvedimenti, assai utili peraltro, di semplificazione delle procedure, e di restituzione di autonomia agli atenei. Ripeto quello che in questi anni abbiamo affermato come priorità. Più ricerca e più giovani, più studenti e più diritto allo studio. Risorse vere, e non giri contabili, da assegnare a chi merita: sia a chi merita di studiare, sia a chi merita di fare ricerca».


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