Dal governo

Inappropriatezza prescrittiva, 48 ore ai sindacati per esprimersi sulle 208 prestazioni

di Barbara Gobbi

S
24 Esclusivo per Sanità24

Camici bianchi sulle barricate dopo l’incontro in cui la ministra Lorenzin ha consegnato la bozza di Dm che imbriglia la libertà prescrittiva nel nome dell’appropriatezza. I medici hanno 24-48 ore di tempo per esprimersi sull’intera documentazione, che nel complesso include una lista di 208 prestazioni, il parere non vincolante del Consiglio superiore di Sanità, la lista delle prestazioni odontoiatriche e un doppio allegato sulla genetica. Al più presto la documentazione sarà inviata dal ministero al vaglio della Conferenza Stato-Regioni.

In larga parte critici i sindacati che hanno partecipato alla riunione, a partire da Silvestro Scotti (Fimmg): «Nel tempo strettissimo in cui ci si richiede di esprimerci inviando una mail all’indirizzo del ministero, ci limiteremo a fare le nostre considerazioni sul mero aspetto scientifico dell’intero pacchetto. Quello, del resto, su cui si è espresso favorevolmente pure se con qualche osservazione il Consiglio superiore di Sanità, che si assumerà la responsabilità delle scelte di erogabilità e appropriatezza che ha validato . Il ministero tace sul nocciolo della questione, che è il tema della responsabilità patrimoniale in capo ai medici che non si attengano all’elenco. Non si considera, poi, che a “rispondere” e a “pagare”, davanti alla Corte dei conti, saranno essenzialmente i medici di medicina generale. E non è giusto». Ma le perplessità espresse dalla Fimmg non si fermano qui: «Quali risparmi si otterranno con queste misure? E quanto costerà scovare i medici “cattivi prescrittori” e sanzionarli? Il medico, per definizione, è un buon prescrittoreNon sarebbe meglio investire in meccanismi educativi e formativi. Questo provvedimento - ha concluso Scotti - rientra nella protesta che stiamo preparando nell’ambito della mobilitazione indetta dalla Federazione degli ordini dei medici Fnomceo?».

Per Massimo Cozza (Fp-Cgil Medici), i sindacati medici «hanno espresso perplessità e contrarietà soprattutto relativamente alla volontà di prevedere una sanzione pecuniaria per i medici che non dovessero rispettare i criteri di appropriatezza che saranno definiti dal decreto ai fini della prescrizione degli esami». Si tratta «di un meccanismo che rischia di rompere il rapporto tra medici e cittadini». Contrarietà, ha detto Cozza, «anche perché i cittadini dovranno pagare di tasca propria varie prestazioni in determinate situazioni». Altre criticità sollevate, ha proseguito, «riguardano poi il fatto che le prestazioni prese in considerazione sono relative ai vecchi Livelli essenziali di assistenza che risalgono al 1996». Dubbi pure in merito ai criteri in base ai quali le Regioni saranno chiamate a garantire un’applicazione omogenea dei nuovi criteri di appropriatezza su tutto il territorio. Durante l’incontro - ha concluso Cozza - la ministra Lorenzin ha comunque assicurato che i nuovi Livelli essenziali di assistenza saranno approvato entro l’anno, mentre con la legge di Stabilità si arriverà ad una normativa sulla colpa medica».

«Il punto debole del decreto ministeriale della Lorenzin - spiega il presidente nazionale di Anaao Assomed Domenico Iscaro - è che mette in moto un meccanismo, quello sanzionatorio rispetto alle prescrizioni cosidette “inappropriate”, che oltre a spaventare il medico e farlo lavorare male, creano un danno al malato che vedendosi negare la Tac o l’esame rinuncerà a curarsi del tutto o andrà nel privato. Così salta il delicato e fondamentale rapporto paziente-medico». E continua: «Abbiamo fatto presente al ministro che nessun medico si sogna di contestare l’appropriatezza ma è il metodo che non accettiamo, ovvero realizzare questo passo con un atto amministrativo». Quindi secondo l’Anaao si «rischia di fare una grande confusione e trasferire sulla spalle dei pazienti più deboli il peso di alcune scelte», conclude.

Contrari alla stessa logica del provvedimento anche i medici dello Smi. La segretaria nazionale Mirella Triozzi è tranchante: «Se la premessa è sbagliata, le conclusioni non possono che essere sbagliate. La lotta all’inappropriatezza deve avere come obiettivo la fonte principale di sprechi, che è la disorganizzazione dei servizi, causa di ricoveri ed esami inutili.
Non ci sottrarremo a fare delle osservazioni al documento consegnato dal ministro Lorenzin oggi, ma la nostra richiesta sarà chiara: no alla “black list” sulle prestazioni, così come sui farmaci, scelte come questa producono conflitti con i pazienti, creano confusione, possibili abusi interpretativi da parte delle aziende sanitarie e delle regioni, quindi un forte contenzioso amministrativo e, spesso giudiziario. I medici devono poter continuare a poter fare il proprio lavoro, liberamente. Senza ricatti, senza essere sotto la minaccia di una ritorsione economica. Al Governo, invece, spetta l’onere di definire l’erogabilità delle prestazioni, deve avere il coraggio di dire la verità, di dire ai cittadini che da domani dovranno pagare ciò che fino ad ora hanno avuto gratuitamente. Così, invece, è un modo 'ipocrita' e dissimulato di tagliare servizi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA