Dal governo

Venturi (capofila assessori) a tutto campo: «Tagli? Sono fermo a 113mld. Appropriatezza? Bene Lorenzin. Farmaci? Vogliamo due tetti. Contratti? È una pentola a pressione»

di Barbara Gobbi

Appropriati sempre, ma “pacta sunt servanda”. Altrimenti, si rivedono le carte in tavola.Sergio Venturi,neo coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, medico prestato a una lunga carriera da manager in Emilia Romagna, in questa intervista esclusiva fa il punto sui temi caldi per il Ssn, tra appropriatezza e probabili sforbiciate alle risorse promesse.

Sergio Venturi, coordinare gli assessori alla Sanità di questi tempi significa più gioie o più dolori?

Né gioie né dolori. È una situazione difficile e come tale va affrontata. Abbiamo contezza del lavoro delicato che ci attende e siamo consapevoli che una parte di questo lavoro spetta a noi, l’altra al Governo. Le Regioni sanno bene che ci sono ancora margini importanti di recupero, in termini di risorse, rispetto a quanto spendiamo in salute. In Emilia Romagna ci siamo mossi da tempo su questa strada, con provvedimenti che non incidono sulla fruizione dei servizi da parte dei cittadini. Penso alle centrali uniche d’acquisto, ai laboratori centralizzati, alla gestione del personale. Su questi e su altri fronti alcune Regioni sono più avanti e possono essere di stimolo per le altre: del resto, in un’ottica di costi standard, esercitarsi in appropriatezza tocca a tutti.

Ciò detto, la situazione si preannuncia conflittuale anche tra le Regioni e il Governo, a partire dai nuovi tagli che si profilano per il Fsn e dal Dm Lorenzin sull’appropriatezza...

Sui tagli, al momento esiste una posizione condivisa: il Patto per la salute, sottoscritto da tutte le Regioni, fissava tre scalini di crescita. Il primo è saltato, ma per il 2016 l’intesa con il governo prevede un incremento per il 2016 di oltre 3 miliardi di euro.

Quindi questa cifra non si tocca?

È quanto abbiamo sottoscritto liberamente tra le parti e io sono fermo lì: nessuno mi ha ancora detto che le condizioni sono mutate. Certo, ci sarebbe da discutere se per il secondo anno di fila, e dopo pochi mesi, si cambiassero di nuovo le carte in tavola. Anche all’interno delle Regioni si aprirebbe una spaccatura definitiva. Oggi l’unica voce contraria, rispettabilissima, è quella del Veneto sul Dm appropriatezza.

Quindi la manovra sull’appropriatezza non è un errore?

L’abbiamo concordata insieme al governo nel Dl Enti locali: discutiamo di appropriatezza da tempo, perché siamo tutti sicuri che una massa di esami a due cifre viene prescritta senza necessità, addirittura con margini di rischio per il paziente. Sono 15 anni che parliamo di appropriatezza, riservando a questo tema un approccio squisitamente culturale. Se in 15 anni ben poco è cambiato, ben venga la lista delle 208 prestazioni.

Quale messaggio dare ai medici?

Tutte le posizioni contrarie, anche le più dure, partono dal presupposto che il tema “c’è tutto”. Allora io dico: lavoriamo insieme per affrontarlo. Del resto, se è vero che quell’elenco è stato concordato con le società scientifiche e validato dal Consiglio superiore di Sanità, ai sindacati che si oppongono va soprattutto garantito, come chiedono e come si sta facendo, che si affronti il tema della colpa medica al più presto. Poi, bisogna spiegare ai medici e ai cittadini che, nel contrasto alle prescrizioni inappropriate, ci stiamo finalmente muovendo in una direzione già intrapresa, da anni e in maniera molto più netta, da altri Paesi. Chi abbia a cuore il mantenimento del nostro sistema universalistico, che spende poco con esiti di salute rilevanti, deve essere consapevole che è giunto il momento di affrontare anche temi che fino ad alcuni anni fa, quando erano anche disponibili più risorse, si ponevano con minor forza.

I medici si acconteranno della nuova legge sulla responsabilità professionale o chiederanno anche il rinnovo dei contratti?

In questo momento pesa la discussione sulla manovra. E si sommano i rinnovi del contratto del comparto, della dirigenza e le convenzioni, e nulla sarà a costo zero. Dopo sei anni la bottiglia dei contratti è sottoposta, a forza di scuoterla, a una bella pressione. Il tappo sta per esplodere.

Inciderà anche la nomina del nuovo Comitato di settore...

Un’indicazione assolutamente unanime e nel segno della continuità, perché l’assessore Garavaglia è uno dei pochi membri transitati dal Comitato uscente. Del resto, non è la prima volta che un assessore che si occupa di conti presiede il Comitato.

Ma i medici di medicina generale devono star tranquilli?

Sì, se sono consapevoli di essere parte del Servizio sanitario nazionale e quindi di quelli regionali. La volontà di valorizzare il medico di famiglia c’è tutta, ma chi si chiama fuori è fuori. I Mmg hanno siglato ormai molto tempo fa un accordo che prevede che lavorino insieme, come del resto accade in tutte le professioni e anche tra gli ospedalieri. E allora anche il Mmg deve potersi confrontare, per determinare un valore aggiunto, con professionisti competenti in altri ambiti.

Quindi si riparte dalla legge Balduzzi?

Si riparte da lì e, se ci sarà la volontà di andare in quella direzione, procederemo, molto velocemente. In caso contrario, va detto: i modelli arcaici non ci interessano.

Torniamo ai rapporti con il Governo. Per Aifa e Agenas sono in ballo presidenza e direzione...

Il presidente Chiamparino ha chiesto da mesi un incontro alla ministra su questi temi: lo riproporremo. Prima ancora delle nomine ci interessa capire e condividere gli indirizzi generali di governance, anche perché le due Agenzie sono, per così dire, nostre partecipate.

Passiamo ai farmaci, dove si sta chiudendo la partita governance, tetti e payback.

Ci si sta orientando verso la posizione delle Regioni, che prevede due tetti, per territoriale e ospedaliera. Rispetto all’entità complessiva del tetto e sulla sua suddivisione, l’accordo sembra in dirittura d’arrivo.

Sul fronte “spending”, il commissario Gutgeld sta lavorando a piani di rientro per gli ospedali-azienda... misura da lei già attuata come Dg del Sant’Orsola.

Dentro centinaia di milioni di bilancio di un ospedale-azienda esistono grandi margini di miglioramento: penso che questa operazione vada fatta, perché se ne ricavano significativi risparmi. E se ci sono obiettivi, è giusto anche immaginare sanzioni, così come si è fatto per le Regioni in Piano di rientro. Detto questo, bisogna mettersi d’accordo sui criteri utilizzati.

Su tutti questi temi aleggia il Patto per la salute, ancora all’anno zero. Secondo Lorenzin, sono le Regioni a tenerlo fermo, a partire dai Lea.

Proprio sui Lea, il nostro tavolo tecnico dovrà continuare a lavorare con il ministero. La cifra di 400 milioni di risparmi preventivata dalla Salute, intanto, va capita bene: come sistemi sanitari pubblici abbiamo costi fissi, che non sono eliminabili cancellando o sostituendo determinate prestazioni con altre. Non siamo un sistema privato.

Ma del “Patto”, che se ne fa? Neanche le cifre ci sono più...

Le cifre erano la base, che per il 2015 è cambiata e proprio per questo la Conferenza ha chiesto di ridiscutere il Patto. Abbiamo perso il primo gradino di aumento, vediamo di non perdere anche il secondo.


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