Dal governo

Inappropriatezza/ Lorenzin: «Cerchiamo una strada condivisa ma non si torna indietro»

La ministra della Salute torna sul tema che tiene banco in queste settimane: la bozza di Dm che detta la linea prescrittiva su 208 prestazioni altrimenti inappropriate. E avverte: «Diamo la caccia solo ad abusi e sprechi». «Per i cittadini - ha di nuovo spiegato questa mattina ai microfoni Rai - dopo questo decreto non cambierà assolutamente nulla. Il loro rapporto con il medico, e quindi con le cure e gli screening necessari alla loro salute, resterà inalterato. A non essere più eseguiti saranno soltanto gli esami che non servono al paziente e costituiscono fonte di sprechi e abusi».

Poi Lorenzin invoca l’altolà alla «disinformazione»: «C’è stata disinformazione su questo punto e mi dispiace moltissimo perché sulla pelle, sulla salute dei cittadini non si scherza. Questo decreto combatte gli abusi che, sommati fra loro, vanno a costituire la cifra di 13 miliardi di euro, una cifra talmente elevata che certo non basterà un anno per riportarla sotto controllo. Non esistono 208 esami cancellati. Sono esami che verranno effettuati solo laddove ne esista davvero la necessità». E via con gli esempi: «Per dire - ha sottolineato la titolare della Salute - se ho il mal di gola, non chiedo al medico di farmi fare una tac. Ma sia chiaro: se il medico ritiene che un’analisi debba essere fatta per valutare meglio le condizioni del paziente, oppure se questa stessa può essere utile per prevenire una malattia, la prescrive e non deve giustificarsi con nessuno. Noi combattiamo solo gli sprechi».

Insomma, ha poi aggiunto il ministro in serata ospite alla trasmissione di RaiUno Porta a Porta «il tema dell’appropriatezza va affrontato e lo possiamo fare soltanto insieme ai medici, altrimenti tra qualche tempo ci troveremo a dover affrontare il problema delle liste d’attesa insostenibili: un’ingiustizia che deriva sia dall'incapacità di programmare bene sul territorio sia da una questione di budget». Quanto alle sanzioni, la ministra della Salute ha detto che «possiamo trovare una strada condivisa, ma non possiamo tornare indietro, perché sarebbe una sconfitta anche per la professione medica».


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