Dal governo

Il federalismo ha tradito il diritto alla salute

di Roberto Turno

Giusto ieri l'Ocse ci ha messo in guardia: spendiamo sotto la media dei Paesi avanzati, un italiano su dieci non cura i denti, siamo al top per obesità infantile, longevi ma in cattiva salute. Aggiungiamo che milioni di italiani ritardano le cure o non si curano affatto perché non possono pagarsele di tasca propria, che le liste d'attesa sono un male endemico in mezzo Stivale, che la corruzione è un vizietto molto di moda nell'universo della sanità. È tra estremi e paradossi che va “letto” il nostro Servizio sanitario nazionale . Con tanto di diritto alla salute tutelato dalla Costituzione , ma tradito nei fatti da ventuno sistemi che viaggiano a ventuno velocità. Con diritti sempre meno uguali per i pazienti e con le regioni che dal Lazio in giù vivono la salute sul bilico del precipizio dei conti e dell'assistenza. Mentre imprese e cittadini, proprio lì, pagano super addizionali e super ticket. Tutto questo, appunto, mentre spendiamo meno che altrove tra i Paesi Ocse.

Paradossi, ma solo apparenti. Che il malsano federalismo voluto nel 2001 e in questi anni pervicacemente inseguito da troppi, a partire dalle regioni, ha reso ancora più acuti. Riducendo a brandelli quell'apparente universalismo che tutti gli ultimi presidenti della Repubblica - da Ciampi a Napolitano fino a Mattarella - hanno ricordato essere una delle più importanti conquiste della nostra Repubblica.
Fatto sta che, proprio a partire dal federalismo, il finanziamento al Ssn è esploso dai 71 mld del 2001 ai 111 mld previsti per il 2016. Ben 40 mld in più in 15 anni: una crescita del 60 e più per cento. Poco, molto? Certo, 111 mld forse non saranno abbastanza, ma la sensazione è che anche 113 mld non sarebbero accettati da chi storce il naso. Quanto non è stato fatto per risparmiare in 15 anni? Di sicuro i conti del federalismo straccione li abbiamo pagati cari. Cittadini, assistiti, imprese. Ma voltare pagina, a questo punto, non può restare un semplice modo di dire. E le regioni, se resteranno tali e quali, sono già ora condannate a pagarne il prezzo. Chi più, chi meno. Sulla sanità, la ragion d'essere a volte fino all'80% dei loro bilanci, si stanno giocando tutto. Bastino o meno quei 111 mld che Renzi ha messo sul piatto con la manovra. È tempo, anzitutto per le regioni dove le cose non vanno da sempre, di cambiare rotta, di mettersi in riga, di cancellare sprechi, ruberie, interessi di casta. Di cacciare davvero gli amministratori incapaci.

Anche perché stiamo correndo più o meno consapevolmente verso un nuovo Welfare. Dove chi ha di più (solo loro?) pagherà di più. Perché se nel 2016 il Ssn sbarcherà il lunario, dal 2017 sarà sempre peggio. Il caso dei farmaci, come quello per l'epatite C, è sintomatico. Ne arriveranno tanti, sempre di più: come li pagherà lo Stato? E come si può pensare di acquistare a un piatto di lenticchie tecnologie decisive? A quel punto, quale sarà il limite della tutela del diritto alla salute?


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