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Servizi per le demenze, ecco la mappa dell’Istituto superiore di sanità

di Licia Caprara

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Quattro milioni di persone. Un dato scarno ma sufficiente a dimensionare il fenomeno demenze nel nostro Paese, che conta 1 milione di malati, mentre gli altri 3 sono i famigliari che se ne fanno carico e sperimentano la fatica quotidiana di viverci accanto. E la sanità pubblica, cosa offre a fronte di questa domanda di salute che incalza e chiede servizi adeguati? Questa e altre risposte arrivano dal Convegno presso l'Istituto Superiore di Sanità sul tema “Il contributo dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze nella gestione integrata dei pazienti”. La finalità è, appunto, documentare quali attività assitenziali e di ricerca vengono comunemente effettuate per assistere i pazienti con demenza e i loro famigliari. A raccontare “chi fa cosa” ci ha pensato una survey condotta dall'Iss per conto del Ministero della Salute, che ha prodotto una mappa dinamica e interattiva, accessibile anche attraverso il sito tematico “Osservatorio demenze”, costantemente aggiornata sull'offerta di servizi sanitari e socio-sanitari dedicati a questa patologia. Si tratta di un sito tematico istituzionale dedicato, nell'ambito del portale dell'Iss, per fornire una comunicazione mirata sull'argomento, e che permette una ricerca per tipo di servizio, regione, indirizzi. Tra le sezioni di particolare interesse, quella dedicata al Piano nazionale demenze e al relativo recepimento a livello regionale, e quella relativa ai servizi per le demenze, di cui vengono forniti gli elenchi. «Per la prima volta è a disposizione delle famiglie e dei decisori politici un dato completo - sottolinea Nicola Vanacore, ricercatore dell'Iss e coordinatore del progetto - che permette ai cittadini di conoscere l'offerta di servizi della propria regione, ma anche a chi ha il compito di programmare, di disporre di informazioni comparative sulle esperienze realizzate in altre realtà. Partendo da una situazione iniziale estremamente frammentata, siamo approdati a uno scenario totalmente inedito, mettendo insieme l'intera filiera delle demenze, che segna un nuovo inizio: anche grazie a questo studio, si aprono opportunità significative per progettare servizi nell'ambito della riattribuzione di responsabilità prevista dal Piano nazionale demenze».

Complessivamente sono state censite 2502 strutture, di cui: 591 Centri per disturbi cognitivi e demenze, (Cdcd) finalizzati alla valutazione, diagnosi e trattamento, destinatari della nota 85 Aifa, che includono anche 59 ambulatori denominati sub Uva; 607 Centri Diurni integrati, strutture socio sanitarie semiresidenziali che accolgono persone con demenze, di cui 307 ubicate nella sola Lombardia; 1304 strutture residenziali, di cui 139 in Lombardia. L'interattività della piattaforma, comunque, consente un aggiornamento costante dei dati, anche grazie alla mail (osservatorio.demenze@iss.it) che i soggetti interessati possono utilizzare per nuovi inserimenti.
La survey ha permesso di andare più a fondo sulle caratteristiche dei Servizi censiti attraverso la distribuzione di questionari: tra i 501 Cdcd presi in esame (sono stati esclusi i sub Uva), 39 sono di tipo universitario, 266 ospedalieri e 196 territoriali. Nel 59,5% sono presenti i neurologi, nel 52.9% i geriatri e nel 18.4% gli psichiatri, e gli psicologi nel 61,1%. Sono aperti uno o due giorni a settimana, con tempi medi di attesa inferiori a un mese nel 28,3% dei casi, da 1 a 3 mesi per il 41,9% e fra 3 e 6 mesi per il 17,6%. Sfora il termine di 6 mesi il 4,6%. E questo per Vanacore è il grande vulnus dei servizi dedicati alle demenze: «Già è grave di per sé che ci siano giorni di apertura così limitati - mette in evidenza - che necessariamente finiscono con il dilatare i tempi di attesa. Ma il fatto che sconcerta è che questo è ormai un dato storico, perché da 15 anni è rimasta sempre la stessa la percentuale di Centri per disturbi cognitivi attivi un solo giorno a settimana. Certo non si può gettare la croce addosso ai colleghi, che dovranno dividersi tra attività di reparto e altro, ma non è accettabile che le Asl e le Regioni possano tollerare questo stato di cose. Abbiamo quindi la speranza che le informazioni accessibili attraverso il nostro Osservatorio demenze possano rappresentare il punto da cui partire per mettere in atto nuove scelte e soprattutto avviare un'attività di programmazione mai perseguita prima». Tornando alla survey, sono stati presi in esame 289 Centri Diurni (dei quali 122 in Lombardia), gestite in minima parte direttamente dal Servizio pubblico, appena 63, mentre i restanti 221 sono in convenzione col Ssn. Quelli pubblici hanno in media 18 posti, di cui 14 riservati a pazienti con demenza, mentre in quelli a gestione accreditata i posti sono 22, con 13 per la demenza. La musica non cambia sul fronte delle strutture residenziali, dove è sempre il privato accreditato che primeggia: tra le 269 strutture censite, 42 sono a gestione diretta del pubblico e 219 in regime di convenzione, con una dotazione rispettivamente di 64 posti (di cui 9 per le demenze) e 100 posti (con riserva di 25).


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