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Rapporto Oasi: il 75% dei macchinari del Ssn è superato

La mancanza di investimenti, 33,7 miliardi di debiti rilevati negli stati patrimoniali delle Aziende e la difficoltà nel fare fronte alle esigenze di 18 milioni di malati cronici sono i nodi al pettine del sistema sanitario nazionale, secondo il Rapporto Oasi 2015, presentato questa mattina alla Bocconi
Il 75% delle attrezzature del sistema sanitario nazionale ha esaurito il proprio ciclo economico (ammortamento concluso) e tecnologico, ma non essendoci denaro per gli investimenti continua a essere utilizzato – anzi, sottoutilizzato, sostengono gli autori del Rapporto Oasi 2015, presentato questa mattina all'Università Bocconi, perché, oltretutto, i macchinari sono troppo capillarmente distribuiti tra i presidi ospedalieri e finiscono per rimanere spenti troppo a lungo.
Se la spesa corrente del sistema sanitario equivale a 1.800 euro l'anno per ogni cittadino italiano, quella per investimenti rimane al palo ed è di soli 60 euro, in un quadro che vede il conto economico chiudersi, per il terzo anno consecutivo, con un lieve avanzo, a discapito di uno stato patrimoniale aggregato delle singole Aziende che denuncia 33,7 miliardi di euro di perdite accumulate a fine 2013.

«Un debito di queste dimensioni», afferma Francesco Longo, che ha curato il Rapporto con Patrizio Armeni, Clara Carbone, Francesco Petracca, Alberto Ricci e Silvia Sommariva, «riesce ad annullare il beneficio del pareggio di bilancio, perché è foriero di ricorsi amministrativi e cause civili, oltre ad assorbire tempo e risorse. Finché non si troverà una soluzione, il sistema è condannato a continuare a gestire il passato anziché il futuro».
La spesa sanitaria pubblica risulta, ormai, sotto controllo. Tra il 2009 e il 2014 è cresciuta al moderatissimo ritmo dello 0,7% l'anno, invertendo una tendenza che l'aveva vista crescere, tra il 2003 e il 2008, del 6% l'anno. Anche considerando un periodo più lungo, dal 1990 al 2014, la crescita media del 4,2% l'anno è inferiore a quella di poste comparabili del bilancio pubblico, come la previdenza (5,2% l'anno). Gli spazi per la razionalizzazione della spesa sembrano davvero esauriti e oggi il sistema ricorre già troppo spesso a tattiche di razionamento (allungamento delle liste d'attesa, riduzione dei budget per i privati accreditati) che vanno a detrimento della sua efficienza.
«La vera sfida del sistema», sostiene ancora Longo, «è una riorganizzazione che gli consenta di fare fronte al cambiamento del quadro epidemiologico, il cui aspetto più dirompente è la crescita della cronicità. Il numero delle unità operative, ospedali in primis, dovrà inevitabilmente essere ridotto, per liberare le risorse necessarie alla cura dei cronici e degli anziani». Alla fine del 2013 i pazienti cronici, in Italia, erano stimabili in 18 milioni, 8 milioni dei quali pluripatologici.

La crescita della cronicità in Italia
Percentuale di italiani che dichiara una patologia

(Confronto dati 2005/2013)

Allergie (2005: 10,7%/ 2013: 13,7%)

Diabete (4,5% / 5,6%)

Ipertensione (13,6%/ 17,3%)

Osteoporosi (5,2% / 7,2%)

Fonte: Elaborazione Oasi su dati Istat

E, invece, gli interventi messi in campo sono di tipo istituzionale e mirano a rivedere i perimetri aziendali piuttosto che a riprogettare i servizi. Dal 2001 al 2015 un incessante processo di merger pubblico ha ridotto il numero delle Aziende da 330 a 244 (-26%) e altre importanti aggregazioni sono in vista, mentre la geografia dei servizi e i processi produttivi del settore si trasformano a un ritmo molto più lento. Le strutture ospedaliere che erogano prestazioni solo per acuti sono ancora 395, il 35% del totale Ssn, e la metà di esse (198) ha meno di 100 posti letto, una soglia al di sotto della quale si rischia di non avere la dotazione strutturale (tecnologia e competenze) e la casistica sufficiente per rispondere in maniera adeguata ai bisogni sanitari.


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