Dal governo

Il Comitato di bioetica: sedazione profonda è trattamento sanitario e non eutanasia

di B.Gob.

Una malattia inguaribile in uno stadio avanzato; la morte imminente, generalmente attesa entro poche ore o pochi giorni; la presenza di uno o più sintomi refrattari o di eventi acuti terminali con sofferenza intollerabile per il paziente; il consenso informato del paziente. Sono queste le condizioni indispensabili, che devono essere presenti contestualmente, per poter attuare la sedazione profonda. O per meglio dire, la “sedazione palliativa profonda continua nell’imminenza della morte”, che consiste nella «somministrazione intenzionale di farmaci, alla dose necessaria richiesta, per ridurre il livello di coscienza fino ad annullarla, allo scopo di alleviare o abolire la percezione di un sintomo refrattario, fisico e/o psichico, altrimenti intollerabile per il paziente, in condizione di imminenza della morte».

Il chiarimento è contenuto nel parere pubblicato dal Comitato nazionale di bioetica su “Sedazione palliativa profonda continua nell’imminenza della morte”, approvato il 29 gennaio scorso (un’astensione e due voti contrari), coordinato e scritto dal presidente vicario Lorenzo d’Avack, in risposta a un quesito dell’onorevole Paola Binetti.

Nelle raccomandazioni finali il Comitato ribadisce che è un diritto fondamentale del morente (adulto o minore) ricevere un adeguato supporto finalizzato al controllo della sofferenza nel rispetto della sua dignità ed «esprime l’auspicio di un’adeguata comunicazione, data anche in tempi anticipati rispetto al progredire della malattia».


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