Dal governo

Saitta: «Ora l’unità d’Italia della salute. Partiamo dalla Convenzione. I medici pubblici hanno ragione. Ma ora stop a ospedali e reparti inutili. E si batte cassa solo se si cancellano gli sprechi»

di Roberto Turno

S
24 Esclusivo per Sanità24

Intervista esclusiva. Realizzare con impegni seri e precisi e senza regali l’“Unità d'Italia della salute”, gettandosi alle spalle anni di slogan pro-federalismo, ma senza neo centralismi. Chiudere ospedali e reparti che non lavorano. E che sono un pericolo per la salute. Avviare subito per prima cosa la convenzione per la medicina generale. Dialogare a tutto campo con i medici pubblici e il personale tutto, che hanno giuste ragioni. La conferma che il Piano nazionale vaccini è a un passo, e che le sanzioni si possono evitare col dialogo. E una sottolineatura: si potrà battere cassa col Governo dopo aver realizzato le misure anti-spreco e di buona gestione. Perché contro gli sprechi non c’è più tempo da perdere.
Così in questa intervista esclusiva Antonino Saitta, assessore in Piemonte e neo capofila di tutti gli assessori regionali alla salute. Nato a Raddusa (Catania), 65 anni e una lunga carriera di presidente della Provincia di Torino, Saitta mette in fila tutti i temi, le gerarchie e il cronoprogramma delle “cose” da aggiustare. «Senza enfasi», dice. Perché «in questi mesi se ne è fatta anche troppa», afferma. A chi si riferisce?

Assessore Saitta, il pentolone del Ssn balla e bolle. Cosa la preoccupa di più?
Certo le preoccupazioni non mancano. Ma il punto di partenza è che non si possono chiudere gli occhi e ignorare che il federalismo andato tanto di moda negli anni passati, ha portato a un Paese spaccato a metà nella sanità. Non possiamo fingere che il problema non esista e che ognuno vada per conto suo. Ci vogliono responsabilità nazionali, non solo regionali. E' questo il grande tema. Quando si parla di nuovo centralismo in sanità - che io badi bene, non condivido - è a causa di questo eccessivo proliferare di modelli e di offerte sanitarie. A questo punto è necessario stabilire regole e comportamenti comuni.

Da dove cominciare?
Secondo me da un confronto tutti insieme, Governo e Regioni, con un rapporto di lealtà. Si dice: partiamo dal Sud. Bene, è vero, il problema esiste. Ma il punto è: con quali modalità superarlo? Credo che serve anche un impegno del Parlamento. Per decidere come, in quanto tempo, con quali impegni veri, riusciamo a ridurre questo divario Nord-Sud frutto del federalismo.

Già, assessore. Ma con quali strumenti farcela?
È chiaro che c’è anche la necessità di strumenti finanziari, di risorse. Mi pare di capire che anche le Regioni del Sud sanno bene ormai che non può esserci più una forma perenne di aiuti. Servono tempi certi in funzione di obiettivi misurabili. Ed evitare la contrapposizione tra Stato e Regioni diventa fondamentale.

Insomma, è tempo di incollare le tessere impazzite del Ssn, con impegni politico precisi e condivisi
Esatto.

Anche rivedendo i piani di rientro?
Può essere una strada. Intanto abbiamo la grande opportunità del Patto della salute. Che, con tutti i limiti, ha il grande valore di essere entrato nel merito delle questioni, di disegnare l’offerta sanitaria sulla base non di un’opinione ma dei bacini, soprattutto degli esiti. Parlo degli ospedali: l’organizzazione ospedaliera non va polverizzata, perché un’eccessiva polverizzazione porta a rischi per la salute. La salute va messa al centro. È chiaro che questo comporta una rivisitazione dell’organizzazione ospedaliera. E se spostiamo l’attenzione dall’organizzazione in quanto tale a un obiettivo di salute per i cittadini, facciamo del bene a tutti. Il servizio pubblico, dalle strutture al personale, va salvaguardato. Ma allo stesso tempo dobbiamo tutti metterci una mano sulla coscienza e ammettere che l’offerta si può declinare in altro modo da oggi. Se ci sono reparti che hanno 50 interventi all’anno, insomma...

Assessore Saitta, c’è una questione medica – dipendente e convenzionato – squadernata sui vostri tavoli. E in genere del personale. Anche in questo caso, non può essere ignorata. Come va affrontata?
Va assolutamente trovata un’intesa con i sindacati. Se uno dei temi di fondo è l’assistenza territoriale in tutte le sue declinazioni riducendo il ruolo dell’ospedale alle fasi acute, è di tutta evidenza che occorre trovare un'intesa con la medicina generale. Questo è il lavoro che dobbiamo fare…

Ma ci sono anche i contratti, con le briciole assegnate dalla manovra, e le priorità poste dai sindacati sul ruolo dei medici e sull’impoverimento del Ssn, che poi si riflette sul loro operato

Certamente. Ma cominciamo a gerarchizzare le questioni. Che sono tante, lo sappiamo, e che non possiamo mettere in un angolo della mente. Con cronoprogramma e impegni previsti.

Impegni comuni, una bella sfida
Da affrontare e da vincere insieme. Veda, vorrei evitare i proclami. Che in questi mesi sono stati anche troppi. Credo siano preferibili i miglioramenti continui a una perfezione in ritardo.

Il Piano vaccini arriverà presto?
Abbiamo dato il parere definitivo, c’è anche quello dell’Economia. Con la condizione di una verifica continua, anche per definirne un’applicazione concreta. Penso che sarà deliberato ina una delle prossime Conferenze.

Con o senza penalità per i medici che non sottostanno agli “obblighi”?
L’importante è un’intesa con i medici. In Piemonte abbiamo una grande copertura vaccinale, senza penalizzazioni.

Sull'appropriatezza, altro flop di questi mesi, siete al lavoro per aggiustare i cocci. Cosa c'è da aspettarsi dal tavolo con Lorenzin, Fnom e Sogei?
L’incontro ha definito le questioni pratiche operative, del tutto risolvibili. Poi è chiaro che i medici pongono un problema ancora diverso. Aver impostato un lavoro con la presenza anche dei medici ha consentito di creare i presupposti per procedere. Ma il tempo corre. Ogni minuto che passa buttiamo via dei soldi che potremmo destinare alla salute dei cittadini.

La soluzione si può trovare nei Lea?
Non so se i nuovi Lea potranno risolvere tutti i problemi. Questo richiede in ogni caso l’intesa con i medici.

Mai più scontri con i medici?
Sarebbe auspicabile. Poi è chiaro che ciascuno deve fare la sua parte e che facciamo i conti con risorse limitate. Sui Lea, credo che ci sarà ancora qualche ingorgo. Ci sono tante aspettative ma sapete bene che gran parte del Fondo 2016 va ai nuovi Lea. Poi è chiaro che va ancora definito il dialogo con le Regioni.

A proposito di fondi: il problema di un aumento delle risorse per i prossimi anni è tutto da risolvere.
Il punto di partenza è la riduzione degli sprechi. E bisogna procedere velocemente, a partire dalla spesa farmaceutica e ospedaliera e dalle gare d’appalto come stiamo facendo in Piemonte. Solo una volta che si è provveduto a mettere in atto queste misure di risparmio e di ottimizzazione, si hanno le carte in regola per avere aumenti di finanziamento.

Sui farmaci la partita è apertissima. Si parla di nuovi tetti, di pay back che cambia, di sconti sui ripiani 2013-2015…
Il tema è soprattutto quello dei farmaci innovativi, che pesa per qualche miliardo tra epatite e neurodegenerativi. Puoi fare tutti i tetti che vuoi, il problema è che farsi carico della spesa coinvolge sia Governo che Regioni e che le risorse necessarie sono poche. Noi la spesa possiamo finanziarla per una parte con le nostre economie, possiamo studiare tutte le modalità tecniche possibili: il fatto vero e ineludibile è che occorrono più risorse.

Che fine hanno fatto o faranno i costi standard? Dopo averli promessi a destra e a manca, sembra che il Governo li abbia mandati in soffitta. Crede che possano essere una carta importante per quella sorta di Unità d’Italia della salute che auspica?
Al di là dei nominalismi – i costi standard sono un concetto che richiama un ben preciso periodo politico - resta il tema dell’uniformità. Il Patto salute declina i temi dei costi standard in termini di strutture, volumi ed esiti. Se declinato in termini di servizi per la popolazione e non in un’accezione meramente economica, è un modo diverso di affrontare il tema della sanità in modo più complesso, ma che risponde agli stessi obiettivi.


© RIPRODUZIONE RISERVATA