Dal governo

Università, calano i fabbisogni formativi per le professioni sanitarie: 1.209 richieste in meno dalle Regioni

di Angelo Mastrillo (Università di Bologna, segretario Conferenza nazionale corsi laurea professioni sanitarie)

Esclusiva. Si è svolta oggi presso il ministero della Salute l'annuale riunione con le Regioni e con le Categorie sui fabbisogni formativi delle 22 professioni sanitarie per il prossimo anno accademico 2016-17.
In parallelo e contemporaneamente le Università stanno inviando, con scadenza entro la fine di questo mese, le “Schede delle risorse” con i rispettivi potenziali formativi.
Prosegue quindi come da tempistica l'iter che si dovrebbe concludere entro il 30 aprile con le decisioni finali della conferenza Stato-Regioni ai fini della determinazione dei posti per ogni Regione e ogni Professione. Seguiranno quindi i lavori del Miur per definire la ripartizione per ogni ateneo e professione, con scadenza entro fine giugno. Sui numeri del fabbisogno, rispetto allo scorso anno non ci sarebbero rilevanti e significative modifiche.

Regioni, richiesta di 26.035 rispetto a 27.244 dello scorso anno, con differenza di -1.209 (-4,4%)
L'anno precedente erano 27.244 rispetto a 28.761, con differenza di -1.517 (-5%).
Categorie, richiesta di 30.694 rispetto a 30.360 dello scorso anno, con differenza di 334 (+1,1%), quasi uguale. L'anno precedente erano 30.360 rispetto a 32.552 con differenza di -2.192 (-6,7%)
Per le Regioni la riduzione maggiore in valori assoluti riguarda infermiere, con -1.277 (-7,6%) dai 15.448 attuali ai 16.725 dello scorso anno. Mentre, al contrario, la categoria Ipasvi con 19.285 aumenta anche se di poco, con appena 695 in più (3,7%).
Invece, l'esubero maggiore si conferma su tecnico di radiologia da parte delle Regioni con +183, pari al +27%, con 853, solo 6 in meno degli 859 dello scorso anno. Mentre la categoria riduce ulteriormente da 737 dello scorso anno agli attuali 670, con differenza di -67, pari al -9%. Per questo, come proposto oggi dalla Federazione Tsrm, si potrebbe ripetere per il ministero della Salute la opportunità non solo di confermare la riduzione dei -50 proposti annualmente dal 2013, ma addirittura di elevarlo a -150, in modo da arrivare a circa 700, che sarebbe comunque superiore ai 670 proposti dalla Ftsrm. La situazione più critica riguarda la Campania dove il locale coordinamento regionale Tsrm ha proposto la riduzione da 110 a 30, mentre la Regione ha inopinatamente confermato 110, un valore chiaramente sproporzionato e ingiustificato sia nel contesto locale che in quello nazionale. Basti pensare che in Lombardia sono 130, come unanimemente concordato dalla Regione con la Categoria e le Università, mentre nel Lazio che ha gli stessi abitanti della Campania, sia Regione che categoria hanno concordato su 70, come lo scorso anno. Neanche è stato considerato dalla Regione Campania che il tasso occupazionale regionale è crollato dal 97% del 2007 all'attuale 31%.
Va evidenziato che questo esubero della Regione Campania riguarda anche tecnico di laboratorio, incidendo peraltro sul contesto nazionale. A fronte della richiesta di 75 da parte della categoria, la Regione ha indicato 120, addirittura con 10 in più dello scorso anno, senza considerare il preoccupante basso livello del tasso occupazionale del 34% rispetto a quello nazionale del 39%. La differenza nazionale per i tecnici di laboratorio è di 121, pari al +18% con gli 803 delle Regioni rispetto ai 682 della Categoria, che nell'incontro di oggi ha proposto al Ministero della Salute di recepire una riduzione del -5%.
Analogo esubero riguarda i tecnici di neurofisiopatologia, con 136 delle Regioni rispetto ai 110 della categoria, con differenza di 26 (+24%). A determinare l'esubero sono sia i 5 del Friuli che, soprattutto, i 20 chiesti dalla Regione Calabria, nonostante il suo 25% di occupazione. Da qui la richiesta odierna dell’Aitn al ministero della Salute per una riduzione di 26 per arrivare a 110.

Progetto Joint Action: la Basilicata in ritardo blocca tutto
Correlazione con il progetto Joint Action, l’ambizioso è importante progetto che il ministero della Salute ha avviato come capofila livello europeo sembra aver inciso sulla determinazione per le due professioni di infermiere e di ostetrica, con riduzioni da parte delle Regioni. Su infermiere il calo è del -7,6%, mentre per l'ostetrica siamo al -10%, fra gli 839 dello scorso anno e gli attuali 758.
Si tratta di dati provvisori, perché incompleti, a causa della mancata risposta della Regione Basilicata che ha omesso di inviare al ministero della Salute proprio i dati su infermiere, ostetrica e anche su medicina. Stupisce parecchio questa inadempienza della Basilicata, perché è la Regione da cui peraltro proviene il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo. Ora, anche se l'incidenza statistica della Basilicata è irrilevante per la bassa numerosità dell'indicatore demografico dell' 1%, resta il fatto che è stato impedito al ministero della Salute di presentare oggi un quadro completo. Come aggravante per la Basilicata va evidenziato che continua a definire il fabbisogno senza consultare le categorie, come fanno ormai quasi tutte le altre Regioni, a partire da quella più numerosa come la Lombardia, il Lazio e anche la confinante Puglia e la maggioranza delle altre Regioni.

Dati anno precedente AA 2015-16


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