Dal governo

Purché il nuovo Pronto soccorso non resti un libro dei sogni

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Due anni fa il documento che riscrive i criteri di triage era praticamente pronto. Oggi è ancora in fase di ultima limatura e si spera che la firma del ministero arrivi quanto prima, così come il successivo via libera in Stato-Regioni. I tempi “biblici” si spiegano, almeno in parte, con la complessità di un sistema che non è solo un “pezzo” dell’ospedale, ma ne è il biglietto da visita: i pazienti arrivano più o meno malconci, comunque bisognosi di assistenza, in strutture in cui il Servizio sanitario nazionale, l’organizzazione della sanità regionale e la gestione della singola struttura devono dare il meglio di sé. Cosa che purtroppo, come ben sanno i cittadini e gli stessi operatori sanitari, spesso non accade. Per questo ora è tempo di cambiare e ciò spiega, anche, il fatto che il documento di revisione del triage sia stato ampliato nel tempo e arricchito di tanti capitoli cruciali: dall’umanizzazione delle cure, con l’assistenza ai pazienti più fragili, all’attenzione alla pediatria, dall’integrazione delle indicazioni sull’Obi e alle raccomandazioni sul sovraffollamento, ultimo tema che le società scientifiche hanno chiesto di inserire.

Ce n’è abbastanza per caricare un testo solo apparentemente snello di molte responsabilità. Forse troppe, soprattutto se non si provvederà presto a completare altri tasselli drammaticamente carenti del puzzle delle cure. Come l’assistenza sul territorio, il pilastro su cui dovrebbe poggiare l’offerta ai pazienti che dal pronto soccorso vengono dimessi senza però poter tornare direttamente a casa. O come la ridefinizione precisa del quadro di responsabilità: le nuove linee guida ancora in bozza celebrano l’autonomia dell’infermiere, la sua centralità nel processo di presa in carico del paziente e la sua partecipazione al percorso diagnostico assistenziale, così come la possibilità di trattarlo direttamente in determinati casi. E il pronto soccorso è già oggi il luogo di massima integrazione tra medici e nurse. Per forza di cose, ma non solo. Il punto è che sotto il profilo della responsabilità e delle ormai leggendarie “competenze”, bisogna che ministero e Parlamento si rimbocchino le maniche. E chissà che proprio l’avanguardia Pronto soccorso non faciliti il loro lavoro.

C’è poi tutto il capitolo umanizzazione delle cure: qui il libro dei sogni raggiunge vette alte. Per carità, trovare ambienti dedicati e confortevoli, spazi separati per caratteristiche dei pazienti, informazioni chiare e costantemente aggiornate, mediatori culturali, personale preparato ad affrontare le disabilità psichiche, volontari sorridenti e utili e magari anche un’assistenza psicologica durante l’attesa, è quanto come pazienti tutti desideriamo. Le nuove linee guida considerano a tutti gli effetti questo elemento come “un aspetto” del piano assistenziale. Non siamo all’anno zero ma ancora il traguardo è ben lontano. Perché diventi, subito, più vicino, è opportuno che quanto scritto sulla carta passi almeno per le firme necessarie a riavviare un percorso.


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