Dal governo

Welfare. Lorenzin: «Sull’assistenza domiciliare pronta a dare battaglia. Presto proposta su sostegno a famiglie». Confcooperative: «Spostare 1% risorse sanità al sociale»

di L.Va.

Sulla possibilità di garantire una assistenza domiciliare ai malati «sono pronta a fare la battaglia più grande. La sfida da vincere è quella della cronicità». Così la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, nel corso di un convegno alla Camera organizzato da Confcooperative, risponde alla proposta della confederazione avanzata dal presidente di FederazioneSanità, Giuseppe Milanese che ha chiesto al Governo di spostare l’1% dei fondi della sanità sul sociale.
Lorenzin vuole «un sistema che permetta di creare una rete attorno alla persona per garantire che il paziente che esce dall'ospedale non sia per strada». Come? «Dobbiamo trovare insieme dei parametri e innanzitutto ci vuole un fondo sul sociale che sia vincolato al suo utilizzo».

«Sono disposta a fare al ministero molto di più, ne avevo parlato con il ministro Poletti. Bisogna andare oltre, ribaltare il tavolo, perché i pazienti stanno urlando. Queste fasce di povertà che sono sempre di più in famiglie normalissime non possono essere lasciate a se stesse. Sono borderline e dobbiamo aiutarle a non andare sotto e a fare sviluppare il Paese. Bisogna costruire un modello umano». È il vigoroso intervento della ministra Lorenzin. Per Lorenzin «non basta il sistema sanitario, non basta la ricerca. Ci vuole una continuità di cure anche fuori dall'ospedale che garantiscano una riabilitazione efficace e opportuna». L'ospedale «continua ad assorbire tutto sul territorio, ma questo ha costi insostenibili e disservizi». Il livello domiciliare in Italia è «ridicolo», ammette. «Dobbiamo assolutamente trovare un modo affinché sociale e sanitario si parlino».
Lorenzin annuncia la sua presenza alla prossima assemblea di Confcooperative dove presenterà «la mia proposta sulla famiglia che ho intenzione di inserire nella legge di stabilità. Penso a un investimento sulla genitorialità, questa sarà la sorpresa che vi annuncerò».

Riorganizzare la rete welfare
Intanto oggi è arrivata la proposta di Confcooperative: «È una rivoluzione a costo zero: per dare più servizi sociosanitari senza far lievitare la spesa pubblica spostare l'1% delle risorse dalla sanità al sociale offrendo sul territorio una rete di servizi poliambulatoriali o a domicilio». Perché ha spiegato il presidente Confcooperative Maurizio Gardini : «Il modello di welfare tradizionale rischia di crollare sotto il peso dell'andamento demografico e della sostenibilità economica. Secondo l'Istat infatti gli over 65enni nel nostro paese sono passati dall'11% al 22% in poco più di 15 anni. Negli ultimi due anni 1 famiglia su 2 in Italia, secondo il Censis, ha rinunciato almeno una volta a visite specialistiche e approfondimenti diagnostici. È irrimandabile la necessità di organizzare una rete di assistenza primaria sul territorio dalla quale si possono ottenere tre vantaggi: rispondere meglio ai bisogni; contenere la spesa pubblica; decongestionare le strutture ospedaliere». A fare due conti Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità: «Un ricovero ospedaliero costa mediamente tra i 700 e gli 800 euro al giorno a persona. Con le stesse risorse si possono assistere 10 persone fuori dagli ospedali organizzando una rete di assistenza sul territorio in grado di garantire più servizi, senza per questo fare aumentare i costi, migliorando le prestazioni e creando nuova occupazione».


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