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Alcohol prevention day, in Italia 720mila consumatori «heavy drinkers» ma solo il 10% è preso in carico dal Ssn

di Ro. M.

Bevitori pesanti in cerca di cure. Sono circa 8 milioni in Italia i consumatori a rischio di età superiore agli 11 anni, stimati dall’Istat e dall’Istituto superiore di sanità. Di questi, 720mila sono «heavy drinkers», consumatori che assumono una quantità di alcol dannosa per la salute. Eppure solo il 10% viene intercettato e avviato ai servizi alcologici del Servizio sanitario nazionale. Il 90% dei consumatori dannosi resta sommerso, non ricorre ai servizi di diagnosi, cura e riabilitazione e non riceve alcuna forma di trattamento. Questi alcuni dei numeri che delineano il consumo di alcol in Italia, presentati oggi, in occasione dell’Alcohol prevention day presso l’Istituto superiore di sanità, dall’Osservatorio nazionale alcol (e Centro Oms per la ricerca e la promozione della salute su alcol e problematiche alcol correlate) del Cnesps dell’Iss.

«Da una visione d'insieme - spiega Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell’Iss - emerge che nel nostro Paese oltre 720mila individui non solo sono a rischio ma già pazienti con danno d'organo e dipendenza causati dall'alcol. In condizioni tali quindi da richiedere una delle forme di trattamento disponibili nei servizi di alcologia in grado di arrestare la progressione del danno, di prevenire le complicanze e l'evoluzione verso forme più complesse di dipendenza, nonche' di avviare un possibile percorso terapeutico e di riabilitazione».

Intanto l’Iss punta molto anche sulla prevenzione «Partirà una campagna con il Miur», ha detto Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto: «Dobbiamo lavorare per evitare che migliaia di persone abbiano conseguenze negative. La nostra preoccupazione è rivolta a una categoria a rischio come quella dei giovani che non ha ancora imparato a bere poco». Ormai, ha concluso Ricciardi, «gli incidenti non ci sono più solo il sabato sera, ma tutta la settimana, dobbiamo intervenire tutti i giorni».

I miglioramenti nella presa in carico dei soggetti a rischio ci sono ma ci sono anche troppe disparità geografiche. Il ricorso ai servizi di alcologia e di assistenza territoriali aumenta in maniera disomogenea ed estremamente variabile sul territorio nazionale anche in funzione della prevalenza di personale non interamente dedicato. Ciò si riflette anche in differenze sostanziali nella modalità di trattamento che non è orientato da linee guida di riferimento e ancora non confortata da una valutazione di efficacia del trattamento.

«È quindi indispensabile - spiega Scafato - prevedere una rete di competenze che includa ai vari livelli di assistenza sanitaria protocolli condivisi idonei ad assicurare un case management sanitario e sociale più idoneo ad evitare l'utilizzo incongruo delle differenti strutture (ospedale, servizi specialistici, medicina generale) e l'uso ottimale delle competenze, garantendo nei servizi la dotazione di personale completamente dedicato al recupero e reinserimento dell'alcoldipendente, protocolli differenziati per età (giovanissimi e anziani) e armonizzati a livello nazionale per linee guida e modalità di trattamento di cui garantire monitoraggio e soprattutto valutazione dell'efficacia del trattamento ad oggi non rilevabile».

In dieci anni i servizi alcologici sono aumentati del 14% e l'utenza del 35%
A livello regionale si rileva un gradiente nord-sud del numero di utenti medi per servizio con valori minimi registrati in Puglia e Sicilia e valori massimi registrati nelle regioni dell'Italia Nord-Orientale e in particolare in Friuli Venezia Giulia e nella Provincia Autonoma di Bolzano . Rispetto al 2004 si rileva un gradiente territoriale pressochè invariato ma con valori nettamente inferiori in tutte le regioni e Provincie Autonome ad eccezione della Liguria in cui si è registrato un calo dell'utenza pari al 31,4% e dell' Abruzzo in cui invece l'utenza è aumentata del 10% a fronte di un raddoppio del numero dei servizi. Incrementi o cali dell'utenza non sono ovviamente riferibili a variazioni nel numero di alcoldipendenti ma ad aumentato o diminuito ricorso ai servizi specialistici.

Nel 2014 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro 72.784 soggetti alcol dipendenti di cui il 72,2% sono tornati ai servizi nel corso dell'anno dopo aver sospeso in precedenza un trattamento. I servizi o gruppi di lavoro per l'alcoldipendenza identificati nel 2014 sono stati 504 all'interno dei quali sono state preposte alle attività 4.596 unità di personale di cui solo il 22,9% addette esclusivamente e 77,1% parzialmente.

Consumo dannoso di alcol, migliora l’assistenza
L'Oms definisce come dannoso un consumo giornaliero di alcol pari a: oltre 60 grammi di alcol (circa 6 unità alcoliche) per gli uomini e di oltre 40 grammi per le donne (circa 4 unità alcoliche) indipendentemente dal tipo di bevanda consumata. In Italia sono 702.000 i consumatori dannosi in necessità di trattamento. L'Osservatorio Nazionale Alcol Cnesps ha creato un indicatore su base biennale per valutare, a partire dal 2007, la capacità dei servizi di intercettazione e presa in carico delle persone con consumo dannoso di alcol.

A livello nazionale nel biennio 2013-2014 l'indicatore è aumentato del 40% rispetto al biennio 2007-2008, in particolare a seguito dell'incremento del numero di pazienti già in carico ai servizi o che erano tornati ai servizi dopo aver sospeso in precedenza un trattamento. Dall'analisi territoriale emerge una situazione di estrema eterogeneità e variabilità nel confronto tra bienni considerati: nelle Provincie Autonome (PA) di Trento e Bolzano si rileva la più elevata utenza presa in carico dai servizi rispetto al numero di consumatori dannosi di alcol nella Regione (66,7 % e 42,8% rispettivamente); la tendenza della PA di Trento è aumentato rispetto al 2007-2008 del 63,5% mentre nel caso della PA di Bolzano il valore è diminuito nel corso degli anni ritornando nel biennio 2013-2014 ai valori iniziali. Valori elevati nell'ultimo biennio si osservano in Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Umbria mentre i valori più bassi sono registrati nel Lazio, in Puglia e in Basilicata. Il confronto con i bienni precedenti mostra che, il Lazio è l'unica Regione in cui si registra una diminuzione. Per tutte le altre regioni si registra un aumento del valore complessivo dell'indicatore rispetto al biennio 2007-2008.

Elemento chiave: l’identificazione precoce
La capacità d'intercettazione dei consumatori dannosi di alcol nei setting di assistenza primaria è l'elemento chiave per rispondere all'esigenza di avviare in maniera sistematica, attraverso l'identificazione precoce, i pazienti che afferiscano a un qualunque tipo di prestazione medica.

L'incremento del numero di alcoldipendenti nel corso degli ultimi dieci anni sostanzia un opportuno, incrementato ricorso alle prestazioni specialistiche da parte di pazienti con problemi o patologie alcolcorrelate; è questo l'indicatore di un uso congruo dei servizi d'alcologia territoriali che devono poter disporre di risorse adeguate a prendere in carico la massa critica di alcoldipendenti che allo stato attuale non ricevono alcuna forma di trattamento finalizzato alla disassuefazione e reinserimento sociale.

A livello regionale appare indispensabile e urgente garantire per il personale medico del Ssn adeguati livelli di formazione provvedendo a integrare e formalizzare l'Identificazione Precoce e l'Intervento Breve (Ipib) nella pratica clinica quotidiana con l'uso dell'Audit (Alcohol Use Disorder Identification Test) come strumento ordinario di screening. L'Istituto Superiore di Sanità è pronto a offrire e proporre alle Regioni la formazione standardizzata di valenza europea e internazionale anche sulla base dell'aggiornamento derivante dalle Linee Guida Bistairs e Odhin.

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