Dal governo

Corruzione, il vaso di Pandora s’è aperto

di Cesare Camilli

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24 Esclusivo per Sanità24

Da tempo e con crescente frequenza e clamore, irrompono sulle prime pagine notizie di episodi di corruzione nel mondo della sanità. Nessun settore è indenne: appalti di lavori, acquisti di beni e servizi, assunzioni e nomine, falsi interventi chirurgici e manomissione di cartelle cliniche, aggiramento delle liste di attesa per ricoveri e prestazioni, smaltimento dei rifiuti speciali, e non mancano neppure le camere mortuarie degli ospedali.
Parole durissime ha recentemente pronunciato in argomento l’autorevole presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone: «Per l’enorme giro d’affari che ha intorno la sanità è terreno di scorribande da parte di delinquenti di ogni tipo». Forse andrebbe corretto il termine scorribande: qui siamo invece di fronte ad occupazioni permanenti di territori, di pezzi del servizio sanitario pubblico. Comunque il vaso di Pandora s’è aperto.

Percezione o realtà? Qualcuno si risente e sostiene che il quadro descritto è frutto di percezioni ma non di realtà accertate. Sicuramente si tratta di percezioni, anche però da parte di chi vive all’interno del sistema e di chi conosce a fondo il fenomeno di cui stiamo parlando. E poi chi dice qual è la realtà vera? Noi veniamo a conoscenza di ciò che gli inquirenti scoprono. Siamo sicuri che gli episodi di corruzione siano solo quelli? Altri poi sostengono che le cifre e le valutazioni drammatiche che vengono fatte circolare servono soltanto a screditare il servizio pubblico per dare spazio a quello privato. Sarei più propenso a credere che se c’è un disegno di smantellamento di un servizio a lungo apprezzato in tutto il mondo e che va difeso nell’interesse del Paese, questo appartiene piuttosto a coloro che non s’impegnano a sradicare con tutti i mezzi possibili la corruzione nel mondo della sanità.
Non è neppure vero che sono gli sprechi e le tante inefficienze organizzative e gestionali a produrre la corruzione. È vero esattamente il contrario: è la seconda che genera le prime anche se nella sanità una piccola percentuale di spreco è fisiologica. Non solo, il paradosso prodotto dal cancro che rischia di uccidere il Ssn è che i tanto invocati interventi di riorganizzazione del sistema sarebbero fatalmente terreno di coltura per le bande di delinquenti di ogni tipo. Riorganizzazione della rete ospedaliera, creazione di un’efficace medicina nel territorio, aggiornamento delle apparecchiature spesso obsolete, digitalizzazione delle procedure cliniche, telemedicina, investimenti nella prevenzione, inserimento nel prontuario di nuovi costosi farmaci salvavita, rafforzamento degli organici e via dicendo, potrebbero essere altrettante occasioni per i delinquenti di lucrare pingui bottini. Ma tutti passi che nell’interesse dei cittadini devono essere percorsi.
Il punto essenziale è che l’impegno prioritario deve essere quello di annichilire la corruzione in tutte le sue forme, anche ricorrendo a strumenti innovativi. È vero che non tutte le regioni hanno lo stesso tasso d'inquinamento e che nella stessa regione le situazioni sono diverse. Un’altra indagine dice che c’è corruzione in una Asl su tre. E un recente sondaggio dice che il 45% degli italiani ritiene che ci sia più corruzione oggi che all’epoca di tangentopoli. Allora, tra l’altro, la reazione popolare fu ben più forte.
Insomma la situazione deve essere l’occasione per le forze politiche di salvare la poca credibilità che hanno presso la pubblica opinione, mettendo in campo volontà, idee e forza in grado di sconfiggere la corruzione. Credo si tratti di un impegno d’intensità pari a quella che si dovrebbe applicare nella lotta all’evasione fiscale.

Le possibili soluzioni. Che fare? Innanzi tutto andrebbe chiesto che tutte le categorie che compongono il mondo della sanità, senza eccezioni, siano responsabili, non in quanto tali ovviamente, ma perché al loro interno si annidano corrotti e corruttori. Politici, amministratori, medici, infermieri, imprese che forniscono beni a servizi e forse anche altre. Sarebbe opportuno che chi rappresenta e guida le componenti da cui dipende la nostra salute dovrebbe impegnarsi a controllare, denunciare ed espellere chi viola leggi, regolamenti, protocolli e tutte le complesse norme che disciplinano il settore portando nocumento ad un servizio importante per il paese. Quando si parla di corruzione però bisogna porre attenzione a concentrare soltanto sui politici le colpe, oppure a sottolinearne il primato. Allo stesso grado di responsabilità credo vadano assimilati tutti coloro cui sono affidate funzioni pubbliche, soggetti che, secondo il comma dell’art 54 della Costituzione, le dovrebbero svolgere con “disciplina e onore”. La vasta inosservanza del principio enunciato dalla Carta da parte di molti incaricati di pubblico servizio ha instillato e diffuso anche nella società civile la pratica di costumi corruttivi e indifferenza, verso il mancato rispetto delle regole, finendo per diffondere nei convincimenti della gente quell’orribile e pericoloso luogo comune secondo il quale “tutti rubano”.

L’esempio degli altri Paesi. Negli altri Paesi occidentali il fenomeno è nettamente inferiore, grazie al diverso comportamento da parte degli incaricati di servizi pubblici quando scoperti di aver commesso semplici violazione del principio dell'onore e dell'etica civile, senza che sia stato loro addebitato alcun illecito penale o amministrativo. L’esempio si sa ha sempre un grande valore educativo. Credo che la prima politica da attuare in sanità sia quella della massima trasparenza, anche dando minor peso ai vari vincoli, spesso richiamati in nome della privacy. Quei vincoli negli altri Paesi occidentali possono essere rispettati, qui ci vuole più coraggio. Coraggio che manca nel provvedimento del Governo sull’accesso ai dati della pubblica amministrazione, assolutamente da irrobustire. Anche le varie norme di contrasto alla corruzione introdotte a livello centrale sono prevalentemente rimaste sulla carta. Aggiungerne altre servirebbe poco. Invece per instillare una cultura dell’anti-corruzione servono nuclei specializzati dedicati solo al controllo sul territorio. Mi ha impressionato quanto riferito dal neopresidente dell’Anm Piercamillo Davigo circa una pratica Usa, dove agenti infiltrati sottopongono ai cosiddetti “test di integrità” coloro che hanno potere di decisione di spesa. Se un dirigente sanitario accettasse denaro in cambio di qualche utilità, nel modello Usa verrebbe arrestato. Che succederebbe se una prassi del genere venisse attuata in Italia?

Sanzioni adeguate. Mi sembrerebbe comunque necessario decidere anche una misura più radicale: con legge servirebbe dotare di adeguate sanzioni il secondo comma dell’art. 54 della Costituzione e l’attuazione e l’irrogazione delle sanzioni dovrebbero essere affidate all’Ancc di Raffaele Cantone. Basterebbe prevedere l’immediata rimozione dall’incarico del pubblico ufficiale autore della violazione.

I danni del Titolo V e la debolezza della Riforma costituzionale. Lascio per ultimo il tema più delicato. Che comunque credo fondamentale per cercare di rimettere nel vaso di Pandora tutto il male che si è sversato sulla sanità. Ritengo un errore gravissimo aver affidato a suo tempo la gestione della sanità a 21 regioni anche se è doveroso fare dei distinguo rendendo onore a quelle, poche, che hanno costruito dei servizi tra i migliori del mondo. Un bilancio di 110 miliardi, alimentato quasi integralmente dallo Stato, è un boccone troppo grande e appetitoso. Qualcuno disse che la sanità è l'ultima riserva di caccia dei partiti.
Anche qui la riforma costituzionale, da sottoporre a referendum, è debolissima sulla correzione dell'errore compiuto. Le modifiche sulla ripartizione Stato-Regioni sono irrilevanti. A meno che si voglia dar credito alla clausola cosiddetta di supremazia che consentirebbe allo Stato di intervenire fuori delle sue competenze esclusive a tutela dell'unita giuridica ed economica della Repubblica e anche dell'interesse nazionale. Immaginate i conflitti di attribuzione!
E si continua a sbagliare quando si cerca di ridurre le competenze regionali tagliando i finanziamenti, imponendo problematiche centralizzazioni degli acquisti, stabilendo limiti nelle prestazioni, commissariando le regioni solo per motivi di bilancio in nome dell'assurdo mito del principio contabile. Così come è assurdo esercitare una forte pressione per la riduzione dei prezzi di farmaci, dispositivi medici, dei rimborsi all'ospedalità privata; un vasto ed importante settore industriale che necessita di alti margini per potere investire nella costosissima ricerca a favore dei pazienti. Tutto ciò ha l'unico risultato di abbassare la qualità e la tempestività del servizio per i cittadini. In definitiva si rafforza così quanto giustamente sottolineano da molti attori: la corruzione in sanità criminalizza anche gli operatori onesti, toglie risorse alle cure, discrimina le imprese serie e snatura la concorrenza.


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