Dal governo

La politica, l’amore per i bilanci e il dg (premiato) che bloccò pap test e screening mammografici

di Marco Trabucchi (Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia)

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24 Esclusivo per Sanità24

Esiste una politica sanitaria nel nostro paese? Non mi riferisco al ruolo “forte” assunto dal Mef in questi anni, rispetto al ministero della Salute, quanto alla diffusione generalizzata a tutti i livelli del servizio sanitario di una logica per la quale i bilanci sono l’unico motivo attenzione di chi gestisce, l’obiettivo al centro di tutto il sistema, indipendentemente dal prodotto. Dobbiamo come cittadini e come operatori accettare questa progressiva degenerazione o dobbiamo invece avere la forza di affermare che questo uso della tecnica economica è scandaloso, fuori di ogni logica di serietà civile, un mostro che rischia di “mangiare” un sistema che in Italia ha, fino ad oggi, gestito in maniera decente la salute dei cittadini? Quando mai si accetterebbe una manifattura che guarda solo ai bilanci, lasciando alla deriva il prodotto? Dopo pochi mesi sarebbe chiusa o radicalmente trasformata.

Oggi nella sanità italiana non è più così, e questo è il segno di una paralisi senza futuro, anche perchè non si vedono attenzioni in una direzione diversa. Ci si trastulla con affermazioni di principio, con atti assolutamente marginali, con inaugurazioni dell’inutile, con battaglie formali su tematiche sindacali ridicole... senza incidere sugli sprechi che in alcuni settori sono evidenti (anche se la favola dei 20 miliardi è davvero poco credibile!) e intanto il peggioramento delle funzioni sanitarie è sempre più marcato. Non mi riferisco ai dati recenti sulla riduzione della spettanza di vita, che pure è un segnale, quanto alla diffusa, pervasiva prassi di considerare strumenti decisionali in sanità solo i dati di bilancio. Tutto il resto sarebbe ideologia, conservazione del passato, attaccamento a situazioni privilegiate... sappiamo bene che non è così e che il nostro rifiuto dello status quo è solo un atto di coraggio e di attaccamento ad un sistema che può ancora dare molto ai nostri concittadini!

Molte sono le possibili analisi interpretative del fenomeno, ma la prima e certamente la più importante è la crisi della politica, accompagnata dalla grave riduzione delle capacità tecniche dei gestori, che essa stessa a provocato in questi anni. Sarebbe facile elencare le dimissioni di assessori a causa di un esplicito malgoverno, ma non è questo il nocciolo del problema. Così come non è quello di costruire ancora altre leggi anti corruzione in sanità (lo sanno i politici che in molti enti sanitari si sottraggono energie importanti dai servizi alle persone per dedicarle a riempire carte inutili, creando così anche profonde, diffuse frustrazioni, senza nessun reale effetto sulla corruzione?). Il punto centrale è l’incapacità di governo, che imporrebbe di scegliere i settori più delicati, costruendo piani pluriennali di attenzione, dedicando loro le risorse necessarie, guidando il superamento delle piccole grandi crisi che ogni giorno si originano all'interno di un sistema complesso. Il tutto in una logica di gestione che richiede allo stesso tempo uno sguardo sistemico e alle singole delicate situazioni. Ad esempio, il problema dei servizi per un popolazione che invecchia non può certo essere affrontato in termini semplicistici, facendo qui e là interventi spot, di durata variabile in base ai soldi “apparentemente” disponibili.

Alla politica manca soprattutto una visione alta della dignità della persona e del proprio compito primario, che è quello di difenderla concretamente; è invece ridotta all'incapacità di leggere anche dinamiche che sono intrinseche alla vita di ogni comunità, sminuendo così di fatto in modo progressivo la stima diffusa verso la politica stessa e lasciando lo spazio a populismi: è un mondo che ha perso il contatto con la vita... La politica regionale ha messo in luce anche la qualità del personale addetto; se nelle regioni il bilancio della sanità arriva spesso al 80% del totale, la gestione politico-amministrativa non corrisponde nemmeno lontanamente sul piano qualitativo al valore economico del comparto. Perchè progetti di sanità on line particolareggiati e finanziati con cifre enormi in questi anni non hanno raggiunto nemmeno risultati minimali? La politica ha saputo affidarsi a competenze tecniche adeguate, riservandosi il controllo dei risultati, o ha preferito adottare comportamenti vischiosi, senza separare i ruoli (non mi riferisco a comportamenti corruttivi, ma alla mancanza di capacità di governo)? Ulteriore e grave conseguenza scandalosa di questa assenza di guida, se non per quella parte esercitata attraverso atti di imperio improvvisati e pericolosi, è la demotivazione del personale, che non trova più alcun punto di riferimento stabile. Continue modificazioni di provvedimenti decisi e poi cancellati, incapacità di indicare un futuro anche a breve (come è possibile in questa prospettiva stimolare la formazione continua del personale?), scarsa volontà di assumere atteggiamenti premianti o punitivi, svalutazione delle nicchie che in periferia hanno costruito in questi anni (fortunatamente!) numerosi servizi efficienti, con risultati rilevanti, nel rispetto delle dotazioni finanziarie.
Ancor più grave l’indecisione rispetto alla copertura di ruoli vacanti, fino a situazioni paradossali come il reclutare medici per il pronto soccorso nella file delle cooperative. Non si vuole certo mettere in dubbio la professionalità personale dei colleghi, ma si devono avere forti, legittime preoccupazioni sulla capacità di lavorare assieme, in un team coeso, come è necessario nelle situazioni di emergenza.
Queste considerazioni, che purtroppo non hanno nulla di originale, mi sono state ulteriormente stimolate dall’ennesimo fatto di cronaca. L’ex direttore generale di un'azienda sanitaria ha percepito molte migliaia di euro di bonus, pur avendo ricevuto una bocciatura da parte della conferenza dei sindaci, non seguita da una sintonica valutazione da parte della giunta regionale (un po' di decenza in questi comportamenti apertamente di parte sarebbe indispensabile per rispetto verso i cittadini!). La discrepanza mette in luce quanto sopra indicato sulla crisi della politica, cioè l'incapace di esprimersi ai vari livelli in modo autorevole e serio; mette però anche sotto i riflettori lo “scandalo” delle comunità locali completamente espropriate della gestione dell'aspetto più importante per la vita dei cittadini, cioè la propria salute, affidandone la responsabilità ad un centralismo regionale sempre più accentuato e sempre più lontano dalla comprensione dei bisogni delle comunità.
Il “premiato” di cui sopra si era particolarmente distinto per aver bloccato nella sua azienda sanitaria per 18 mesi lo screening mammografico e per un tempo simile anche l'esecuzione dei pap test. Sono all'analisi degli epidemiologi numeri drammatici sugli effetti di questi risparmi; tra l'altro il direttore generale in questione aveva dimenticato che quelle pratiche preventive sono comprese nei LEA, la cui applicazione non può essere cancellata... per fare bella figura con le burocrazie regionali! Attorno a questo caso non sappiamo cosa succederà nel prossimo futuro, anche se in molti confidano nella magistratura... ma anche questo intervento, per quanto assolutamente opportuno, è l'ennesima prova che il sistema non è in grado di autogovernarsi. Ma chi è in grado, allora, di assumerne la guida? Le conclusioni sono pesanti, perchè non si vede all'orizzonte la possibilità di soluzione della crisi. Sappiamo bene che affidarsi ai cosiddetti tecnici della salute non è una strada percorribile, anche perchè hanno mostrato in questi anni una sudditanza, priva di coraggio, alla peggiore politica.
Però dobbiamo andare avanti, il bisogno delle persone fragili ci interroga senza tregua...


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