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Annegamenti: strategie di prevenzione per evitare 400 morti l’anno

di Enzo Funari e Marco Giustini (Istituto Superiore di Sanità)

Nei 53 Paesi della Regione Europea, gli annegamenti rappresentano una delle cause principali della morte prematura di 27mila persone. I tassi di annegamento sono 5 volte più alti nei Paesi a basso e medio reddito rispetto ai Paesi ad alto reddito e in Lituania, Lettonia e Bielorussia sono 23 volte superiori a quelli di Germania, Olanda e Regno Unito. All'interno dei Paesi, 4 su 5 annegamenti riguardano le persone in condizioni meno agiate.
Pochi dati ma che indicano chiaramente che è possibile intervenire per prevenire gli incidenti di annegamento. Ed è esattamente questo il senso della forte richiesta dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: ridurre l'entità di questi incidenti attraverso la definizione di strategie nazionali (Water Safety Plans). L'Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce le azioni da avviare, privilegiando la prevenzione, quando infatti qualcuno comincia a annegare l'esito è spesso fatale, all'interno di strategie nazionali, con le necessarie collaborazioni e risorse.
Secondo i dati Istat, agli inizi degli anni '70 in Italia si verificavano 1.200-1.300 annegamenti/anno, scesi a circa 400 nel 1995, con una riduzione dunque del 70%. Questo dimostra che almeno in alcune aree del territorio nazionale una serie di misure preventive ha agito in modo efficace (maggiore consapevolezza dei rischi, capacità di nuotare, cambiamenti di abitudini, educazione nelle scuole, ruolo degli organi di stampa, sorveglianza nelle spiagge.). Tuttavia, dal 1995 al 2012 (ultimo anno di cui si dispone di dati Istat), è rimasto costante il numero di circa 400 annegamenti per anno, in media attorno ai 6-7 morti per milione di abitanti/anno. Nella consapevolezza che in gran parte queste morti possono essere evitate, è dunque necessario rafforzare le misure in atto, per esempio estendendo la sorveglianza anche alle spiagge libere e più in generale l'organizzazione territoriale del soccorso e promuoverne alcune non ancora, o soltanto molto limitatamente, realizzate. Per i bambini dovrebbe essere avviata una campagna a livello nazionale per una loro maggiore sorveglianza da parte dei genitori o dei tutori e per dotare le piscine private di dispositivi che impediscano il loro accesso senza il controllo degli adulti. Per il pubblico in generale, è necessario che nei punti di accesso alle spiagge vengano fornite informazioni esaurienti con un'apposita cartellonistica circa la presenza della sorveglianza e di un'organizzazione territoriale del soccorso e sugli eventuali pericoli intrinseci delle spiagge (correnti di ritorno, formazione di buche).

Sintesi del Rapporto
L'annegamento è l'ottava causa di morte in bambini e adolescenti sotto i 20 anni. La mancanza di barriere nelle piscine e una sorveglianza non adeguata da parte di genitori e adulti rappresentano le principali cause degli annegamenti dei bambini. Altri fattori di rischio sono dovuti a scarsa abilità al nuoto e consapevolezza dei pericoli che possono essere associati all'acqua (comportamenti spavaldi soprattutto da parte di giovani maschi). Un aggiuntivo comportamento ad alto rischio riguarda il consumo di alcol prima o durante le attività di balneazione. Gli annegamenti sono causati anche da cadute da imbarcazioni, mancato uso dei dispositivi di sicurezza, cadute per scivolamenti da riva, inondazioni. Sono a rischio le spiagge con determinate pendenza dei fondali dove in condizioni di mare agitato si possono formare pericolose correnti di ritorno e successivamente buche. Sono a rischio le spiagge senza sorveglianza, come spesso accade per quelle “libere”, in genere prive anche di segnaletica circa i pericoli intrinseci

Bambini
Nel triennio considerato, si sono verificati 27 casi mortali tra i bambini di età compresa tra 0 e 4 anni (in media 9 casi/anno). In particolare per i bambini così piccoli il problema è legato alla mancata sorveglianza da parte degli adulti e di barriere fisiche, che non permettano l'ingresso non controllato in questi ambienti

Giovani
Sono quasi 300 i giovani annegati (circa 100/anno), per lo più maschi, circa il 25% degli annegamenti totali

Uomini e donne
Sono i maschi ad essere molto più a rischio di annegare. In tutte le classi di età i tassi di mortalità per annegamento nei maschi sono più elevati rispetto a quelli delle femmine, con un rapporto che va da 3 a 1 nei bambini tra 5-14 anni, a 8 a 1 nei giovani (15-34 anni). In termini assoluti negli ultimi anni in media sono deceduti 315 maschi rispetto a 70 femmine. Comportamenti più inclini al rischio, tendenza alla sopravvalutazione delle proprie capacità e maggior propensione al consumo di alcol contribuiscono almeno in parte a spiegare l'esistenza di questo marcato dislivello

Stranieri
Sulla base dei dati Istat, in linea generale il numero di stranieri deceduti in seguito ad annegamento risulta in aumento, sia in termini assoluti, sia in termini relativi. Negli anni ‘70 i cittadini stranieri rappresentavano meno del 5% della mortalità per annegamento, ma a partire dagli anni 2000 questa percentuale è salita fino a circa il 20%. Dalle informazioni riportate negli organi di stampa, nel 2014 gli stranieri deceduti per annegamento ammontavano a 69 (su 278 complessivi), dei quali 23 turisti mentre il resto è da attribuire forse completamente agli immigrati (nel 2013 risultavano deceduti per annegamento 64 stranieri, su un totale di 211 persone)

Luogo e cause principali degli incidenti
Esaminando i dati Istat dal 2003 al 2012, risulta che sono morte per annegamento complessivamente 2.530 persone, delle quali 432 in Lombardia, 344 in Veneto, 201 in Emilia Romagna, 196 in Piemonte, 189 in Sicilia, 157 nel Lazio, 145 in Puglia, 141 in Sardegna, 134 in Toscana, 109 in Campania, 94 nelle Marche, 86 in Friuli-Venezia Giulia, 70 in Trentino-Alto Adige, 64 in Calabria, 55 in Abruzzo e in Liguria, 34 in Umbria, 10 in Basilicata, 7 in Molise e in Valle d'Aosta. Nel 2014 gli organi di stampa hanno riportato complessivamente 278 casi di annegamento


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