Dal governo

Spending e tutto il resto, ma la vera partita sono i fondi 2017

di Roberto Turno

Certo, una buona e sana spending review è ormai imprescindibile e incontestabile. Purché faccia davvero quadrare il cerchio dei risparmi e dell'addio a sprechi e truffe con quello delle buone cure e di un diritto costituzionale dappertutto uguale ed esigibile. E che insieme sia capace di convogliare come bene prezioso per l'economia e l'occupazione la capacità dell'impresa, della ricerca, della sana innovazione.

La sfida, in fondo, in un quadro di incerta sostenibilità del welfare sanitario, si gioca su un piano inclinato. Con troppe partite che si agitano sullo sfondo della Sanità pubblica. È emblematico il caso dei farmaci innovativi che costano cifre proibitive e che pure ormai - è il caso dell'Epatite C - debellano, non semplicemente leniscono, la malattia. Come sostenerne i costi? Quanto, chi e cosa deve mettere in gioco ogni parte in causa per garantirne l'universalità? E ancora: quanto i Fondi integrativi possono sopperire, senza sfasciare quel che resta dell'universalità delle cure e spalancare invece ancora di più le porte a una sanità di serie “a” o “b”?

Ma le partite aperte sono anche altre. Quella dei medici e del personale tutto, è una grana grossa. Dopo anni e anni di contratto bloccato e di un rinnovo con pochi spiccioli, dopo tagli che hanno reso spesso invivibili le corsie, con i neo dottori a spasso e specializzandi con prospettive spesso nulle o quasi, con rapporti al calor bianco tra professioni (la «guerra delle competenze»). Non è certo un clima che può aiutare a rasserenare l'ambiente quello che si respira nel Ssn. Dove le regioni - aspettando di vedere che effetto farà, se mai passerà, la riforma costituzionale - non si è ben capito quanta voglia e capacità abbiano ancora di pedalare quella bicicletta - la Sanità- che tanto hanno desiderato.

Con un'incognita che pesa più di tutte: quale sarà la dote per il Ssn nel 2017 al netto dei risparmi (eventuali) da spending review? La ministra Lorenzin scommette su 2 miliardi in più (113), ma l'Economia, col vento che tira su Pil e crescita, nicchia. O meglio: tace. Chissà, magari a fine anno ricomincerà il tormentone: “è 1 miliardo in più”, “no, sono 2 in meno”. Perché è quella la vera partita nell'immediato. Spending o non spending.


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