Dal governo

Tra pace maker, stent e farmaci: le montagne russe della spending review di Gutgeld

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore di oggi)

Scalare le montagne russe dell'estrema variabilità tra (e dentro) le regioni per gli acquisti di beni e servizi sanitari. Premiare chi accelera con le centrali uniche e gli enti aggregatori e spezza la catena della frammentazione (e gli alti costi) delle mini-gare, con tanto di incentivi agli investimenti. Con azioni mirate nelle regioni sotto la scure dei piani di rientro, compresi i circa 50 ospedali che dovrebbero azzerare in tre anni deficit stimati tra 1 e 3 mld. E poi una cura massiccia di buona logistica, di sana gestione dei magazzini, di riordino delle reti, di codifiche dei prodotti uguali dappertutto. E di appropriatezza anti-spreco, ma auspicabilmente a prova di diritto alle cure e non di tagli a casaccio come troppo spesso è accaduto nei questi lunghi anni di crisi. La sanità si conferma una osservata speciale per il Governo in vista della manovra 2017 che sbarcherà in Parlamento entro il 20 ottobre.

I lavori per la prossima legge di bilancio sono in corso e si cominciano a mettere a punto le prime linee guida, se non già i primi dettagli. Con un capitolo, tra i tanti, che si conferma sempre caldissimo: la spending review in sanità, su cui il Governo ha intenzione di andare avanti tutta. Lo ha fatto capire a chiare lettere il commissario Yoram Gutgeld nei giorni scorsi in un incontro con i governatori e la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
E se Lorenzin ha mostrato ottimismo sui risultati fin qui ottenuti con il primo avvio delle centrali uniche d'acquisto e ha anticipato un meccanismo allo studio sui prezzi benchmark, Gutgeld ha confermato che con le gare centralizzate i tagli dei prezzi - non solo in sanità - possono arrivare al 30% in media con risparmi evidentemente miliardari.
Ma al tempo stesso, i dati reali raccolti sul campo dalla struttura guidata dal commissario alla spending review, dimostrano quanto alta sia la variabilità dei prezzi tra le regioni, ma anche al loro interno tra un'azienda sanitaria e un'altra. Toccando anche regioni del Nord cosiddette “virtuose”, non solo le classiche pecore nere del Sud e soprattutto le regioni sotto schiaffo perché commissariate dal Governo o sotto piano di rientro dai disavanzi.

Gli esempi elencati da Gutgeld nell'incontro con i governatori sono senza dubbio eclatanti. Ed emblematici di quanto resti ancora da lavorare per riportare l'asticella della spesa dentro la soglia dei “buoni acquisti”. È ad esempio il caso degli acquisti di stent coronarici assolutamente uguali: in Puglia, maglia nera, all'83% sono stati acquistati da 840 a più di 1.000 euro, ma un 15% viene comprato tra 100 e 650 euro. In Molise il 73% sono stati pagati più di 1.000 euro, il 27% tra 800-840, in Basilicata il 34% è costato oltre 1.000 euro , il 57% tra 840 e 1.000. In genere nelle regioni del centro-Nord la media è di 450-560 euro, col Venete più risparmioso che ha speso al 71% tra 190-370 euro e al 27% tra 420-470. Ma sempre con forti escursioni locali non sempre giustificabili. Segno di micro gare locali e di organizzazioni d'acquisto assolutamente carenti.

Come è il caso anche di un particolare tipo di pacemaker: all'82% in Calabria è stato pagato tra 3.500-3.850 euro, in Umbria tutti tra 3.150-3.500 euro, che è stata la soglia soltanto per il 10% degli acquisti del Piemonte dove invece al 47% sono stati pagati 1.750-2.100 euro. Con la Liguria che viceversa nel 79% dei casi ha acquistato tra 700-1.000 euro. Un saliscendi infinito che si ripete anche dentro una stessa regione. Per i farmaci - il caso è quello degli inibitori della pompa acida - è stato fatto l'esempio del Piemonte, che pure è in media un acquirente avveduto: si passa da 1,80 euro di Cuneo 1 ai 3 di Torino 1, passando per i 2,50 di Torino 2 e i 2,70 di Vercelli.

Le montagne russe degli acquisti, appunto. Da cui con la manovra 2017 il Governo vorrebbe poter scendere. Incentivando al massimo le aggregazioni, anche con premi ad hoc per gli investimenti. Perché aggregarsi si sta rivelando la formula vincente. Le regioni del resto cercano di portarsi avanti col lavoro. Alcune anche di più: Toscana, Umbria e Marche faranno una stazione unica appaltante. Quasi già una prova di macro-regione della buona spesa. Dove l'unione farà la forza. Del risparmio della spesa pubblica sopra le righe.


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