Dal governo

Manovra, Renzi: «Nessun taglio alla sanità e niente tasse sul fumo»

Le indiscrezioni riportate da La Repubblica questa mattina sul taglio di 1,5 mld al Fondo sanitario nazionale e sull’introduzione di una tassa di scopo sul fumo è stata smentita dal Premier Matteo Renzi nel corso della trasmissione televisiva «Unomattina» . «Nel 2017 i soldi per la sanità aumenteranno - ha ribadito il presidente del Consiglio - e non ci saranno interventi sui pacchetti di sigarette» quindi «in modo categorico queste informazioni sono sbagliate».

E aggiunge: «Lo dico anche a nome del ministro Padoan. È finito il tempo in cui i politici consideravano i cittadini un bancomat, non riuscivano a coprire le spese e mettevano una tassa. Con me presidente del Consiglio le tasse non aumenteranno, a differenza di altri eventi calamitosi, quest'anno nessuno si è permesso di dire potremmo mettere un'accisa sulla benzina per il terremoto nelle Marche e nel Lazio: chi ha provato a dirlo segretamente nelle stanze di palazzo Chigi si è preso qualche urlo, che sta ancora cercando di sistemarsi le orecchie».

«No all'aumento nè di tasse, nè di accise, nemmeno sulle sigarette - ha scandito Renzi - Io non fumo, credo che fumare faccia male, però non è possibile che si prenda quella parte di cittadini che fuma e che si sprema. O dici che non si può più fumare in Italia o non è che li utilizzi come bancomat perché fumano».

Troise (Anaao Assomed): «Così si scarnifica il sistema sanitario fino all'osso»
L’annuncio dei tagli riportato dal quotidiano di oggi ha però subito scatenato le polemiche. In prima linea l’Anaao Assomed. «Se fosse vera, la notizia pubblicata oggi da La Repubblica sarebbe straordinaria. Perché fuori dall'ordinario – commenta il segretario nazionale dell'Anaao, Costantino Troise - è il fatto che un governo, che ha fatto della discontinuità una bandiera, continui a usare, come tutti quelli che lo hanno preceduto, il fondo sanitario nazionale, cioè i soldi che servono a curare i cittadini, come bancomat cui attingere per finanziare le proprie scelte politiche. E fuori dall'ordinario è il racconto che, in epoca di vacche magre, la sanità non può essere esclusa dalla revisione della spesa pubblica. Come se i 34 miliardi di euro tagliati, a partire dal 2010, e certificati dalla Corte dei Conti, fossero uno scherzo e 10 miliardi di risparmi sul costo del personale pubblico non avessero costituito il fattore decisivo per l' equilibrio della spesa».

E Troise ipotizza che sia un primo test sull’opinione pubblica in apertura del consueto balletto di cifre in tempo di legge di bilancio. «Forse, però, è solo un annuncio - dichiara - per vedere l'effetto che fa e preparare la manfrina dello scorso anno, quello che non sono tagli ma mancato aumento, se il fondo non cresce nemmeno diminuisce, tutti i risparmi resteranno in sanità, alla faccia di 11 milioni di cittadini che oggi rinunciano alle cure per difficoltà economiche e degli altri che si indebitano per curarsi. Come se l'Italia non fosse il paese europeo che oggi associa la più bassa spesa pubblica alla più alta spesa privata, in barba alla Costituzione che evidentemente si vuole cambiare, ma non attuare. Se fosse vero, la Ministra della Salute, che decisamente non è fortunata con i numeri, non potrebbe pensare di limitarsi a suggerire buone idee eseguendo cattive azioni, dimentica dell'impegno di assumere farmaci innovativi e personale come priorità politica ed economica del biennio 2017-2018. Non vorremmo che i primi conservassero il primato mentre le questioni del personale divenissero una terzietà, tipo se rimane qualcosa. Continuare a definanziare la sanità pubblica apre la strada a una sanità duale e al mercato assicurativo. Occorrerà pure dirlo ai cittadini, con o senza slides, in occasione di una delle innumerevoli tornate elettorali cui essi vengono chiamati, spiegando perché il servizio sanitario pubblico e nazionale è un lusso che non possiamo più permetterci, mentre possiamo spendere miliardi per arredare i campi della aviazione con costosissime armi da guerra».

L’Anaao punta il dito contro il sistematico smantellamento del welfare. « Smantellare il welfare pezzo dopo pezzo - sottolinea Troise - scarnificando il sistema sanitario fino all'osso dell'emergenza e urgenza, significa non vedere le crescenti diseguaglianze tra i cittadini nell'accesso ai servizi sanitari e la sofferenza dei medici che, dopo aver pagato la propria quota pro-capite di debito pubblico con un contratto di lavoro bloccato da 8 anni ma puntualmente taglieggiato da ogni legge finanziaria, si sentono stanchi di mettere, loro sì, la faccia davanti alla sofferenza sociale, che non può valere meno delle sofferenze bancarie.
La Direzione dell'Anaao Assomed convocata per domani è chiamata alla massima vigilanza e a proporre alle altre organizzazioni sindacali una serie di iniziative unitarie di mobilitazione, a sostegno del diritto alla salute dei cittadini e del diritto alla contrattazione dei Medici e dei dirigenti sanitari. Ogni cittadino sappia che, se la notizia fosse vera, il prossimo condannato a rinunciare alle cure potrebbe essere lui o un suo familiare.
La legge di stabilità ci dirà la verità, al di là delle notizie di stampa, sul posto che occupa la salute degli italiani nel programma del governo».

Zaia (Regione Veneto): «Se passa l’ennesimo taglio non sarà sostenibilie»
«Se passa questo ennesimo, ripeto ennesimo taglio, non sarà più sostenibile. Dovrò impugnare la penna e chiudere ospedali. Non ci sarà altro da fare. Chi ci ha portato a questo estremo ne risponderà alla gente». Non usa mezze parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia nel commentare la notizia che il Governo starebbe pensando a nuovi tagli alla sanità per un miliardo e mezzo di euro.

«Risparmiare in sanità si può, ma siamo stufi di essere presi in giro da chi spaccia il concetto di taglio con quello di spending review. Revisione della spesa è ben altra cosa: è applicare i costi standard immediatamente, in tutta Italia, dai cerotti alle Tac, ma non si ha il coraggio di farlo; è tagliare davvero dove si spreca e non in tutto il Paese, ma non conviene perché dove si spreca ci sono milioni di voti; è diffondere in maniera coercitiva le buone pratiche che tante Regioni presentano e farle utilizzare da tutti. Niente di tutto ciò si fa, è troppo difficile. Allora si taglia e basta, nello stesso modo dove si spreca e dove no. Allora dove non si spreca bisognerà chiudere ospedali e servizi. Dopo anni di miracoli, almeno da parte del Veneto e di alcune altre Regioni, la soglia sarà superata».

«Nonostante gli allarmi faziosi che circolano - assicura Zaia - la sanità veneta, alla fine della gestione annuale, chiuderà almeno in pareggio, ma è molto probabile che sia l'ultima volta in cui sarà possibile. Stiamo anche tentando da mesi di mandare in porto una riforma amministrativa che ha l'unico scopo di tagliare la spesa della burocrazia e riversare i risparmi sulle cure. Comunque non ci sarebbero più margini. Dal prossimo taglio nazionale si chiude». «Si deve chiudere dunque - conclude Zaia - non c'è altro da fare. E non si cerchino colpe che non ci sono in Veneto e nelle poche altre Regioni virtuose. Si cerchino da chi ha deciso, da anni ormai, che la salute degli italiani non è una priorità».

M5S: «La smentita di Renzi non ci rassicura»
«La legge di Bilancio non c'è ancora e già l'oggetto preferito dei tagli del governo, la sanità, è finita sotto la lente d'ingrandimento. Dubitiamo che l'indiscrezione odierna pubblicata da Repubblica sul taglio da 1,5 miliardi e il braccio di ferro in corso all'interno dell'esecutivo sia infondata. Certamente non ci rassicura la smentita di Renzi dal momento che fino ad ora il presidente del Consiglio ha cercato di spacciare la scure calata sul comparto salute per incremento dei fondi al Ssn: meno 2,3 miliardi sia nel 2015 sia nel 2016. Conoscendo ormai bene le caratteristiche degli attori, temiamo che questo sia solo l'antipasto del solito balletto fatto di dichiarazioni, passi in avanti, indietro e di lato che finisce sempre con il tradursi nel taglio al bancomat delle casse dello Stato: la sanità». Così i deputati del MoVimento 5 Stelle.

«La salute - conclude il M5S - troppo spesso marginalizzata rispetto al dibattito politico (oggi in Italia 11 milioni di italiani rinunciano alle cure), diventa tristemente protagonista nel momento in cui si parla di tagli. Nel frattempo però registriamo come la spesa farmaceutica continui a crescere senza che il governo intervenga per frenarla e porre un limiti ai già cospicui guadagni delle aziende farmaceutiche. Sempre a proposito di tagli e risparmi: ricordiamo ancora una volta che i cittadini stanno ancora aspettando i 7 miliardi di risparmi derivanti dalla digitalizzazione in sanità promessi dal ministro della Salute».


Cittadinanzattiva-Tdm: «Tagli inaccettabili. Effetti immediati sui Lea»
«La possibilità che non siano confermati i due miliardi di euro in più nel 2017 ci preoccupa profondamente, perché metterebbe in discussione diversi aspetti cruciali per la vita dei cittadini. Anzitutto la revisione dei Lea (aggiornamento nomenclatore tariffario, aggiornamento delle malattie croniche e rare esenti dal ticket, solo per fare alcuni esempi) e la loro effettiva implementazione, poiché tra le condizioni poste dalla Regioni c'è proprio la specifica richiesta di riconferma dei 113 miliardi sul 2017, rispetto ai 111 del 2016». Questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadianzattiva in merito alle indiscrezioni di stampa su una possibile ulteriore azione di taglio al Fondo Sanitario Nazionale nel 2017.

«In secondo luogo - ha continuato Aceti - sarebbe a rischio quindi anche il rifinanziamento del fondo per i farmaci innovativi che, come sappiamo, per il 2017 non ha ancora alcuna voce di finanziamento. E ancora, l'intera partita dei contratti del personale sanitario, il rinnovo delle convenzioni dei medici di famiglia e dei pediatri di base. Tutte queste azioni, fondamentali per garantire un migliore accesso alle prestazioni e un più alto livello di salute dei cittadini, potrebbero essere immediatamente messi a rischio da un eventuale taglio al livello di finanziamento previsto nel 2017».

«Un ulteriore effetto - ha quindi concluso Aceti - sarebbe quello di far allungare ancora il periodo di tempo delle Regioni sottoposte a piani di rientro, in particolare per quelle che stanno faticosamente cercando di uscirne. E, ancora, per le Regioni in equilibrio, il chiaro rischio è che entrino invece a far parte di quelle in disavanzo. E l'effetto sui cittadini non potrebbe essere altro che un aumento delle tasse Irpef, aumento dei ticket e la riduzione dell'offerta dei servizi. Per questo siamo contrari e preoccupati di tutto ciò; sarebbe un segnale aggiuntivo di disinvestimento nella sanità pubblica e sulla salute degli italiani».


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