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Mobilità sanitaria, accordo tra le Regioni. La «migrazione sanitaria» muove in totale 4,1 mld nel 2015. Obiettivo 2017: paletti agli erogatori privati schizzati a +11%

di Red.San.

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Il movimento totale della mobilità sanitaria interregionale vale nel 2015 4,1 miliardi, in lieve crescita quindi rispetto ai 4 miliardi del 2014 e soprattutto rispetto ai 3,9 miliardi del 2013. Un andamento «in molti casi non compatibile con le esigenze di certezza dei bilanci regionali». È quanto si legge nella bozza di “Proposta di accordo per la regolazione dei flussi finanziari connessi alla mobilità degli assistiti tra le Regioni per gli anni 2014-2015”, approvata oggi dai presidenti . «È un accordo di solidarietà - ha spiegato il governatore del Veneto, Luca Zaia, lasciando i lavori della Conferenza delle Regioni - I malati che vengono da fuori Regione, vengono con patologie complesse, quindi noi non ci guadagniamo come qualcuno pensa. Non si dica che le Regioni guadagnano o speculano curando i cittadini di altre Regioni».

Quel che è certo è che il Piano nazionale mobilità - come si legge nel documento entrante e come è stato ribadito dal coordinatore degli assessori Antonio Saitta - dovrà superare la dimensione squisitamente finanziaria che ha caratterizzato il tema negli ultimi anni e affrontare in maniera decisa l’appropriatezza dei flussi sanitari migratori, ponendo limiti alla produzione degli erogatori privati sin dal 2017. Per questo motivo abbiamo chiesto a tutte le regioni di simulare gli addebiti, regione per regione, per ciascun settore oggetto di compensazione, sulla base delle regole definite dall'Accordo del 2 luglio 2015. Siamo quindi partiti da una simulazione degli addebiti 2014 e 2015 che ha rappresentato la base dati a cui abbiamo fatto riferimento per superare la situazione di stallo».

Il confronto sull’ultimo triennio - da aggiornare quando saranno disponibili i dati per la Sardegna - mostra per il “pubblico” un -3%, mentre la produzione ascrivibile al privato accreditato mostra un incremento - differente da regione a regione - pari all’11 per cento. La riduzione nel privato che nel 2015 ha totalizzato 1,4 miliardi di crediti (erano 1,29 nel 2013), non potrà comunque superare - si ricorda nel documento - il 50% se si vorrà salvaguardare l’alta complessità come definita dalla legge di Stabilità 2016.

Accolta infine la richiesta della Regione Umbria, pena la mancata sottoscrizione dell’intesa,di considerare il volume finanziario relativo al 2013 pari all’importo liquidato agli erogatori privati. In sede tecnica infatti la regione aveva dichiarato di aver rispettato quanto previsto dalla spending review sull’abbattimento dei tetti degli erogatori privati, in quanto per il 2013 il regime tariffario interno era superiore di circa il 20% rispetto alla TUC. I rappresentanti umbri avevano sottolineato il proprio comportamento virtuoso, che avrebbe portato non a un incremento di attività ma a un decremento del numero dei ricoveri.
“Come avevamo programmato abbiamo raggiunto l'accordo sulla mobilità sanitaria interregionale per gli anni pregressi fino a tutto il 2015. Un fatto molto positivo ed importante”. Lo ha annunciato il presidente della Conferenza delle Regioni. “E' il primo e più importante step – ha spiegato Stefano Bonaccini - nella strutturazione del Piano nazionale sulla mobilità sanitaria. Un tema che può essere affrontato solo se si superano le conflittualità e i tecnicismi che negli ultimi anni hanno “paralizzato” il sistema di regolazione”.

«Per il 2016 - ha proseguito Saitta - proporremo entro ottobre uno schema di riferimento per gli accordi tra regioni, che tenga conto della necessità di regolare in maniera anche analitica i relativi flussi. L’obiettivo è quello di procedere speditamente alla definizione degli accordi entro il 31 dicembre 2016. Ora però, dopo l'accordo raggiunto in Conferenza delle Regioni, occorre avviare – ha concluso Saitta - il percorso per la definizione degli accordi di compensazione della mobilità interregionale in sede di Conferenza Stato-Regioni, secondo quanto previsto dal patto per la Salute 2014-2016».


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