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Giovani e italiani, ecco chi sono i nuovi poveri nella fotografia del Rapporto Caritas

Sono soprattutto gli stranieri a chiedere aiuto ai Centri di Ascolto della Caritas, ma per la prima volta, nel 2015, al Sud la percentuale degli italiani ha superato di gran lunga quella degli immigrati. È la novità più eclatante del Rapporto Caritas sulla povertà 2016. Insieme a un'altra: l'aumento dei giovani indigenti. Il vecchio modello di povertà italiano, che vedeva gli anziani più indigenti, non è infatti più valido: oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all'età, cioè diminuisce all'aumentare di quest'ultima.

Povertà in aumenta con diminuire dell'età
Partendo dagli ultimi dati Istat, che segnalano l'esistenza in Italia di 1 milione e 582 mila famiglie povere per un totale di quasi 4,6 milioni di individui - il numero più alto dal 2005 - il dossier mette in luce l'elemento inedito dell'avanzata dei giovani poveri: 10,2% l'incidenza della povertà assoluta tra i18-34enni, che cala all'8,1% per la fascia 35-44 e così via diminuendo fino al 4% dei over 65. E ciò si spiega col fatto che la persistente crisi del lavoro ha penalizzato e sta ancora penalizzando soprattutto i giovani e giovanissimi in cerca di occupazione e gli adulti rimasti senza impiego.

Al Sud più italiani che stranieri nei centri Caritas
Se a livello nazionale il peso degli stranieri continua a essere maggioritario (57,2%), nel Mezzogiorno gli italiani hanno compiuto il “sorpasso” e sono al 66,6%. Le percentuali sono invertite al Nord, dove gli italiani sono il 34,8% e gli stranieri il 64,5%, e al Centro dove gli italiani sono il 36,2% e gli stranieri il 63,2%. I centri Caritas sono 1.649, dislocati su 173 diocesi. Nel corso del 2015, si legge nel rapporto, le persone incontrate nei centri inclusi nella rilevazione sono state 190.465 (in media circa 115 persone a centro).

Rispetto al genere, il 2015 segna un altro importante cambio di tendenza quanto alle persone assistite; per la prima volta risulta esserci una sostanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza del genere femminile. L'età media delle persone che si sono rivolte ai Centri Caritas è 44 anni. Tra i beneficiari dell'ascolto e dell'accompagnamento prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%); a seguire, la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media superiore (16,5%). I disoccupati e inoccupati insieme rappresentano il 60,8% del totale

Le cause più frequenti di richiesta di aiuto
I bisogni più frequenti che hanno spinto a chiedere aiuto sono perlopiù di ordine materiale: spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%), ma non sono trascurabili anche i problemi abitativi(25,0%) e familiari (13,0%). E sono frequenti le situazioni in cui si cumulano due o più ambiti problematici.

Nel 2015 migranti a quota 7.770 nei centri Caritas
Sono 7.770 i profughi e richiedenti asilo che si sono rivolti ai Centri di ascolto della Caritas nel corso del 2015. Si tratta per lo più di uomini (92,4%), conun'età compresa tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell'Asia centro-meridionale. Queste persone, sottolinea il dossier Caritas, sono spesso analfabeti (26%) o di modesta scolarità (licenza elementare 16,5%, licenza di scuola media inferiore 22,8%). In termini di bisogno prevalgono le situazioni di povertà economica (61,2%), ma è alto anche il disagio abitativo, sperimentato da oltre la metà dei profughi intercettati (55,8%). Tra i profughi è proprio la «mancanza di casa» la necessità più comune; seguono le situazioni di precarietà o inadeguatezza abitativa e di sovraffollamento.

Secondo l'organismo pastorale della Cei, in risposta al forte incremento della povertà assoluta in Italia l'unica strada è quella di un Piano pluriennale di contrasto, che porti all'introduzione di una misura universalistica contro la povertà assoluta. È inoltre urgente attivare politiche del lavoro tese a contrastare la disoccupazione, in particolare quella giovanile e promuovere percorsi di studio e formazione per i giovani.


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