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Banco farmaceutico: «Picco di povertà sanitaria». Sale il bisogno di farmaci (+8,3%), 557mila persone (+37%) non possono acquistare medicinali

di Ro. M.

Per stranieri e anziani riuscire a curarsi è sempre più difficile, mai così tante famiglie hanno avuto difficoltà ad accedere alle terapie necessarie e in generale aumentano in Italia le persone che non possono permettersi di acquistare medinali o pagare il ticket. È la cosiddetta povertà sanitaria. Nel 2016 è infatti cresciuta dell'8,3% la richiesta di medicinali da parte dei 1.663 enti assistenziali (+1,3% rispetto allo scorso anno) sostenuti da Banco Farmaceutico. Le confezioni richieste in occasione dell’ultima Giornata di Raccolta del Farmaco (Grf) - cui ha aderito una farmacia su cinque - sono state pari a 944mila unità. Il raccolto generato dalla Grf, pari a quasi 354mila confezioni, ha consentito di coprire il 37,5% del fabbisogno espresso. A queste, tuttavia, vanno aggiunte 1,2 milioni confezioni raccolte nei primi 8 mesi del 2016 attraverso il sistema delle donazioni aziendali. È quanto emerge dal Rapporto 2016 - Donare per curare: Povertà sanitaria e Donazione Farmaci, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato con il sostegno di IBSA dall'Osservatorio Donazione Farmaci di Banco Farmaceutico e presentato oggi all’Aifa.

In 3 anni, la richiesta di farmaci è salita del 16%, a fronte del costante aumento degli indigenti assistiti: gli utenti complessivi sono cresciuti nel 2016 del 37,4% (nel 2016, gli enti sostenuti da Banco Farmaceutico hanno aiutato oltre 557mila persone, il 12% dei poveri italiani). Gli aumenti maggiori si evidenziano al Nord Ovest (+90%) e al Centro (+84%). La crescita più significativa è tra gli stranieri (+46,7%), i maschi (+49%) e le persone sopra i 65 anni di età (+43,6%).

Le difficoltà non riguardano solo i poveri: oltre 12 milioni di italiani e 5 milioni di famiglie hanno dovuto limitare il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico.

Basti pensare che in Italia si spendono in media 682 euro annui a persona per curarsi, ma per le persone indigenti questa spesa scende a 123 euro.

Una disuguaglianza che parte anche dai bisogni di salute. All'interno della spesa per le cure, le persone povere destinano 72,60 euro all'anno pro capite per comprare farmaci (in media se ne spendono 268,80). Dunque tra gli indigenti quasi 6 euro di spesa su 10 finiscono in farmaci, contro i meno di 4 medi.

«Per curare bisogna conoscere. Rispondere al bisogno di chi soffre nell'indigenza - spiega Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus - implica carità nelle motivazioni e impone efficienza nell'azione. L'Osservatorio Donazione Farmaci, attraverso le sue attività di ricerca quotidiane e, in particolare, con la realizzazione del Rapporto che abbiamo presentato, fornisce a Banco Farmaceutico un importante contributo in termini di approfondimento e consapevolezza: la povertà sanitaria, in Italia, appare nella sua fase più drammatica. Mai tante famiglie sono state costrette a rinunciare alle cure. Avere conoscenza dell'esatta portata del fenomeno ci aiuta a svolgere la nostra mission – raccogliere farmaci da donare ai poveri – nella misura adeguata e con le dovute ragioni».

Un’emergenza innescata dal fenomeno delle nuove povertà. «Le nuove povertà possono rappresentare un ostacolo concreto - sottolinea il presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, Mario Melazzini - all'accesso alle terapie, per questo Aifa condivide con il Banco Farmaceutico una proficua collaborazione al fine di avere un quadro chiaro del fenomeno nel nostro Paese. Il “Rapporto” può costituire un utile strumento di lavoro per tutti i soggetti impegnati a combattere le nuove povertà. Come istituzione siamo chiamati a portare il nostro contributo con una sempre maggiore responsabilità etica e sociale nei confronti delle persone in stato di bisogno e ad intervenire concretamente ovunque vi siano emergenze sanitarie».

Trend in aumento per le farmacie che aderiscono all’iniziativa del Banco Farmceutico.
Nel 2016 hanno aderito alla Giornata di Raccolta del Farmaco 3.681 farmacie. Sono dunque cresciute del 10% in tre anni, anche se nell'ultimo anno se ne sono aggiunte solo 16: in ogni caso aderisce una farmacia su cinque. Resta prevalente la presenza di farmacie del Nord Italia, che da sole coprono circa i 2/3 del totale degli aderenti.

Il Rapporto 2016 si è avvalso del contributo del comitato scientifico composto da Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute Cei, Acli, Associazione Medicina e Persona, Unitalsi, Caritas Italiana.

La domanda di farmaci tra i migranti
Per la prima volta viene presentato uno studio sulla dispensazione dei farmaci
a un campione di oltre 9.000 migranti (tra cui quasi 1.000 bambini), per
comprenderne le principali patologie. In particolare nei bambini under 11 figli di migranti le affezioni respiratorie sono le patologie più frequenti: si conferma il ruolo chiave delle condizioni sociali, economiche e abitative disagiate con l'incidenza di tali affezioni. Seguono
le malattie cutanee e oculari e i disturbi gastroenterici (questi ultimi sono i più diffusi tra i 12 e i 14 anni). Il 60% delle prescrizioni di medicinali per gli immigrati adulti è costituito dai farmaci utilizzati nella terapia delle malattie croniche. In particolare le malattie cardiovascolari croniche e quelle endocrino metaboliche sono i principali
problemi di salute degli immigrati. Dunque le condizioni di salute della popolazione
migrante sembrano assomigliare a quelle della popolazione italiana.
Ci sono però differenze tra i vari gruppi etnici: gli asiatici necessitano maggiormente
di antidiabetici, tra gli est europei invece prevalgono gli antitrombotici.
La prescrizione di ansiolitici riguarda soprattutto gli uomini, mentre alle donne
vengono maggiormente prescritti farmaci antidepressivi.

Le donazioni aziendali
Si conferma il canale più significativo dal punto di vista del raccolto: nei primi
otto mesi sono state donate oltre 800mila confezioni, per un controvalore in
termini monetari di oltre 6 milioni di euro. Resta molto vario il mix delle classi di farmaco donate e distribuite, ma cresce moltissimo il peso dei farmaci rimborsabili (erano il 16,5% nel 2015, mentre nei primi otto mesi del 2016 sono saliti a oltre il 41%), mentre restano molto alti i farmaci non rimborsabili (46% contro il 52,7 del 2015). Di conseguenza si
assottiglia significativamente il contributo di integratori alimentari e presidii
medico chirurgici. I farmaci ricevuti dalle aziende vengono in gran parte (oltre il 70%) indirizzati a grandi enti che lavorano in aree del terzo e quarto mondo, o in aree segnate
dalle guerre.


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