Dal governo

Commissariamenti: caso De Luca- Oliverio, si riparte da qui

di Ettore Jorio (Università della Calabria)

Quando si dice che la politica non lavora che per se stessa ci si indovina di sicuro. Un'attestazione di questo tipo la si ricava specie nell'occasione di approvazioni delle leggi finanziarie di un tempo, divenute poi di stabilità e oggi legge unica di bilancio. È, infatti, d'uso perenne che ogni rappresentante più o meno bisognoso di rafforzare la posizione di potere ficca nel sacco degli emendamenti il proprio biglietto della lotteria. Accade pertanto che viene interdetto l'esercizio ai presidenti di Regione di commissario ad acta per curare la propria sanità disastrata (legge di stabilità 2015) per poi essere cancellato con un colpo di spugna così come sta accadendo con l'approvazione in Commissione bilancio della Camera dell'emendamento alla legge di bilancio 2017 riformulato dal deputato Pd Michele Guerra, che ha «aggiustato» quello d'iniziativa della collega campana Tartaglione, approvato con 18 voti favorevoli e 12 contrari.

A mente di quanto condiviso, sarà possibile (a intervenuto perfezionamento legislativo) cancellare l'incompatibilità dell'affidamento o la prosecuzione da parte dei Governatori di qualsiasi incarico istituzionale presso la propria Regione soggetta a commissariamento. Un modo, quello proposto, per «risolvere» le occupazioni gestorie, vissute ad oggi dai presidenti della Regione Campania e della Calabria ad opera dei sostituti del Governo, in materia di gestione della salute, che tante diminutio ha causato ai medesimi in termini di esercizio del relativo potere.

Quanto alla positività o meno dell'evento, il ragionamento appare per nulla semplice:
- se, da una parte, è comprensibile lamentare la perdita di quel motivato entusiasmo pronunciato alla vigilia (fine 2014) dell’introdotta incompatibilità della doppia veste di Governatore e Commissario ad acta, maturata sulla base della evidente stranezza di impedire di far curare la malattia a chi l'avesse spesso direttamente causata con una sua gestione quantomeno impropria;
- dall'altra, è giustificato nutrire aspettative diverse rispetto alle gestioni commissariali, «assistite» da inutili e costosissimi advisor e dall'Agenas, altrettanto inutile se non dannosa, atteso che ha co-prodotto inenarrabili riordini ospedalieri. Riordini decisi (Calabria docet), spesso violando precetti costituzionali, senza tenere conto del fabbisogno epidemiologico ma anche delle catene montuose ivi esistenti e delle reti stradali, vicine alle mulattiere di un tempo, che hanno tagliato le maglie della rete assistenziale della spedalità in grandezze tali da uccidere piuttosto che assicurare le giuste cure ai cittadini.

Certo è che ai presidenti Vincenzo De Luca e Mario Oliverio verrà data l'occasione per misurarsi direttamente con le problematiche lamentate e non risolte dai commissari governativi. Nel loro da farsi saranno esaminati dalla società civile, offesa sin d'ora dalla negazione della esigibilità del diritto alla salute, e dal Governo che ha posto adempimenti continuativi e periodici. Tra tutti le verifiche semestrali, a seguito della quali, in manifesto difetto di «funzionamento» gestorio, saranno degradati e (ri)posti sotto l'egida degli uomini di Stato.


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