Dal governo

Caro Babbo Natale, il Ssn ti scrive… (un anno dopo)

di Nino Cartabellotta (presidente Fondazione Gimbe)

Caro Babbo Natale,
anche quest'anno è arrivato il momento di prendere in mano la penna per mettere nero su bianco i miei desideri che solo tu puoi esaudire. Mi preme subito informarti che da un paio di settimane la situazione qui è improvvisamente precipitata e, nonostante il Capo dello Stato sia riuscito in fretta a ricomporre le fila, regna una grande incertezza sul mio destino con la gerla dei 113 miliardi di spesa pubblica che mi porto dietro. Dopo aver spulciato la Legge di Bilancio 2017 e monitorato l'avanzamento di tutti i provvedimenti che mi riguardano, esprimo subito il primo dei miei due desideri: vorrei che “quelli che verranno” non gettino alle ortiche, come da tradizione italica, quanto fatto in questi anni per sostenermi.
Certo lo scenario attuale non è affatto entusiasmante: negli ultimi 1.000 giorni non mi sono mai sentito al centro dei pensieri di un Governo che mi ha dedicato poche attenzioni (e risorse); senza contare che la fibrillazione da referendum degli ultimi mesi ha generato mostri di cui sarà difficile sbarazzarsi, come il ripristino del Commissario-Presidente, controllore di sé stesso nelle Regioni in Piano di rientro. Al tempo stesso, per onestà intellettuale, devo ammettere che sotto il Governo Renzi sono state sagomate numerose tessere del puzzle della mia sopravvivenza: dal Piano Nazionale per la Prevenzione 2014-2018 al Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2016-2018, dagli interventi del Patto Salute 2014-2016 (nuovi LEA, Piano Nazionale Cronicità, DM 70/2015 per la riorganizzazione delle reti ospedaliere, Patto per la Sanità Digitale e Fascicolo Sanitario Elettronico, Nuovo Sistema di Garanzia per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria) ai Piani di rientro degli ospedali, sino all'insediamento della Commissione nazionale Lea e Appropriatezza.

La dote finanziaria
Purtroppo adesso le tessere sono tutte sparpagliate sul tavolo e lì rischiano di rimanere chissà per quanto tempo, se non addirittura di essere abbandonate per sempre.
Riguardo il vil danaro, dopo anni di tagli e “mancati aumenti”, finalmente la Legge di Bilancio 2017 mi porta in dote 2 miliardi in più: però (c'è sempre un però…) leggendo attentamente mi accorgo che i fondi sono quasi tutti vincolati a farmaci innovativi, vaccini, stabilizzazione dei precari e rinnovi contrattuali. Inoltre, rispetto all'accordo siglato con le Regioni lo scorso 11 febbraio, il Governo ha semplicemente anticipato al 2017 un miliardo già previsto per il 2018. Riassumendo quindi per il mio sostentamento posso contare su 113 miliardi per il 2017, 114 per il 2018 e 115 per il 2019: pochi e incerti, visto che per il prossimo triennio non si escludono nuovi tagli sino a 480 milioni/anno.

La sostenibilità dei nuovi LEA
I nuovi LEA, presentati dal Ministro Lorenzin nell'ormai lontano febbraio 2015, fanno passi avanti ma non sono ancora legge dello Stato e a mezzanotte dello scorso 4 dicembre ho avuto un déjà vu: un inquietante horror già visto nel 2008 quando, dopo la caduta del Governo Prodi, il testo sui nuovi LEA non venne bollinato dal MEF del subentrato Governo Berlusconi per mancata copertura finanziaria! Intanto, con l'anno che volge al termine, gli 800 milioni accantonati per i nuovi LEA potrebbero non essere più utilizzabili dalle Regioni, vista la pachidermica agilità con cui le Istituzioni hanno (volutamente?) tenuto in ostaggio il provvedimento. Infine, ho fondati timori che i nuovi LEA non siano affatto sostenibili, perché per la bramosia di ampliare oltre ogni limite il consenso professionale e sociale sono state incluse troppe prestazioni, tra cui molte di efficacia dubbia o addirittura non provata.

Le leggi impantanate in Parlamento
Troppe leggi che mi riguardano, poi, si trovano impantanate in vari meandri della palude parlamentare da cui faticheranno a uscire indenni: dalla legge sulla responsabilità professionale al Ddl omnibus Lorenzin, dall'istituzione del registro nazionale e regionale dei tumori al consenso informato e dichiarazione anticipata di volontà nei trattamenti sanitari, dal ricambio generazionale nelle professioni sanitarie all'esercizio abusivo delle professioni sanitarie, dalle norme sulla fecondazione assistita a quelle in materia di eutanasia, dal Ddl Concorrenza con la norma per l'ingresso dei capitali in farmacia alla riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione fresca di bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Per non parlare del rinnovo delle convenzioni e dei contratti, che come al solito non vedono compatto il fronte dei medici rispetto alle bozze di accordi e investimenti, e anche per questo subiranno ulteriori ritardi.

Le poltrone da assegnare
E ancora, rimangono vuote due poltrone che influenzano non poco il mio stato di salute: la direzione del Dipartimento della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute e la presidenza dell'AIFA. Spero proprio che per decidere chi le occuperà si dia spazio a competenze e trasparenza, piuttosto che a logiche partitiche molto nocive al mio benessere.
Per finire, il Patto per la Salute 2014-2016 resta in larga parte incompiuto e si avvia alla scadenza circondato da uno sconcertante silenzio: visto che tornerà al centro della scena solo dopo le prossime elezioni, sono molto preoccupato perché ci aspetta un lungo periodo senza un documento programmatico sul mio destino condiviso tra Stato e Regioni, che nel frattempo continueranno a legiferare su di me in maniera concorrente.

Titolo V e diseguaglianze regionali
A proposito… non avevo la certezza assoluta che il nuovo articolo 117 della Costituzione avrebbe ridotto le diseguaglianze regionali che oggi garantiscono il diritto alla tutela della salute secondo il CAP di residenza, ma visto che il popolo è sovrano devo rassegnarmi al fatto che ai cittadini italiani in fondo il Titolo V piace così. Ormai non mi stupisco più nemmeno di quelli delle Regioni del Centro-Sud, che con una buona dose di masochismo si accontentano di servizi sanitari peggiori, di pagare più imposte per sanare i disastri della malapolitica e di mettere mano al portafoglio per andare a curarsi al Nord quando ne hanno bisogno! D'altronde, se la cartina geografica dell'adempimento ai LEA per molti indicatori coincide con quella dell'Italia risorgimentale e con quella del referendum del 2 giugno 1946, il plebiscito del 4 dicembre da Roma in giù… ha radici molto lontane.
Caro Babbo Natale, vorrei spiegarti tante altre cose che influenzano il mio cagionevole stato di salute, ma mi rimane solo lo spazio per esprimere il mio desiderio più grande: come proposto da un'organizzazione indipendente che mi ha definito “la più grande conquista sociale dei cittadini italiani”, vorrei tanto un preciso programma politico per la mia sopravvivenza. Peccato che, per l'ennesima volta, nel discorso di insediamento del nuovo Premier non ho sentito pronunciare le parole “sanità” - come se io non esistessi più - e “salute”, di fatto il bene più prezioso delle persone.


© RIPRODUZIONE RISERVATA