Dal governo

Le Regioni ordinarie coprono le «speciali»

di Roberto Turno (dal Sole 24 Ore di oggi)

Arriva una nuova tegola per il finanziamento della sanità. Le Regioni ordinarie si devono accollare ben 422 milioni che le speciali si sono rifiutate di pagare, relativamente alla loro quota sui quasi 4 miliardi complessivi (3,98 per l'esattezza) in qualità di «contributo alla finanza pubblica», ereditati dalla legge di Stabilità per il 2016. Ieri infatti, dopo un frenetico stop and go di rinvii e poi di ripresa del confronto, c'è stata un'intesa tra le Regioni ordinarie e il Governo, con il no di Friuli Venezia Giulia e Sardegna. E con la clausola e la promessa di Palazzo Chigi che comunque il colpo sarà in qualche modo attutito da interventi ad hoc per favorire gli investimenti. Ma intanto il taglio da quasi 4 miliardi va in porto, anche perché l'Economia, sotto l'assedio dell'Europa ai conti pubblici italiani, non poteva permettersi di dilazionare ancora un accordo la cui scadenza sulla carta era prevista per fine gennaio.
Arriva invece, l'intesa con le Regioni ordinarie, nove giorni dopo la scadenza. Comunque in tempo utile per dispiegare i sui effetti. La spalmatura della somma dovrebbe colpire in maniera percentualmente molto elevata proprio la sanità, con una riduzione perciò del Fondo da 113 miliardi per il 2017, che già è ipotecato per 2 miliardi dalle somme vincolate per farmaci oncologici e innovativi, Lea, vaccini, contratti assunzioni di precari.
Il nuovo taglio, secondo le indiscrezioni trapelate, colpirà, ma in misura assai minore, anche il trasporto pubblico locale e i servizi sociali, altri due settori in forte difficoltà, sia da un punto di vista finanziario che da quello dell'accessibilità sociale. Insomma, a soffrire saranno proprio i servizi più in crisi e più attesi dagli italiani. L'unico aspetto parzialmente (e apparentemente) positivo per la sanità e per le Regioni, è che a questo punto potrà partire la volata decisiva il riparto del Fondo sanitario 2017. Ovviamente con il taglio che risulterà dall'intesa di ieri. In una situazione politica non esattamente facile e già con la pressione delle forze sociali: «I tagli alla sanità vanno evitati, Lorenzin intervenga», ha dichiarato ieri la Cgil.
L'opposizione di Regioni e province a statuto speciale è legato al fatto che non ritengono di dover pagare la loro parte del taglio totale da quasi 4 miliardi previsto dalla manovra per il 2016, con decorrenza da quest'anno. Una posizione, quella delle “speciali”, che è al vaglio della Corte costituzionale. E che sarà affrontata col Governo in un altro momento in tavoli separati.
Ma la partita non finisce qui e soltanto per quest'anno. Sempre dalla manovra 2016 potranno arrivare a tappe altre richieste pressanti da parte del Governo di circostanza, sempre come «contributo alla finanza pubblica», che per le Regioni valgono altri 5,48 miliardi di tagli nel 2018 e nel 2019. Un salasso a futura memoria che promette però di creare seri imbarazzi già a medio termine, quanto meno con la legge di Bilancio 2018.


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