Dal governo

Conti pubblici, la Ue: Niente «sconti» sulla correzione da 0,2%

di Marco Rogari e Gianni Trovati (da Il Sole-24 Ore di oggi)

La crescita del Pil italiano certificata da Istat e Ocse non produce nessuno “sconto” sull'aggiustamento da 3,4 miliardi chiesto dalla commissione europea per i nostri conti 2017.
La conferma degli ultimi sviluppi nel confronto fra Roma e Bruxelles arriva direttamente da fonti della commissione Ue, che tra l'altro giudicano «volatili» i dati trimestrali del Pil (sono quelli appena diffusi dall'Istat, che invece pubblicherà a inizio marzo il consuntivo definitivo sulla crescita dello scorso anno). Non va dimenticato, poi, che i calcoli comunitari non si esercitano sul Pil reale, ma su quello potenziale sul quale la crescita effettiva dell'anno prima avrebbe un effetto trascinamento comunque molto limitato.
I confini della battaglia sui decimali, insomma, restano inalterati e impongono di trovare 3,4 miliardi entro aprile, presumibilmente con un intervento in due tempi che deve però fare i conti con la tensione politica scatenata nel Pd dalla querelle sulle accise. Querelle, va detto, che non si è chiusa del tutto, perché il mix degli interventi scritto dal governo nelle due lettere inviate a Bruxelles (3/4 di correzione basata sulle entrate, e 1/4 sulle uscite) resta confermato. Come si fa a tradurlo in pratica?

Le prossime mosse
Accanto allo split payment, cioè l'estensione della «scissione contabile» dell'Iva anche ai rapporti commerciali con le società pubbliche oltre che a quelli con la Pa in senso stretto, è in corso il confronto tecnico con l'Europa, e anche in caso di via libera è difficile mettere a bilancio oltre un miliardo di euro da questa misura. Altrettanto complicato è superare l'obiettivo di 800 milioni nei tagli delle spese ministeriali e dei crediti d'imposta settoriali, per cui resta sul campo un'incognita da 1,5 miliardi.
Per coprire questo tratto di strada, i tecnici del Mef stanno studiando possibili operazioni sulle vincite dei concorsi pubblici per attenuare di qualche centinaio di milioni l'intervento sulle accise: che, se il puzzle riesce a comporsi così, potrebbe limitarsi alle tasse su alcolici e tabacchi, evitando quelle politicamente più sensibili sulla benzina.


© RIPRODUZIONE RISERVATA