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Beni e servizi, la sanità vale il 38,5% della spesa per consumi intermedi della Pa. Ecco il focus Upb 1995-2015

di Lucilla Vazza

Vale 91 miliardi, ossia il 5,4 per cento del Pil, la spesa per consumi intermedi delle Pubbliche amministrazioni e la cifra in vent’anni è cresciuta costantemente. E di questa la sanità costituisce la fetta più grossa, il 35,8 per cento del totale (era il 22,3 per cento nel 1995). Sono i dati contenuti nel ponderoso focus presentato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio che analizza vent’anni di spesa per i consumi intermedi, ossia il peso economico dei beni e servizi che entrano nel processo di produzione delle pubbliche amministrazioni.

Dal 1995 al 2008 l’aumento della spesa ha galoppato al ritmo del 4,8 per cento medio annuo, pari a circa 38 miliardi. Dal 2009 al 2016 la crescita è rallentata all’1,2 per cento medio annuo, che ammonta a 8,5 miliardi.

Le amministrazioni locali e cioè Regioni, Province, Comuni e gli enti sanitari locali sono i principali acquirenti. Nei passati vent'anni la spesa per Beni e servizi ha registrato una crescita costante, per effetto dell'espansione della spesa sanitaria, di quella per la gestione dei rifiuti e anche in conseguenza del conferimento di nuove funzioni a Regioni e Comuni. Nell'ambito dei beni sono state ricavate le voci relative a farmaci ed emoderivati (32 per cento della spesa complessiva nel 2015, circa 10,2 miliardi) e dispositivi medici (18 per cento della spesa, 5,8 miliardi); tra i servizi, si riporta l'andamento di manutenzioni e godimento di beni di terzi (che insieme rappresentano il 10 per cento della spesa, circa 3,1 miliardi) e servizi appaltati (15 per cento, 4,9 miliardi). Complessivamente si tratta di circa tre quarti della spesa.
L’aumento degli acquisti di beni è legato soprattutto alla crescita della spesa per prodotti farmaceutici ed emoderivati (nonché dietetici fino al 2007), il cui incremento annuale, superiore al 15 per cento nei primissimi anni, si riduce al di sotto del 10 per cento solo a partire dal 2010, per risalire sopra il 15 per cento nell'ultimo anno.

L’Upb ricorda che questo andamento è in parte dovuto al fatto che nei Servizi sanitari regionali l'acquisizione di farmaci attraverso le farmacie convenzionate è stata in parte progressivamente sostituita con l'acquisto diretto attraverso le strutture sanitarie oppure attraverso le farmacie tramite specifici accordi (distribuzione diretta e per conto) Tuttavia, la spesa è stata anche sospinta dall'introduzione di farmaci innovativi (che nel 2015 ha impattato fortemente sulla distribuzione diretta, per l'introduzione di prodotti per la cura dell'epatite C).
Meno veloce appare la crescita della spesa per dispositivi medici - e prodotti chimici fino al 2011 - che comunque rallenta fortemente dopo i primi due anni. Tra il 2013 e il 2015 la serie relativa ai dispositivi, al netto dei prodotti chimici, presenta un tasso di crescita in riduzione dal 4,8 allo 0,8 per cento. Nell'ambito dei servizi, quelli appaltati e l'insieme di manutenzioni e godimento beni di terzi mostrano un tasso di crescita molto forte nel primo biennio dopo il 2003 e un incremento di circa il 45 per cento tra il 2003 e il 2008, ma poi tendenzialmente rallentano, soprattutto i primi; per gli appalti si rilevano una stabilizzazione nel 2013 e tassi di crescita negativi nell'ultimo biennio.

Spending&Co.
Dal 2009, grazie alle politiche di spending review e di generale razionalizzazione degli acquisti pubblici, la spesa cala pur senza raggiungere pienamente l'efficacia prevista. Su queste azioni correttive ha pesato l'intensità e urgenza del percorso di consolidamento attuato a partire dal 2011 in connessione con la crisi dei debiti sovrani. Per il controllo futuro della spesa, scrive l’Upb«sembrerebbe esserci spazio per il contenimento dei prezzi di acquisto e, soprattutto, per il progressivo superamento dei tagli lineari, individuando meglio i fabbisogni delle amministrazioni».

Nel dibattito sull'attività della Consip sono emersi alcuni punti critici
Nelle indagini annuali MEF/Istat sugli acquisti della Pa, sono stati rilevati anche prezzi migliori ottenuti al di fuori delle convenzioni della Consip, specie per le Amministrazioni locali. I costi complessivi delle operazioni di acquisto centralizzate potrebbero risultare meno convenienti di quanto appare dai prezzi unitari rilevati per la presenza di oneri accessori. Per alcuni servizi non valgono le economie di scala, che giustificano l'aggregazione della domanda in acquisti centralizzati. Dato il contesto economico del Paese, l’Upb indica che «sarebbe opportuno mantenere, anche nell'ottica di una maggiore concorrenza, un adeguato accesso al mercato delle piccole e medie imprese».


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