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Rapporto Cedap sulle nascite: cesarei fino al 53,6%. Pma in quasi 2 casi su 100

di Red.San.

Sul ricorso al taglio cesareo l’Italia è sempre da cartellino rosso: l’ultimo rapporto Cedap (Certificato di assistenza al parto) pubblicato dal ministero della Salute (dati 2014) evidenzia un «ricorso eccessivo», pari in media al 35% dei casi ma con punte del 53,6% nelle case di cura private accreditate, contro il 32,6% negli ospedali pubblici. Un fenomeno più frequente tra le donne italiane: il 36,8% contro il 28% delle partorienti straniere.
Ma il Rapporto Cedap fotografa anche un altro aspetto interessante delle nascite: i ricorso alla procreazione medicalmente assistita (pma), effettuato in media in 1,7 gravidanze su 100. La tecnica più utilizzata? La Fivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), seguita da “Csi” o fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma.

La fotografia scattata dall’Ufficio di statistica del ministero della Salute mostra che l’88,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici ed equiparati, l’11,2% nelle cliniche private e solo lo 0,1% altrove. Il 62,5% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 179 ospedali che rappresentano il 34,9% dei punti nascita totali. Resta però uno “zoccolo duro” di punti nascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri e perciò da chiudere: qui ancora nel 2014 avveniva il 7,5% delle nascite.

L’identikit delle madri. Il 20% è di cittadinanza non italiana, fenomeno più diffuso (25%) al Centro Nord e in particolare in Emilia Romagna e Lombardia, dove il 30% delle mamme sono straniere. L’età media della puerpera è di 32,7 anni per le italiane e di 29,9 anni per le straniere, che partoriscono il primo figlio in media a 28,2 anni. Il livello di scolarità è medio-alto per il 43,7% delle madri italiane; è medio-basso nel 47,5% delle straniere. Le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alle donne con scolatità più alta. Quanto allo status professionale, il 56,2% delle madri è occupata, il 29,7% sono casalinghe e l’11,9% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 52,8% è casalinga, mentre il 63,1% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.


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